Dopo il Covid19 ecco un altro virus. C’è davvero da preoccuparsi?
Di recente è stata diffusa la notizia di una nuova tipologia di virus noto come vaiolo delle scimmie.
Sono trascorsi circa tre anni dall’identificazione di quello che è stato il Coronavirus. Quelle notizie, immagini e i numerosi decessi ritornano nelle nostre menti come residui di una parentesi nel tempo.
Ciò che è rimasto nitido è lo strascico d’angoscia, d’ansia, che non si può toccare, né immaginare, se non rivivere.
Permane una morale, un messaggio scolpito in ognuno di noi.
Le risposte generali sono state molteplici: la popolazione risponde in parte spaventata, in parte stanca, altre volte è frequente una vera e propria indifferenza.
Cos’è il vaiolo, in particolare il vaiolo delle scimmie
Spesso confuso con la varicella, il vaiolo umano era una malattia contagiosa virale che porta alla morte nel 30% dei casi. Nonostante non si sia verificato dalla fine degli anni Novanta, nel corso dei primi mesi del 2022 si è tornato a parlare di vaiolo delle scimmie (Poxvirus).
Questa tipologia di virus si trova prevalentemente nei Paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale ed è definita in questo modo perché fu scoperta nelle scimmie da laboratorio nel 1958.
Quest’anno, all’ospedale Spallanzani di Roma è stato isolato il primo caso in Italia di infezione da Monkeypox virus (MPXV) in un uomo rientrato da un viaggio dalle Isole Canarie.
Per il vaiolo umano l’uomo rappresentava l’unico ospite e si trasmetteva per via aerea (goccioline), dopo di che, l’MPXV è diventato più patogeno (l’ortopoxvirus) ed endemico nelle regioni più boscose dell’Africa centrale, nonché in alcune parti dell’Africa occidentale.
Nel caso del vaiolo delle scimmie la trasmissione all’uomo avviene occasionalmente, per esposizione a serbatoi animali (trasmissione zoonotica).
Vaiolo delle scimmie: i sintomi
Nell’uomo si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste.
La malattia generalmente si risolve in 2-4 settimane con adeguato riposo e senza terapie . Fino a questo momento la maggior parte dei casi ha avuto sintomi lievi con un decorso benigno . Tuttavia, il vaiolo delle scimmie può causare una malattia più grave soprattutto in alcuni gruppi di popolazione particolarmente fragili quali bambini, donne in gravidanza e persone immunosoppresse.
Il vaccino contro il vaiolo mi protegge? Mi devo vaccinare?
Il vaiolo umano non si è verificato dal 1977, per via della vaccinazione su scala mondiale. Così, nel 1980, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato la sospensione della pratica routinaria della vaccinazione anti-vaiolosa (in Italia 1981).
Inoltre, dato che l’uomo rappresentava l’unico ospite naturale del virus del vaiolo e poiché il virus non poteva sopravvivere più di 2 giorni nell’ambiente, l’OMS ha dichiarato eradicata l’infezione naturale.
Ad oggi è possibile che le persone che sono state vaccinate contro il vaiolo siano a minor rischio di infezione. Di conseguenza, i nati dopo il 1981, quelli che non sono stati vaccinati, risulterebbero essere più a rischio.
Nell’attuale contesto epidemiologico non è raccomandata la vaccinazione per la popolazione generale. La vaccinazione può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari. (cfr. circolare Ministero salute del 25/05/2022).
Casi da vaiolo delle scimmie: situazione attuale
Sono posti qui due aggiornamenti. A Maggio 2022 i casi registrati tra Europa, Stati Uniti erano pochi mentre domenica 22 sono stati confermati 92 casi e 28 sospetti.
Nel mese di Luglio, invece, l’OMS ha dichiarato il vaiolo delle scimmie “emergenza di salute pubblica internazionale”. E’ evidente un’evoluzione non indifferente della diffusione del virus, quale ha portato ad allarmismi e sbagliate informazioni.
Postumi dalla pandemia risulta quasi normale questa prerogativa generale, ma occorrerebbe sempre fare chiarezza e non diffondere informazioni sbagliate.
Ma a seguito di ogni esperienza negativa, dev’esserci del riscontro positivo: l’esperienza insegna sempre. Infatti, oggi per fronteggiare la situazione gli esperti hanno già previsto l’attivazione di centri sentinella in tutto il territorio nazionale. In questo modo la diffusione del virus può essere tenuta sotto controllo in tutte le regioni italiane. Allo stesso tempo, sia l’Istituto Superiore della Sanità che il Ministero della Salute hanno attivato delle unità operative altamente performanti (task force) per monitorare l’evoluzione della situazione e quindi poter intervenire tempestivamente in caso di necessità o in caso di insorgenza di un eventuale focolaio.
Occorre sottolineare una netta divergenza con quanto avvenuto durante il 2020, in cui regnava un’abissale confusione. Oggi siamo in presenza di un costante monitoraggio, che risulta essere una vera a propria innovazione, se non un’arma di non poco conto. Fortunatamente nulla è più lasciato al caso e quella sorta di superficialità è stata abbandonata, promuovendo sistemi innovativi in ambito scientifico e sanitario. Ciò deve rasserenarci, almeno un po’.
- Sitografia:
- https://blog.ihy-ihealthyou.com/vaiolo-delle-scimmie-in-italia
- https://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/3f4alMwzN1Z7/content/id/7088913
Claudia Coccia
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