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A giugno i cittadini europei sono stati chiamati per eleggere i nuovi rappresentanti del Parlamento europeo, ma avete mai pensato alle difficoltà linguistiche di una assemblea composta da persone provenienti da diversi stati?

Il motto dell’Unione Europea è “United in diversity”, sta a significare che attraverso questa istituzione gli europei sono uniti in un lavoro comunitario in favore della pace e del benessere del continente e che le molte differenti culture, lingue e tradizioni presenti in Europa sono un valore aggiunto. Rispetto per l’individuo, apertura alla multiculturalità, tolleranza, rispetto per la diversità linguistica sono valori essenziali dell’essere europeo. A tutela di ciò è stato firmato un trattato a Lisbona nel dicembre del 2007 in cui si sottoscrive che l’UE si impegna a rispettare la sua ricca diversità culturale e linguistica.

Nell’attuale Europa ci sono 27 stati, 3 alfabeti e 23 lingue ufficiali e circa 60 altre lingue parlate in particolari regioni o da specifici gruppi, l’Italia appare al primo posto per numero di lingue minoritarie al proprio interno. Per la comunicazione il Parlamento europeo si avvale di traduttori ma se la lingua utilizzata in un intervento non è fra quelle conosciute dall’interprete, si è obbligati a contattare la cabina di un altro, ciò comporta che se tutti hanno il diritto di esprimere i concetti nella loro lingua madre, non godono di quello di poter ascoltare gli altri nelle lingue “meno importanti”. Per ovviare a questa disparità si è pensato di trovare un linguaggio comune che non fosse l’inglese perché avrebbe significato la supremazia di una lingua e di una nazione sulle altre.

La lingua proposta è stata l’esperanto o lingua internacia (internazionale). Si tratta di una lingua pianificata, dunque artificiale, sviluppata da Zamenhof, linguista e medico polacco. L’idea del suo inventore era quella di creare una seconda lingua semplice ma espressiva che potesse appartenere all’umanità e non a un solo popolo, e di tutelare al contempo le lingue minori altrimenti condannate all’estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti. Le regole della grammatica sono semplici e non prevedono eccezioni. I vocaboli derivano da idiomi preesistenti come il latino, giapponese, lingue romanze, germaniche e slave. È stato dimostrato che i ragazzi apprendono più facilmente e velocemente l’esperanto rispetto ad una lingua straniera.

Tuttavia questa è rimasta solamente una proposta per il Parlamento europeo, si continua a preferire il multilinguismo per una questione di trasparenza.

Alessandra Cau

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