Woodstock: gli albori del rock
“Le linee della battaglia sono state già tracciate
niente può essere giusto se ogni cosa è sbagliata
I giovani fanno parlare le loro menti
facendo crescere la loro resistenza da dentro“(Stephen Stills)
Woodstock: un festival per i giovani
Iconiche le parole del brano For What It’s Worth dei Buffalo Springfield, band che nell’anno del Festival in questione già si era sciolta; parole che, tuttavia, risuonano come un mantra per descriver quello che fu, con ogni probabilità, l’evento più gettonato e ricordato della storia della musica.
Non si può parlare del concetto stesso di musica se non si conosce quello che fu un evento di dimensioni bibliche, un evento che ci permette di scattare una fotografia della società nel momento evolutivo più dinamico e radicale. Woodstock fu questo e molto altro: dall’acmé di un lungo processo che portò alla liberalizzazione dei costumi al momento più o meno splendente dei vari artisti che ne presero parte. In senso filosofico, qui il concetto di musica che unisce e rende liberi si è fatto suono ed ha sprigionato tutta la sua potenza.
Ma procediamo con ordine…
L’apertura delle danze
Il 15 agosto del 1969, a Bethel, si è tenuta la serata d’apertura della Fiera della musica e delle arti di Woodstock, passata alla storia semplicemente come festival di Woodstock.
È necessario soffermarsi sulla prima serata che ebbe inizio alle 17:07 di venerdì 15 agosto 1969.
L’apertura del grandioso evento è stata destinata a Richie Havens, che si è esibito per circa due ore con un repertorio che ha intrattenuto il pubblico per un paio d’ore.
La canzone di chiusura della sua esibizione, Freedom, si ripetè al punto di dire continuamente “freedom” sulla base musicale. La peculiarità di questa canzone consiste nel fatto che si creò lì, sul momento, poiché la vasta platea chiedeva a gran voce l’ennesima esibizione da parte del cantante, che fu il primo ad affrontare e intrattenere i 500mila partecipanti.
Il successo di questa canzone si deve al rapporto empatico che l’artista riuscì a creare con il suo pubblico, nonché dell’ineccepibile energia che deriva dal testo – seppure improvvisato – che esprime la forza e la volontà di opporsi alla guerra, in questo caso quella della Vietnam, e di professare un’unica cosa: la pace.
Il messaggio di Havens, inoltre, arriva anche grazie al forsennato ritmo che il cantautore mantenne per tutte le sue esibizioni. Un ritmo che riprendeva un’altra cultura, ossia quella africana: l’uso ossessivo della chitarra e il piede impazzito sul legno del palco.
Le giornate restanti: dal 16 al 18 agosto
Ogni decennio ha il proprio genere musicale, in questo periodo sicuramente fu il nascente rock a farla da padrone, genere a cui contestualmente troviamo affiancata, per la fine degli anni ’60, la cultura hippie, che trova la massima espressione nella manifestazione tenutasi a Bethel nel 1969.
La città di Woodstock era conosciuta e popolare appunto per le sue attività artistiche; il Festival è considerato il weekend più famoso della storia della musica , che coinvolse quasi un milione di persone.
Nelle giornate che succedettero il 15 agosto sul palco si esibirono artisti del calibro di Joe Cocker, un esordiente Carlos Santana , Crosby Stills Nash & Young , fino all’esibizione storica degli Who alle cinque del mattino, e molti altri ancora.
Sebbene elencarle tutte sia impossibile, è bene menzionare l’ultima esibizione del Festival, svoltasi nella giornata del 18 agosto: quella di Jimi Hendrix, forse il più grande chitarrista mai esistito, scomparso solo un anno dopo l’evento, evento che contribuì sicuramente a renderlo una leggenda.
Ci furono, tuttavia, anche molti artisti che rifiutarono di prendervi parte, anche perché inizialmente non avendo immaginato un così grande successo gli organizzatori offrivano non molto, almeno prima degli incassi, oppure non erano pronti a stare alle loro condizioni ,come ad esempio i Beatles , che rifiutarono di partecipare perché non furono accontentati nella proposta di far suonare con loro la Plastic Ono Band oppure i Rolling Stones , provati ancora per la perdita del chitarrista Brian Jones.
Woodstock diventa un film, e a riprendere le scene dell’evento è proprio un esordiente Martin Scorsese.
In conclusione…
Le note sulla chitarra mancina di Jimi Hendrix chiusero un concerto il 18 agosto di quel caldo 1969, ma non si chiuse solo un concerto, si chiuse un’intera epoca. Nulla fu più come prima.
Qualcuno potrebbe essere in disaccordo, ma noi abbiamo ragione di ritenere che niente ha potuto più eguagliare il Festival di Woodstock del 1969, espressione di una generazione che aveva fame: di pace, di amore e di rivoluzione. Il bisogno era percepibile.
Nonostante i bisogni non siano cambiati più di tanto, ciò che forse manca, ora come ora, è proprio la fame.
A buon intenditor poche parole…
Dario del Viscio
Isabella Cassetti
Giusy Pannone
Per guardare le riprese di Scorsese: https://www.amazon.it/Woodstock-Michael-Wadleigh/dp/B003WO7H70
One response
Woodstock fu tra gli avvenimenti più influenti sulla cultura popolare della seconda metà del xx secolo. La musica, portavoce di pace, amore, libertà. Fertili furono le note, a voce alta si urlava i diritti acquisiti, la giustizia negata, sognare la pace, mutare il mondo, nessuna forma di razzismo, libero sesso,
la ” verità”, sempre e non solo, della propria identità sessuale, mai più oppressori a colonizzare l’intelligenza umana. E poi Jimi Hendrix, morto a solo 28 anni come Jim Morrison e Amy Winehouse, sento ancora vibrare le corde mancine quando mi sono seduto vicino la sua chitarra all’Hard Rock di Londra, strumento dato fuoco ( altra chitarra ) due anni prima, al suo esordio sul palco di Monterey. Altri tempi, tempi che dovevano essere padri dei tempi futuri, deturpati e strangolati dalla superficialità di una società sterile, senza sogni e come avete scritto voi, senza fame……di Valori. Grazie per aver ricordato questo evento.