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La città di Napoli con il suo sole splendente potrebbe mai racchiudere un mistero tenebroso?

Un mistero ancora più oscuro se pensiamo alla figura di “Vlad Tepes” detto Dracula, il famoso vampiro dai denti aguzzi della Transilvania e icona del terrore grazie all’opera omonima di Bram Stoker, la cui salma, secondo la leggenda, risiederebbe a pochi passi dal centro storico di Napoli.

Vlad Tepes detto “Dracula”

Tutto inizió dal ricercatore Raffaello Glinni che si indagó sulle oscure origini dell’aristocratica slava Maria Balsa che si ipotizza essere una delle quattro figlie segrete di Vlad Tepes. Fu poi la sua dottoranda Erika Stella a suggerirgli indizi preziosi presso una delle salme situata nel Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova, appartenuto alla famiglia del marito della presunta figlia.

Gli indizi misteriosi

Il filo rosso che unirebbe Vlad Tepes alla città di Napoli risiederebbe nel matrimonio tra la principessa slava Maria e il notaio Alfonso Ferrillo, appartenente alla prestigiosa famiglia napoletana che intratteneva rapporti con il Re Ferdinando D’Aragona.

Fonti storiche annoverano la presenza del re Ferdinando D’Aragona all’interno di un ristretto circolo chiamato l’Ordine del Drago, fondato nel 1408 dall’Imperatore Sigismondo di Ungheria per contrastare l’espansione dei Turchi, dai quali cercava arduamente di difendersi. Fra i membri spiccherebbe anche la figura di Vlad Tepes, ricordato più comunemente “Dracula”, che tradotto significa proprio “Figlio del Drago”. La figura del Drago spiccherebbe proprio in tutta la sua maestosità al centro della salma.

Proseguendo con la descrizione della salma, le due sfingi opposte sembrerebbero far riferimento alla città di Tebe che potrebbe richiamare il suo soprannome Tepes, mentre la coppia di delfini araldici richiamerebbero lo stemma della Drobuja, un’area situata tra Romania e Bulgaria e simbolo di una delle vittorie più prestigiose contro l’impero Ottomano.

Il mistero continua

Il direttore del complesso monumentale di Santa Maria La Nova Giuseppe Reale in collaborazione con gli studenti dell’Universitá di Napoli l’Orientale hanno analizzato un’epigrafe posizionata dietro l’attuale lapide nobiliare.

Ad oggi non é ancora del tutto chiara l’origine della lingua, di cui si rifiutano la provenienza greca, latina, bizantina e non si é ancora riusciti a tradurla, tanto da ipotizzare l’esistenza di un codice segreto.

Ironia della sorte,cascano all’occhio le parole Blad (che potrebbe riferirsi al nome “Vlad”) e Balcano, le sue origini,che infitterebbero ancor di più l’intricato puzzle di questa leggenda.

Carmen Allocca

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