inquinamento Archivi - La Voce del Sud https://www.lavocedelsud.org/tag/inquinamento/ “Se si sogna da soli, è un sogno. Se si sogna insieme, è la realtà che comincia. ” Tue, 28 Jan 2025 20:00:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 199277288 Emissioni a norma per l’Italiana Coke? https://www.lavocedelsud.org/emissioni-a-norma-per-litaliana-coke/ https://www.lavocedelsud.org/emissioni-a-norma-per-litaliana-coke/#respond Wed, 15 Jan 2025 11:00:00 +0000 https://www.lavocedelsud.org/?p=9187 Partiamo dalle basi. Di cosa si occupa questa impresa? L’Italiana Coke S.r.l. si occupa della distillazione di carbone. Durante il processo di lavorazione, viene sottratta l’aria alla materia prima per poi aumentare progressivamente la temperatura (giungendo a circa 1000/1200°): il risultato finale è il coke, la cui caratteristica principale è di avere un elevato potere […]

L'articolo Emissioni a norma per l’Italiana Coke? proviene da La Voce del Sud.

]]>
Partiamo dalle basi. Di cosa si occupa questa impresa?

L’Italiana Coke S.r.l. si occupa della distillazione di carbone. Durante il processo di lavorazione, viene sottratta l’aria alla materia prima per poi aumentare progressivamente la temperatura (giungendo a circa 1000/1200°): il risultato finale è il coke, la cui caratteristica principale è di avere un elevato potere calorifico.

Piano di monitoraggio

Nel 2010 l’impresa redige un piano di monitoraggio ove dichiara punto per punto, il funzionamento del sistema di filtrazione e trattamento dei fumi per le emissioni in atmosfera e negli scarichi idrici superficiali nel rispetto della normativa ambientale.

Nello stesso è indicata la frequenza dei monitoraggi delle singole sostanze, i cui dati dovranno poi essere depositati e valutati dagli Enti di Controllo competenti (Regione Liguria, Provincia di Savona, Comune di Cairo Montenotte, ASL Savonese e Arpal). Inoltre l’impresa definisce 4 campagne di monitoraggio per le concentrazioni di benzene e IPA (Alcol Isopropilico), la raccolta di polveri sedimentali per analizzare la ricaduta delle polveri emesse dall’Italiana Coke e due zone circostanti l’area industriali vengono dedicate al campionamento degli “eventuali” emissioni.

L’impegno avanzato dall’impresa nel piano non lascerebbe spazio a dubbi.

Prima condanna

Il 1° marzo 2021 l’impresa è condannata in via definitiva dal Consiglio di Stato ad adeguarsi alle prescrizioni previste dall’autorizzazione integrata ambientale. A seguito della valutazione dei dati relativi alla qualità dell’aria nel territorio cairese durante il 2019 è stato richiesto l’adeguamento degli impianti alle migliori tecniche disponibili in materia ambientale per via del superamento del valore obiettivo per il benzopirene.

In risposta la Regione aveva adottato un piano d’azione per il risanamento della qualità dell’aria.

Caduta nel penale

Tra il  2022 ed il 2023 i sopralluoghi dell’Arpal continuano e i dati raccolti confermato nuovamente il mancato adeguamento delle prescrizioni previste all’Aia (autorizzazione integrata ambientale), motivo per il quale sono state effettuate nuove ispezioni che hanno portato l’Italiana Coke Srl ad intraprendere un percorso penale.

Nonostante i continui ricorsi, l’impresa non riesce a dimostrarsi non colpevole in questo percorso giudiziario che non è ancora terminato. Infatti la prossima udienza si terrà nel mese di febbraio 2025.

L’importanza del settore industriale

Questa storia, che continuerà nei mesi a venire, ha molta importanza in quanto la stessa impresa si trova al centro dell’anello industriale savonese. La mancata o scorretta gestione del monitoraggio delle emissioni ha conseguenze drammatiche e irreversibili per la salute del territorio e dei suoi abitanti.

Il benzopirene, una delle sostanze più tossiche sottoposte a continui controlli, può avere conseguenze di diverso genere, si parla di mortalità prematura per malattia cardiorespiratorie, tumori polmonari, bronchiti croniche e aggravamento dell’asma.

Non penso serva aggiungere altro.

Elena Zullo

L'articolo Emissioni a norma per l’Italiana Coke? proviene da La Voce del Sud.

]]>
https://www.lavocedelsud.org/emissioni-a-norma-per-litaliana-coke/feed/ 0 9187
Acque inquinate, bagnanti inquinati: l’estate ligure https://www.lavocedelsud.org/acque-inquinate-bagnanti-inquinati-lestate-ligure/ https://www.lavocedelsud.org/acque-inquinate-bagnanti-inquinati-lestate-ligure/#respond Wed, 11 Oct 2023 17:13:52 +0000 https://www.lavocedelsud.org/?p=8184 L’estate è giunta al termine ma anche quest’anno ha persistito il problema delle spiagge in Liguria nel rispetto delle direttive europee, regionali e comunali. La snella e rocciosa Liguria ha ospitato turisti per più di cinque volte il numero dei suoi abitanti. La cattiva gestione dei permessi alle spiagge libere e private e i problemi […]

L'articolo Acque inquinate, bagnanti inquinati: l’estate ligure proviene da La Voce del Sud.

]]>
L’estate è giunta al termine ma anche quest’anno ha persistito il problema delle spiagge in Liguria nel rispetto delle direttive europee, regionali e comunali.

La snella e rocciosa Liguria ha ospitato turisti per più di cinque volte il numero dei suoi abitanti. La cattiva gestione dei permessi alle spiagge libere e private e i problemi ambientali non valutati correttamente hanno messo in difficoltà il settore del turismo.

Quanto sono sane le acque della riviera ligure?

A questo quesito risponde Goletta Verde che, nei primi giorni estivi, ha prelevato 17 campioni lungo le rive liguri. Il 35% delle acque risulta fortemente inquinato superando più del doppio i limiti normativi consentiti. In particolare le foci dei fiumi alimenterebbero l’inquinamento delle acque salate, a seguito delle criticità riscontrate nella fase di depurazione.
Il problema sussiste da tempo, infatti la Liguria negli anni ha già pagato somme cospicue alla Comunità Europea per l’ammontare di 142 milioni di euro. Legambiente richiama le istituzioni per rintracciare la causa della mala depurazione e richiede maggiori controlli per individuare l’origine del problema, permettendo la salvaguardia dei sistemi fluviali migliorando di conseguenza la balneazione.
Il Consorzio Nazionale Oli Usati (CONOU) è parte attiva in questo quadro. Infatti il prodotto da loro lavorato, se non trattato con i giusti criteri e immesso in natura riporterebbe (e riporta) danni importanti difficili da ripristinare. Per questo motivo, il Consorzio dal 1984 si impegna nella lavorazione di questo elemento per rigenerarlo e permettere di riutilizzarlo a beneficio dell’ambiente.

Le aree segnalate in rosso hanno riscontrato tassi di inquinamento maggiori rispetto a quelli permessi dalla normativa ambientale.

Ribattere non conoscendo le proprie norme

L’inquinamento va a braccetto con un’altra questione: il criterio di scelta e la quantità di spiagge libere. Infatti la Legge Regionale Liguria 4/7/2008 n. 22, definisce l’obbligatorietà di mantenere il 40% di spiagge libere rispettando la loro morfologia, la qualità, la dimensione e la posizione. Non possono quindi essere concesse come spiagge libere quelle di piccole dimensioni, difficili da raggiungere, non accessibili ai disabili o che non rispettino i criteri di igienicità previsti.

Le stime indicano che circa 21 comuni sui 63 totali sono trasgressori di tali norme. Tra queste, Spotorno che presenta il 3% di spiagge libere mentre Rapallo il 16%.

Si è quindi chiesto al referente di Conamal (Coordinamento Nazionale Mare Libero), Stefano Salvietti, il motivo del mancato rispetto delle norme per giustificare il sovrannumero di spiagge private concesse dalla Regione Liguria, respingendo la responsabilità della problematica verso il rinnovo automatico dei permessi. Questa metodologia è stata dichiarata dall’Unione Europea l’illegittima, dovendo procedere invece con appalto pubblico.

Un’estate 2024 migliore

A questo punto, avendo analizzato la qualità delle acque liguri e la quantità di spiagge private che hanno ricevuto il permesso di balneazione privata, bisogna chiedersi su quale piatto stia l’interesse della Regione.

Certamente l’individuazione del problema dell’inquinamento, probabilmente derivabile alla conduzione errata nella fase di depurazione, e la sua risoluzione comporta spese di responsabili non sono pronti a prendersi il carico. Ma le ripercussioni di questi comportamento ricadranno sicuramente nell’elenco delle mille problematiche ambientali che noi giovani dovremmo prenderci carico negli anni futuri quando il problema diventerà ingestibile.

E’ essenziale tirare, a modo proprio, fuori i denti per evidenziare questa problematica perché riguarda ognuno di noi.

Riguarderà la nostra quotidianità e i nostri momenti di spensieratezza nelle pause estive.

Nostra e di tutte le persone vicino in questo momento e nel nostro futuro.

Elena Zullo

L'articolo Acque inquinate, bagnanti inquinati: l’estate ligure proviene da La Voce del Sud.

]]>
https://www.lavocedelsud.org/acque-inquinate-bagnanti-inquinati-lestate-ligure/feed/ 0 8184
“Il fatto non sussiste”: processo alla Tirreno Power https://www.lavocedelsud.org/il-fatto-non-sussiste-processo-alla-tirreno-power/ https://www.lavocedelsud.org/il-fatto-non-sussiste-processo-alla-tirreno-power/#respond Tue, 10 Oct 2023 10:00:00 +0000 https://www.lavocedelsud.org/?p=8210 È il tre ottobre quando il giudice Francesco Giannone, al termine dell’ultima udienza di giudizio per disastro ambientale contro la Tirreno Power, pronuncia presso il tribunale di Savona le seguenti parole: il fatto non sussiste. L’aula tace per qualche secondo prima che entrambe le parti sviluppino una reazione. Al tavolo degli imputati, ventisei sospiri di […]

L'articolo “Il fatto non sussiste”: processo alla Tirreno Power proviene da La Voce del Sud.

]]>
È il tre ottobre quando il giudice Francesco Giannone, al termine dell’ultima udienza di giudizio per disastro ambientale contro la Tirreno Power, pronuncia presso il tribunale di Savona le seguenti parole: il fatto non sussiste.

L’aula tace per qualche secondo prima che entrambe le parti sviluppino una reazione.

Al tavolo degli imputati, ventisei sospiri di sollievo.

Sugli sgabelli della parte civile prendevano posto i membri del Ministero della Salute e dell’Ambiente, Accademia Kronos, Codacons, Cittadinanza Attiva, Adoc, Articolo 32, Greenpeace, Medicina democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana. Tutti hanno ricevuto un calcio nello stomaco, un misto tra rabbia e delusione per l’impossibilità di porgere giustizia alle quattrocento vittime di questa vicenda.

Duemilaquattordici

Tutto ha inizio con le accuse avanzate dall’ex Procuratore della Repubblica, Francantonio Granero, nel febbraio del 2014. Dichiara la Tirreno Power responsabile di 400 decessi e con l’incremento di 2000 ricoveri per problemi cardiaci e respiratori registrati nel periodo dal 2000 al 2012 di pazienti residenti nell’area circostante la sede dell’industria.

Un mese dopo due impianti dei gruppi a carbone ricevono i sigilli a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza, in particolare in seguito alla misurazione delle grandi emissioni di biossido di zolfo e di azoto (dannosi sia per la salute, sia per l’ambiente).

I danni invisibili

Nel corso degli anni sono state raccolte centinaia di testimonianze di figli, parenti e amici delle vittime ma anche di coloro che, a seguito della guarigione, lo possono raccontare in prima persona.

Per questo motivo le persone accusate all’inizio del processo per disastro ambientale e omicidio colposo sono 86.

I numerosi studi e analisi condotti dalla CNR di Pisa dimostrano l’aumento del tasso di mortalità per cause inquinanti del 40% nel territorio circostante l’industria. Ma conteggiando anche le morti causate da malattie respiratorie il tasso di mortalità sale vertiginosamente al +60%.

Questi numeri passano nelle mani di più ricercatori che analizzando anche l’ambiente, notando dei considerevoli cambiamenti e adattamenti dovute a tali emissioni (es. mutamenti sui licheni).

Vengono svolti controlli di sicurezza in tutte le industrie nel savonese per determinare quanti siano i responsabili in questa vicenda ma la lista dei responsabili rimane invariata.

SENTENZA FINALE         

Ma come già scritto la giustizia non è stata dalla parte delle vittime in questa vicenda.

Il Direttore degli affari legali di Tirreno Power, Giuseppe Piscitelli, ripete nuovamente che l’impianto a carbone non è responsabile di alcun decesso e conferma il rispetto delle norme nei limiti. Il suo rammarico è nei confronti dei lavoratori che ne hanno subito il danno economico, costretti a lasciare il loro impiego.

Sono molti i processi che hanno un esito differente da quello che la parte lesa si immaginava di meritare. Le famiglie spezzate sono più di quattrocento e nessuna di queste puntava il dito per far dormire in una cella i responsabili, ma necessitano di ricevere giustizia per dare un nome alla loro nuova condizione di vita, che sia una mancanza in famiglia o una limitazione fisica dovuta alla patologia maturata.

Qualsiasi savonese passasse sulla strada che sfiorava lo stabilimento della Tirreno Power prima del 2014 tratteneva per un attimo il respiro. L’aria era spessa e irrespirabile. Le aree circostanti erano diventate grigie.

Forse era diventato innegabile che quella, come moltissime altre imprese nella provincia, stessero producendo risorse per disintegrarne altre.

Elena Zullo

L'articolo “Il fatto non sussiste”: processo alla Tirreno Power proviene da La Voce del Sud.

]]>
https://www.lavocedelsud.org/il-fatto-non-sussiste-processo-alla-tirreno-power/feed/ 0 8210
Tuvalu primo Stato al mondo nel metaverso https://www.lavocedelsud.org/tuvalu-primo-stato-al-mondo-nel-metaverso/ https://www.lavocedelsud.org/tuvalu-primo-stato-al-mondo-nel-metaverso/#respond Thu, 08 Dec 2022 11:00:34 +0000 https://www.lavocedelsud.org/?p=5265 Lo stato insulare di Tuvalu rischia di scomparire entro il 2100, a causa dell’innalzamento del livello dei mari: l’arcipelago potrebbe diventare la prima nazione digitale al mondo L’arcipelago delle Tuvalu, che significa “gruppo di otto”, un tempo Isole Ellice, è una manciata di isole e atolli situati nel Pacifico, tra l’Australia e le Hawaii. Una […]

L'articolo Tuvalu primo Stato al mondo nel metaverso proviene da La Voce del Sud.

]]>
Lo stato insulare di Tuvalu rischia di scomparire entro il 2100, a causa dell’innalzamento del livello dei mari: l’arcipelago potrebbe diventare la prima nazione digitale al mondo

L’arcipelago delle Tuvalu, che significa “gruppo di otto”, un tempo Isole Ellice, è una manciata di isole e atolli situati nel Pacifico, tra l’Australia e le Hawaii. Una distesa di colori che variano dal verde intenso al turchese, dove si incontrano barriera Corallina e isolotti che sembrano dal cielo coriandoli.

Insomma un vero paradiso ma purtroppo dai decenni contati.

Sapete che Tuvalu è il quarto Stato più piccolo al mondo, dopo Città del Vaticano, il Principato di Monaco e Nauru?

Parallelamente è anche la seconda nazione meno popolata, poiché l’erosione del suo territorio e i cambiamenti climatici hanno costretto molti autoctoni a diventare “migranti ambientali”. Infatti è già pronto un piano di evacuazione che prevede il trasferimento degli abitanti in Nuova Zelanda e nelle isole vicine, secondo accordi presi con i rispettivi governi.

Non si vedranno più immagini felici come questa.

Le Tuvalu infatti rischiano seriamente di scomparire a causa dell’innalzamento del livello del mare e potrebbero essere sommerse dall’oceano nell’arco di 50-100 anni.

Per tentare di strappare la terra al mare, il governo ha adottato il principio dello sviluppo sostenibile e di recente ha richiesto un trattato di non proliferazione dei combustibili fossili, o meglio un accordo per bandire lo sfruttamento e l’estrazione di gas, carbone e petrolio a livello globale.

Lo scorso anno il ministro degli esteri Kofe ha lanciato un appello durante la Cop26 videoregistrando il suo discorso con le gambe immerse nel mare fino alle ginocchia, per denunciare i rischi legati al cambiamento climatico nell’arcipelago e sottolineare i danni subiti dal territorio del suo Paese a causa dell’innalzamento del livello del mare.

i

Per questo Kofe ha fatto sapere recentemente che l’arcipelago potrebbe diventare la prima nazione digitale al mondo.

Un messaggio molto forte. L’idea è quella di lanciare un ennesimo allarme sulla situazione del Paese. Il metaverso potrebbe rappresentare una soluzione pratica per continuare a far funzionare Tuvalu come Stato.

Ma che cos’è e cosa significa Metaverso?

“Metaverse” è un termine coniato da Neal Stephenson nel libro appartenente alla cultura cyberpunk “Snow Crash” (1992), descritto dall’autore come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. In questo modo è possibile per chiunque accedere a luoghi esclusivi e in questo caso specifico riuscire a “sopravvivere”.

Metaverso è il futuro di Internet, un insieme di spazi virtuali, un passo avanti rispetto alla realtà virtuale, un processo intrapreso nell’ultimo decennio e che affonda le sue origini proprio nel pensiero moderno.

Per le Tuvalu è l’unica alternativa, una terra promessa “virtuale” a cui aggrapparsi per non perdere la propria identità, la propria cultura e lasciare un ricordo di quella parte del globo terrestre quasi “etereo”.

Migrare nel metaverso, aimè, è l’unica alternativa possibile.

Ma possiamo attivarci per preservare altri territori a rischio? Gli anni passano e l’inquinamento della Terra è un problema reale e sempre più allarmante, ma ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte, questo è essenziale per arrivare a grandi traguardi. Seguire alcuni piccoli accorgimenti quotidianamente può aiutare. Siamo tanti, e se impariamo a prenderci cura del pianeta che abitiamo, riusciremo a tutelare anche la nostra vita e quella delle prossime generazioni. Difendiamo il nostro futuro!

Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.

Loredana Zampano

L'articolo Tuvalu primo Stato al mondo nel metaverso proviene da La Voce del Sud.

]]>
https://www.lavocedelsud.org/tuvalu-primo-stato-al-mondo-nel-metaverso/feed/ 0 5265