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illustrazione di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

“Briscola!”, gridò il nonno seduto al suo solito tavolino, un pomeriggio come tanti di un’estate siciliana come tante , afosa come sempre ed impregnata dal profumo di zagare e agrumi, mentre dal cortiletto adiacente proviene il ronzio degli insetti, la nenia lontana di una mamma che cerca di addormentare il suo bambino e le risate delle fanciulle che raccolgono i panni lasciati abbrustolire sotto il sole, al suo “compare “ seduto proprio di fronte a lui.

Ride il nonno, dopo aver ammirato la smorfia di disappunto dell’amico, mentre entrambi dopo aver bevuto un bicchiere di vino conciliatore, si accingono ad iniziare l’ennesima partita…

Quante volte in Sicilia ci siamo ritrovati ad assistere a scene del genere? E quante amicizie sono nate / finite difronte ad un bicchiere di vino e ad un mazzo di carte?

Ci uniscono durante il periodo natalizio, quando dopo le interminabili mangiate , con gli stomaci ancora pieni e i bambini tutti eccitati, le famiglie siciliane si riuniscono per giocarsi le monetine racimolate con parsimonia durante l’anno e ci dividono nei diffusi tornei sparpagliati in tutta l’isola, che vengono presi talmente seriamente dai partecipanti da eguagliare riguardo a tifoseria i più famosi tornei sportivi.

Ma quanti di noi sanno che quando, dai polverosi cassetti dei nonni o dalle nostre più moderne scrivanie, usciamo un mazzo di carte usciamo in realtà un pezzo di storia?

Un pezzo di storia che con le sue 40 carte e i suoi 10 semi diversi ci racconta vicende di dominazioni straniere, di viaggi, di culture imposte, che ci lasciano volenti o nolenti sempre un qualcosa….

Un qual cosa talmente radicato in noi da confondersi oramai con la nostra stessa cultura siciliana.

Non è sicuro l’esatto momento in cui le carte come noi le conosciamo siano giunte a noi. Come dicevamo prima alcune cose sono talmente radicate nella nostra cultura da perdersi nella notte dei tempi, ma una cosa è certa: fecero il loro ingresso in Spagna, portate dai dominatori Arabi intorno al XIV secolo.

E dalla Spagna inizia il loro lungo pellegrinaggio ( e con lui la loro lenta metamorfosi ) che le porta dalla Francia ( dove le figure acquisiscono le fattezze e i costumi dei bei Paladini dell’epopea medievale ) dove si diffondono maggiormente nei salotti diventando simbolo di corruzione e vizio della nobiltà francese, al Marocco e poi di nuovo su , fino alla nostra Italia, dove prendono piede soprattutto da noi, paesi del meridione ( in Sicilia, Sardegna e Campania vedono la loro maggiore diffusione), tanto aperti alle nuove culture e a ciò di buono che hanno da offrire.

E in ogni Paese che “visitano” modificano un qualcosa, non rimangono mai le stesse, mantenendo tuttavia la loro essenza più profonda, un po’ come i tanti immigrati che nel corso dei secoli hanno lasciato e continuano a lasciare le nostre belle terre del meridione per cercare la fortuna altrove, ma portandosi sempre nel profondo del loro cuore un po’ di sole della propria terra.

E forse è proprio per questo che a noi gente del Sud queste piccole meraviglie colorate e stravaganti piacciono tanto, perché ritroviamo in loro la nostra essenza…

Essenza frutto delle tante dominazioni che abbiamo subito, patito ma, a volte, anche voluto.

Federica Leonardi

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