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In una società che esalta il superamento degli altri come valore primario, può sembrare arduo concepire la possibilità di sentirsi felici e realizzati anche senza primeggiare

La soddisfazione personale è una questione altamente soggettiva anche in ambienti altamente competitivi come le Olimpiadi. Le aspirazioni, le priorità e le reazioni di fronte a vittorie e sconfitte possono essere profondamente diverse.

Alle Olimpiadi di Parigi 2024, la nuotatrice diciannovenne originaria di Taranto, Benedetta Pilato, ci ha dimostrato che il valore di un successo non è sempre misurato dalla vittoria assoluta. La sua esperienza ci insegna che, spesso, il cammino e la crescita personale possono essere più significativi del traguardo finale.

Chi non ha seguito le finali di nuoto – una disciplina che ha portato all’Italia due medaglie d’oro – ha trovato nel quarto posto di Benedetta nei 100 metri rana il vero argomento di discussione. Il risultato è stato un solo centesimo di secondo distante dal podio, eppure è diventato il tema principale, superando persino l’oro di Thomas Ceccon nei 100 metri dorso, il primo italiano a conquistare questo titolo.

Le vittorie, come sappiamo, accendono l’entusiasmo dei tifosi e, a volte, portano anche a critiche, come nel caso di Martinenghi ( oro nei 100 rana maschili ), accusato di non aver cantato l’inno nazionale nonostante la sua evidente emozione. Al contrario, le sconfitte sono generalmente accettate solo se l’atleta le accoglie con rassegnazione e dispiacere. Tuttavia, Benedetta Pilato ha stupito tutti con la sua reazione positiva e ispiratrice.

Con grande emozione, la Pilato ha dichiarato ai microfoni di Rai Sport: “Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace, ma queste sono lacrime di gioia. È il giorno più bello della mia vita.” Benedetta ha dimostrato che il vero valore di un risultato non si misura solo in base alla posizione finale. “Un anno fa non ero neanche in grado di competere in questa gara. Questo è solo un inizio. Il cambiamento mi ha aiutato enormemente. Tutti si aspettavano di vedermi sul podio? Tutti tranne me,” ha aggiunto l’atleta, mostrando maturità e chiarezza nel riconoscere il proprio percorso di crescita, sia personale che sportivo.

Queste parole hanno sorpreso non solo l’intervistatrice, ma anche Elisa Di Francisca, ex campionessa olimpica nel fioretto, che si aspettava una reazione di delusione. L’atleta ha criticato l’entusiasmo di Benedetta Pilato e ha messo in discussione l’idea che il quarto posto possa essere considerato una vittoria, suggerendo che non raggiungere il podio fosse un segno di fallimento.

In realtà la lezione di Benedetta è particolarmente rilevante in una società che spesso celebra solo i risultati concreti e la vittoria ad ogni costo. Pilato ci invita a riflettere su cosa significa davvero trionfare. Il suo sorriso e la sua capacità di apprezzare il percorso, nonostante il risultato finale, offrono una prospettiva preziosa. In un mondo che premia esclusivamente il successo tangibile, la sua esperienza ci ricorda che la vera misura del successo può risiedere nella crescita personale e nella capacità di accogliere ogni passo del nostro cammino.

La percezione che non raggiungere la prima posizione rappresenti un insuccesso è diffusa in molti ambiti della vita, non solo nello sport. Questa narrativa, che esalta solo chi raggiunge i vertici, può avere conseguenze deleterie. Essa incoraggia una mentalità eccessivamente competitiva dove solo pochi vengono considerati “vincenti” e gli altri vengono etichettati come “falliti”.

In effetti, è fondamentale riconoscere che la realizzazione personale non dipende esclusivamente dai risultati superiori rispetto agli altri. La soddisfazione è un sentimento intimo e personale che può derivare dal riconoscimento e dal superamento di sfide personali, indipendentemente dalla posizione finale in una gara o dal raggiungimento di obiettivi esterni.

Anche se non si diventa i migliori in un determinato campo, è essenziale comprendere che il valore e l’importanza delle proprie capacità personali non diminuiscono. Ogni individuo è definito dalla propria unicità e dalle proprie esperienze, e questi aspetti contribuiscono a formare una persona complessiva e autentica. Riconoscere e celebrare questi aspetti è fondamentale per una vita soddisfacente e realizzata, al di là delle mere classifiche e posizioni.

In un’epoca in cui molti si sentono insicuri e ansiosi, confrontandosi continuamente con gli altri e temendo di non essere all’altezza, la lezione di Benedetta Pilato risuona come un faro di saggezza. Il suo sorriso ci ricorda che la vera misura del successo risiede nella crescita personale e nella capacità di accogliere ogni passo del nostro cammino. Accettare le sconfitte con serenità e riconoscere il valore del proprio percorso può aiutarci a superare l’ansia sociale e a trovare soddisfazione al di là delle aspettative esterne.

Non dobbiamo essere i numeri uno per dimostrare quanto valiamo.

Loredana Zampano

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