Ischia non è stata la prima tragedia del 2022 e neppure la seconda dopo la frana sulla Marmolada.
Sono molte le tragedie ambientali non raccontate e questo ci porta a porci più interrogativi.
Primo tra tutti, senza alcun ordine di importanza, è: quanto ha inciso il cambiamento climatico su questi due drammi?
Da anni il Pianeta ci sta comunicando di cambiare. Ogni avvenimento è l’ennesimo messaggio di avviso ad un non ritorno. I vari governi nazionali cercano di muoversi in più maniere da anni per limitare i danni ma a causa di linee guida differenti, le attività industriali continuano nell’impiego di combustibile fossile e al conseguente aumento delle emissioni di Co2. Il CO2 trattenuto aumenta i frutti dell’effetto serra, trattenendo il calore, aumentando le temperature e mitigando i climi, l’ultimo periodo rilevato con livelli di CO2 così alti si può attribuire a circa 800 mila anni fa.
Negli ultimi tempi sono state molte le variazioni climatiche registrate che hanno provocato dagli incendi alle siccità. È chiaro che nel percorso di vita del pianeta Terra si sono sempre verificati cambiamenti a livello climatico, ma la differenza tra le precedenti e le attuali è la modalità.
Un corpo – la Terra – cresce, cambia, matura ma se agenti esterni – inquinamento industriale – lo contaminano, si dovrà ricorrere all’antidoto contro l’agente; ed il corpo non sarà più in grado, con le proprie risorse, di guarire.
Non a caso la mancanza di acqua, durante questa estate, ha inaridito le terre rendendole pericolosamente franabili.
La siccità è stata succeduta però, con l’arrivo dell’autunno, da piogge record che hanno saturato il terreno di acqua provocandone numerosi cedimenti. Ne è un esempio il Comune, adiacente al Lago di Como, Blevio, molteplice vittima di piogge intense che hanno provocato parecchi allagamenti dovute ad esondazioni e cedimenti del terreno con numerose frane.
Questo fattore ha avuto conseguenze negative anche sulle aziende del territorio italiano, in particolar modo nell’area nord occidentale: distribuzione ineguale dell’acqua, mancanza d’interconnessioni, perdite elevate di acqua e carenza di impianti di depurazione con ingenti sprechi hanno portato alla diminuzione della produzione agricola e non riuscendo a sostenere lo stesso livello di quantità alimentare, è stato necessario richiedere l’acquisto dei prodotti da altri territori, incrementando i livelli di importazione da Paesi esteri.
Un altro problema riscontrato è stato quello della risalita del cuneo salino. Che cosa significa? Nelle zone marittime è presente, ove il movimento dell’acqua del mare verso l’entroterra mitiga i livelli salini dell’acqua attraverso il sottosuolo, che divide le due fonti di acqua salata e dolce. Se la zona in questione presenta aridità, cercherà di saturarsi attraverso l’acqua del mare, ma scombussolerà il suo normale livello di sodio. Ciò provoca gravi conseguenze sulla fauna e sulla flora presente ammalandola o decimandola.
Le coste dell’Adriatico hanno riscontrato questa problematica su 20 km di costa, ma il fenomeno è presente con importanza nello sbocco del Po sul Mar Adriatico, infatti il cuneo salino è rientrato nella costa per 40 chilometri.
Ma come possiamo impegnarci a rendere questo Pianeta meno pericoloso per noi?
Non è un segreto che il cambiamento parte dalle nostre abitudini, ma la grande percentuale di responsabilità s’inclina dalla parte delle industrie sotto la guida dello Stato. Le emissioni provocate dal settore energetico toccano il 73,2% in parte ad uso industriale, dai trasporti e per il riscaldamento e funzionamento di edifici ad impiego commerciale ed abitativo.
Lo Stato promette interventi per ridurre le emissioni del 55% sul lungo termine, si parla del 2050, ma ciò non permetterà, nel frattempo, la cessazione di avvenimenti che segnano la nostra Italia.
Quante sono le vittime nell’ultimo anno? E quali danni stiamo alimentando continuando a sostenere questo stile di vita?
Ecco qualche numero, la Marmolada ha provocato 11 morti, Ischia 8 morti, l’alluvione nelle Marche del 15 e 16 settembre ha lasciato 12 vittime.
Ma i numeri sono ben altri, il cambiamento di temperature verificatosi nell’estate trascorsa, ha provocato un aumento della mortalità del 21% solo nelle prime settimane di luglio, prima di questi giorni il Ministero della Salute non aveva mai rilevato numeri simili. Il 2022 segna il primo anno di un’epoca storica segnata da drammi ambientali che avranno ripercussioni sul nostro quotidiano.
E sono oltre 400 le persone sfollate, costrette ad abbandonare la propria quotidianità.
Sono molte le richieste di intervento avanzate da parte dei cittadini per rendere sicuro il proprio territorio, ma rimanendo inaudite nel tempo, gli aggravamenti delle situazioni sono ovvi. Proprio in questi momenti si interviene con materiale di scarsa qualità e manodopera non qualificata – la qualificazione è frutto di investimento sulla formazione del lavoratore e di adeguata retribuzione – che avrà come risultato della manutenzione un lavoro finito scadente da tamponare dopo poco tempo.
Dal 2013 ad oggi sono stati investiti circa 13.3 milioni di euro per tamponare momentaneamente i danni causati dal cambiamento climatico. Se si intervenisse in maniera efficiente, lo Stato risparmierebbe ¾ dei costi complessivi sostenuti.
Si possono prevenire queste catastrofi?
I satelliti Esa, forniti in dotazione dall’UE, sono in grado di analizzare i movimenti della terra e ti anticipare l’avvenimento delle catastrofi, mettendo anticipatamente in salvo le persone locate nella zona in questione.
Quali sono le zone ad alto rischio di disastri causati dal cambiamento climatico?
L’Italia complessivamente presenta su tutta la sua area pericoli di vario genere, dalle piogge intense, alle inondazioni fluviali, ai danni da siccità, ai danni ad infrastrutture finendo con i danni provocati al patrimonio storico. Ma il dato più spaventoso è che sono stati registrati +250 fenomeni meteorologici rispetto al 2021, parliamo quindi di un incremento del 21%.
Questo non è bastato per rendere opportuno un intervento sul piano nazionale di adattamento dai cambiamenti climatici.
E’ chiaro che è quasi impossibile essere positivi per un futuro migliore ma è altrettanto necessario non affliggersi e provare, con i propri mezzi, a rendere il problema più evidente a tutti.
La responsabilità non è del singolo cittadino ma è importante non nascondersi dietro il nostro dito ed imparare a non incrementare l’aumento di queste emissioni nel limite delle nostre capacità.
Elena Zullo
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