Così come accadde sin dalle scoperte più remote, dai vaccini al primo mammifero clonato, anche la attuale innovazione dell’Intelligenza Artificiale desta aria di rivoluzione.
La capacità dell’AI di poter simulare i processi di intelligenza umana attraverso la creazione e l’applicazione di algoritmi integrati, è un aspetto affascinante e soprattutto utile sotto ogni punto di vista. Riducendo tempistiche, semplificando e pianificando le attività, rappresenta un dispositivo con tutti quei requisiti richiesti dalle società odierna.
Il suo meccanismo eterogeneo e flessibile permette che sia utilizzata in ogni settore, sanità compresa.
Un esempio nel Sud d’Italia
San Giovanni Rotondo, nel foggiano, è classificato come quarto ospedale in Italia ad essere dotato di un nuovo acceleratore lineare per radioterapia con Intelligenza Artificiale che prende il nome di “Ethos therapy”. Quest’ultimo garantisce un ecosistema completo e comprensivo di tutte le funzionalità cliniche integrate in un’unica piattaforma, rappresentando uno dei modelli più avanzati della tecnologia moderna per il trattamento oncologico.
Il focus è la radioterapia “adattiva”, caratterizzata dalla capacità di ricalcolare ad ogni seduta del paziente un nuovo piano “del giorno”. In sintesi, si tratta di un piano in funzione dei cambiamenti avvenuti in ogni singolo paziente nel momento stesso della seduta. L’AI riesce a farlo in base alla posizione, forma e dimensioni del tumore in quello stesso momento, garantendo quindi un’altissima precisione.
Dibattito sull’utilizzo dell’AI
Nonostante le numerose ed evidenti agevolazioni, la maggioranza degli italiani teme l’intelligenza artificiale. E una percezione particolarmente avvertita nel Sud Italia.
Puo’ essere interpretato come fenomeno di paura storica che si ripete ciclicamente, non molto diverso dai luddisti che, durante la prima Rivoluzione industriale distruggevano i telai meccanici come causa dei bassi salari e disoccupazione.
In realtà, questa riflessione è attuale ma riduttiva. Dovrebbe, in verità, essere molto più ampia ed estesa ad altri settori, rivolta al crollo delle nascite, invecchiamento della popolazione e soprattutto alla fuga dei cervelli, essendo un problema intrinseco e radicato nel Sistema già da troppo tempo .
Il giusto ruolo dell’AI in medicina
Il ruolo dell’AI è quello dell’affiancamento ed è discrezione di chi ne fa uso rispettare questo sottile limite.
E’ un’innovazione che si adatta alla richiesta: oggi la disponibilità dei dati in ambito medico è cresciuta enormemente rispetto al passato, da quelli strutturati (come cartelle cliniche, database molecolari e genetici) e quelli non strutturati (testi, immagini, sensori, dispositivi) e quindi ancora di più difficile interpretazione.
Occorre aggiungere che è essenziale che a livello istituzionale, questi strumenti siano regolamentati in accordo con la nuova normativa sui dispositivi medici.
Inoltre, essendo uno strumento migliorativo, potrebbe essere necessario ma non sufficiente, essendo pur sempre “macchina“ occorre tener conto di una plausibile percentuale di distorsioni di valutazione (bias).
Occorre riflettere anche su un altro punto essenziale. Dopo l’esperienza della pandemia, è stato evidente che il “freddo efficientismo produttivista” non è adeguato né in grado di rispondere ai bisogni e alle paure di una società sempre più complessa.
In risposta e nello specifico, il Meridione potrebbe rispondere e risponde in toto a tutte queste necessità: la “società calda” meridionale in collaborazione con le nuove competenze tecnologiche potrebbe divenire una fonte importante di questo nuovo “umanesimo tecnologico“.
Claudia Coccia
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