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Lo sapevi che Napoli veniva chiamata “la città dei sette Castelli”? 

Napoli è, infatti, l’unica città al mondo che conta ben sette fortezze costruite in epoche diverse che servivano a difendere, in maniera strategica, la città e il Golfo dagli attacchi nemici. 

CASTEL DELL’OVO (via Partenope, Napoli) 

Dal latino “Castrum Ovi”, il Castello sorge sull’isolotto di Megaride. La sua costruzione, di epoca Romana, fu voluta da Guglielmo I di Sicilia nella seconda metà del XII secolo e fu attuata su una costruzione già esistente, creata in passato da alcuni monaci che si erano insediati sull’isolotto. Guglielmo I di Sicilia fece edificare una torre chiamata “Normandia” con una merlatura e un antemurale a protezione dell’entrata. Il nome di questo castello deriva da un’antica leggenda legata a Virgilio, secondo la quale il poeta avrebbe posto un uovo di drago magico nelle fondamenta del castello per poi legarci le sorti della città: se l’uovo fosse rimasto integro, ciò avrebbe garantito il benessere della città; se, invece, si fosse rotto, Napoli sarebbe stata distrutta. 

In altri racconti si narra che in questo luogo venne a morire, trasportata dalle onde, la sirena Partenope, la quale, affranta per non aver saputo ammaliare con la sua voce e con il suo canto Ulisse (che decise di dar ascolto a Circe), si gettò dall’isola (i Galli o Capri) ed il suo cadavere fu trasportato dalle onde fino all’isolotto, dando luogo al culto di Partenope, rimasto vivo per secoli. 

Oggi il castello viene utilizzato soprattutto come sede di mostre, eventi importanti ed ospita il museo Etnopreistorico.

  

CASTEL CAPUANO (piazza Enrico de Nicola, Napoli) 

Castel Capuano è, dopo il Castel dell’Ovo, il più antico di Napoli. È un castello di origine normanna ed il suo nome deriva dalla sua vicinanza con Porta Capuana. 

Guglielmo I ne ordinò la costruzione nel XII secolo e la fortezza diventò subito la sede della famiglia reale. Edificato sui resti di un antico cimitero, durante alcuni scavi furono trovate diverse tombe. Con l’arrivo di Federico II il castello cambiò aspetto diventando più consono ad ospitare una famiglia reale. All’esterno c’è un portale d’ingresso con una lapide che commemora la vittoria di Carlo V a Tunisi, sormontata da una grande aquila bicipite (stemma dei sovrani di Spagna). Dopo il portale, si accede ad un cortile con un portico che è il nucleo del castello; una volta all’interno c’è il Salone della Corte d’Appello che presenta affreschi del XVIII secolo rappresentanti allegorie sulle province del regno. Al primo piano c’è la Sala dei busti nella quale si possono ammirare i busti degli avvocati più importanti e, ancora, bellissimi affreschi. Da qui si arriva alla Sala Sommaria costruita intorno alla metà del ‘500, mentre in quella che è attualmente la Biblioteca sono conservati circa 80000 volumi del XVI, XVII e XVIII secolo.

MASCHIO ANGIOINO (piazza Municipio, Napoli) 

Nel 1279, quando la capitale del regno fu spostata da Palermo a Napoli, Carlo d’Angiò decise di aggiungere al Castel dell’Ovo e al Castel Capuano un altro castello, non solo per avere una nuova fortificazione ma anche per disporre di una reggia personale. Sfortunatamente non riuscì mai ad abitarvi e fu invece Alfonso d’Aragona che vi stabilì una corte, facendo assumere al castello l’aspetto attuale, passando così da medievale e rinascimentale ad un castello gotico-catalano. 

All’ingresso possiamo notare un imponente arco in marmo bianco con due porte di bronzo che rappresentano un capolavoro Rinascimentale napoletano. Nei sotterranei c’è la fossa del coccodrillo, detta anche del miglio, in quanto funzionava come deposito del grano e fungeva da prigione dei Baroni. 

La fossa del coccodrillo, infatti, non veniva usata solo come deposito delle scorte, ma era anche il luogo in cui venivano tenuti i carcerati. L’antica leggenda narra di misteriose sparizioni dei detenuti a causa di un coccodrillo che entrava da un’apertura nel sotterraneo e trascinava in mare i loro corpi. Nella fossa dei Baroni ci sono inoltre quattro bare senza iscrizione, appartenenti a dei nobili che presero parte alla congiura dei Baroni nel 1485. 

Attualmente il castello è destinato ad un uso culturale e nella sala Santa Barbara è stato allestito un museo Civico ricco di affreschi trecenteschi e interessanti frammenti dei grandi scultori e artisti appartenenti alla vecchia scuola napoletana della metà del XV secolo. 

CASTELLO DEL CARMINE (via Nuova Marina, Napoli)

Fu fatto costruire da Carlo III di Durazzo nel quartiere Mercato nel 1382. Il castello aveva funzione militare, ma nel 1906, per ragioni di viabilità, la fortezza fu distrutta tramite una colata di cemento. 

Oggi, purtroppo, del castello resta solo la Torre Spinella, la Torre Brava ed una parte di mura aragonesi che l’affiancano. 

FORTE DI VIGILIENA (quartiere di San Giovanni a Teduccio, Via Marina dei Gigli, Napoli)

Il Forte di Vigiliena venne realizzato probabilmente nel 1706, secondo i progressi dell’arte militare spagnola dell’epoca di Juan Manuel Fernàndez Pacheco y Zùniga, duca di Escolana e marchese di Villena.

Il forte aveva la forma di un pentagono e mura alte sei metri che, rendendolo poco visibile dal mare, gli consentiva di risultare nascosto ai nemici; era dotato di un grosso fossato, attraversato da un ponte che terminava con due bastoni dai quali longitudinalmente si sviluppavano delle mura che terminavano con altri due bastoni, di cui quello a destra era adibito a deposito di attrezzatura militare e l’altro era usato come polveriera.

Nel 1799, durante la rivoluzione di Napoli, il fortino si rese celebre quando divenne teatro di scontro tra le forze della Repubblica partenopea e quelle sanfediste. il 13 luglio 1799, centocinquanta rivoluzionari di pattuglia nel forte, comandati dal sacerdote di Conigliano calabro Antonio Toscano furono assaltati da tre battaglioni sanfedisti del cardinale Ruffo. Il comandante Toscano, trovandosi in svantaggio, decise di dare fuoco alle polveri da sparo facendo esplodere il forte e causando la sua morte ma anche quella di buona parte dei suoi uomini e dei suoi nemici. Il forte fu in parte distrutto durante quell’esplosione e si salvò solo un repubblicano, Fabiani, che però si gettò in mare prima dello scoppio.

Nel 1981 la fortezza divenne Patrimonio Nazionale e ha dato nel tempo nome a tutta la zona circostante, compresa la stella Via Marina del Giglio, chiamata così proprio per il giglio borbonico inciso in bassorilievo su un’antica lastra di granito trovata in loco.

Oggi, purtoppo, del castello non resta molto, ma più volte si è pensato di costruire in quella zona un parco archeologico.

CASTELLO DI NISIDA (isolotto di Nisida)

Il castello sorge su una piccola isola vulcanica posta all’estrema propaggine della collina di Posillipo, in una località chiamata Coroglio.

Fu edificato nel XIV secolo e, in seguito, la regina Giovanna fece costruire la Torre di Guardia.

Nel XVI secolo, Don Pedro de Toledo lo fece prima diventare parte di un sistema difensivo che iniziava a Baia e terminava allo Sperone, per poi adibirlo a lazzaretto nel 1626, quando la peste colpì la città. Successivamente, con i Borboni, il castello divenne carcere per i prigionieri politici.

Oggi l’isola è chiusa al pubblico e le uniche costruzioni sull’isola immerse nel verde sono l’istituto penale per minorenni e un presidio militare.

CASTEL SANT’ELMO (via Tito Angelini)

Situato al Vomero, nella parte più alta della città, Castel Sant’Elmo è un’antica fortezza medievale.

Il castello fu edificato dove un tempo aveva sede la chiesa di Sant’ Erasmo (da cui “Eramo” e poi “Ermo”, fino ad “Elmo”). Fatto costruire da D’Angiò dal 1336 al 1343, ampliando una torre già presente che aveva solo funzione di osservatorio.

Nel 1329 Roberto D’Angiò fece allargare solo la costruzione, trasformando la torre già presente in un castello per poi chiamatlo “Belforte”. L’ampliamento fu affidato a Francesco di Vivo e Tino da Camaino, due architetti che iniziarono la costruzione della Certosa, a pochi passi.

Nel 1857 un fulmine colpì la polveriera causando il crollo di una gran parte della fortezza e uccidendo circa 150 persone.

Durante la rivoluzione partenopea nel 1799, il castello fu conquistato prima dal popolo e poi dai repubblicani ma, con la caduta della Repubblica, diventò la prigione di importanti esponenti della rivoluzione tra cui: Eleonora Pimentel De Fonseca, Giustino Fortunato, Francesco Pignatelli, Giovanni Bausan, Luisa San Felice e Domenico Cirillo.

L’attuale configurazione con impianto stellare a sei punte fu realizzato tra il 1537 e il 1547, su progetto di Pedro Luis Escrivà di Valenza. 

Oggi il castello ospita il Museo Novecento ed è sede di mostre ed eventi culturali.

Martina Bennato

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