“Qualunque donna sia smodatamente avida di vino chiude la porta alla virtù e la apre ai vizi”
Scriveva Valerio Massimo nel I sec. a.C. Che la società romana fosse fortemente maschilista e regolamentata da un meccanismo patriarcale di controllo, che costringeva le donne ad una subordinazione assoluta, è un concetto risaputo ormai da tempo. Non bastano le testimonianze nelle opere dei più grandi autori a provarlo: all’epoca era la legge a dettare le direttive.
Una donna era soggetto e oggetto dei desideri e delle disposizioni dei congiunti più vicini a lei come padre,fratelli, marito e figli. Addirittura, in caso di vedovanza le sorti della donna in questione erano come redini messe in mano al parente uomo più prossimo, indipendentemente dall’età e dalle condizioni sociali della matrona in questione. Per lo stesso principio fortemente maschilista, la legge romana concedeva agli uomini lo ius osculi:il diritto al bacio.
Che cos’era questo diritto?
Lo ius osculi era una pratica secondo la quale i componenti maschili della famiglia avevano il diritto di saggiare l’alito delle donne, baciandole sulle labbra, per verificarne che non si fossero concesse all’infamia degli effetti dell’alcol. La società romana concepiva il consumo di alcolici da parte di una donna come un’abitudine malefica che le inglobava in un vortice di adulterio e scelleratezza, che minava la procreazione e alimentava le capacità abortive delle donne che erano solite bere vino
Se il gesto- apparentemente affettuoso- si fosse configurato in una prova di disobbedienza, la matrona poteva subire una duplice sorte: essere ripudiata o uccisa dal marito, col consenso dei coniugi. Il divieto valeva solo per le mattone e per le donne honestae, mentre perdeva la validità per le prorbosae (attrici, ballerine, prostitute).
A distanza di millenni, la convinzione che gente a giustificare gli stupri a causa del nesso tra ubriachezza e sessualità, è solo uno strascico dello ius osculi oppure è una tremenda rivisitazione di una filosofia maschilista che ancora aleggia nell’aria e giustifica violenze, precludendo la libertà sessuale femminile?
Cristina Mongelluzzi
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