Leggenda o realtà? Di solito è questo che ci chiediamo quando veniamo a conoscenza di storie che hanno a che fare con il “soprannaturale.”
Ci troviamo a Napoli, precisamente nel cimitero delle Fontanelle, chiamato così per la presenza, in passato, di fonti d’acqua. Il cimitero accoglie un numero indefinito di resti di persone, morti a causa della peste e del colera, ma anche vittime della guerra.
Il cimitero è noto anche per il rito delle “anime pezzentelle” che prevedeva la cura di un cranio, detta “capuzzella”, al quale corrispondeva un’anima abbandonata, detta “pezzentella”, in cambio di protezione da parte di quest’ultima.
Nella città di Napoli da sempre convivono il sacro e il profano e a riguardo ci sono tantissime leggende che vengono custodite proprio all’interno del cimitero. La più famosa è la leggenda del Capitano, chiamato così proprio perchè è uno dei teschi più grandi. Ma chi era “O Capitano ‘re Fontanelle”? Purtroppo non ha una vera e propria identità ma sappiamo che il suo cranio è attribuito ad un carabiniere e che per il popolo napoletano è considerato un’anima pia che aiuta tutti coloro che si affidano a lui. Il Capitano, all’interno del cimitero, è facilmente riconoscibile grazie ad un’orbita oculare divenuta nera dopo essere stata trapassata da un bastone ed è facilmente riconoscibile anche perchè, essendo così amato, è conservato, a differenza dagli altri, in una teca di vetro che ha il compito di preservarlo dall’umidità.
Sono molteplici le storie raccontate su di lui negli anni che hanno in comune l’offesa e la negazione dell’aldilà da parte del protagonista.
Tra queste, la leggenda ” dei due sposini ” narra di una ragazza che era solita andare a pregare per il Capitano. Il suo promesso sposo, non capendo la fede e la devozione dell’amata, veniva divorato dalla gelosia e non riusciva a comprendere come potesse un teschio attirare le attenzioni della sua donna. Così un giorno decise di accompagnarla e, una volta arrivati sul luogo, prese un bastone e lo conficcò nella cavità dell’occhio del Capitano e per prendersi gioco di lui lo “invitò” alle proprie nozze. Dopo vari mesi questo giorno arrivò e tra gli ospiti si aggirava una figura sconosciuta vestita da carabiniere. Alla fine della serata, quando ormai tutti gli ospiti rincasavano, il carabiniere decise di avvicinarsi ai novelli sposi e una volta aperta la sua giacca mostrò il suo corpo fatto di ossa! Vedendo quella scena i due sposi si spaventarono così tanto che morirono il giorno stesso. Oggi si racconta che le ossa dei due sposini siano ancora riposte sotto la statua di Gaetano Barbati nella prima stanza del cimitero delle Fontanelle.
Altra leggenda, ” il donnaiolo “, è meno famosa della prima ma non per questo meno interessante. Racconta di un giovane ragazzo che aveva osato profanare il luogo sopra menzionato facendo l’amore con una delle sue tante conquiste. Una voce si innalzò nel cimitero, era quella del Capitano; gli diceva di fermarsi e che il suo comportamento non era opportuno. Allora il giovane iniziò a ridere e, prendendosi beffe di lui, lo sfidò invitandolo al suo matrimonio; una scelta ancora più beffarda perchè il giovane era convinto di restare celibe…ma non sempre le scelte fatte in tenera età corrispondono a quelle che si fanno in età adulta. Infatti, passarono gli anni e la rivincita da parte del Capitano non mancò. Egli decise di recarsi alla festa nuziale interrompendo il ricevimento, prese per mano il novello sposo e bruciò il suo corpo con un semplice tocco provocandogli immediatamente la morte per poi andar via lasciando gli ospiti increduli e la novella sposa confusa in una pozza di lacrime.
“Il Capitano” è solo uno dei tanti teschi presenti all’interno del cimitero. Tra quelle ossa ci sono storie di personaggi di ogni genere come principesse, cavalieri ma anche di uomini morti in guerra, come detto. Ed è solo grazie ai racconti tramandati nel tempo che questi teschi sono diventati delle “celebrità.”
Quindi, leggenda o realtà? Sta solo a te, lettore, decidere in cosa credere.
Martina Bennato
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