Pubblicato il 22 Settembre 2023, Dedicato a noi è l’ultima fatica discografica di Luciano Ligabue e anticipa il tour autunnale dei palazzetti partito il 9 Ottobre.
A tre anni di distanza da 7, Ligabue torna con un album di inediti anticipato da due singoli, Riderai e Una canzone senza tempo, che sono un po’ lo specchio di questo lavoro e, purtroppo, degli ultimi anni del cantautore emiliano.
Proprio con la definizione di “canzone senza tempo” indichiamo una qualunque canzone immortale, sempre attuale per i temi e visionaria per attributi musicali, ma permettetemi in questo caso di utilizzarla con accezione negativa: provate a prendere una canzone di questo album e compararla per linguaggio, temi, arrangiamento ad una contenuta in qualsiasi altro album degli ultimi 15 anni e ascolterete pressoché gli stessi contenuti, di certo non scadenti, ma sicuramente mai innovativi o perlomeno vari.
Dedicato a noi è l’ennesima raccolta di tracce che pretende di lanciare messaggi importanti parlando alla
pancia senza mai volerlo davvero fare, senza fornire un punto di vista nuovo, elaborato dagli occhi e dal cuore di un artista, ma solo enunciando il problema e risolvendo tutto con un “vogliamoci bene”.
D’altronde immaginate di partecipare ad un concerto a Campovolo cantando di problematiche giovanili,
violenza sulle donne o cambiamento climatico: forse è meglio optare per Certe Notti.
Dal punto di vista musicale le tracce si alternano tra la più stantia canzone pop/rock e la più classica ballad, senza mai osare né dal punto di vista dell’arrangiamento né della struttura, con un Ligabue dalla vocalità sempre più ingolata, monodica e macchiettistica a causa dell’accento che da marchio di fabbrica è diventato una gabbia dalla quale è ormai impossibile fuggire; amo chiamarla “sindrome di Facchinetti”.
Indubbiamente gli spettacoli dal vivo, punto forte del cantante, continueranno ad essere coinvolgenti e
amatissimi dai fan, ma sull’onda dell’evoluzione in positivo attuata dalle nuove generazioni di artisti italiani che spesso abbiamo trattato su La Voce del Sud, dispiace vedere un pezzo della storia della musica italiana aver tirato i remi in barca da troppo tempo e non tentare minimamente di innovare il proprio repertorio.
Antonio Montecalvo
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