Il 4 Novembre 1737 è la data che segna la nascita del Teatro San Carlo, considerato il teatro pubblico più antico d’Europa (e probabilmente del mondo), la cui inaugurazione e conseguente attività consacra l’Italia come protagonista dell’opera lirica nel mondo.
La musica vocale e strumentale (non religiosa), che fino al sedicesimo secolo aveva trovato spazio perlopiù nelle sale e nei palazzi dell’alta nobiltà dunque destinata ad un pubblico ristretto di ascoltatori, lasciò spazio all’ascesa di una nuova forma artistica trasversale che unì musica e recitazione, inspirata dalla riscoperta, seppur frammentaria, della tragedia greca.
La prima opera messa in scena della quale ci è pervenuta la partitura completa è l’Orfeo di Claudio Monteverdi, rappresentato a Mantova nel 1607.
Il bisogno di spazi più consoni alla messa in scena teatrale, unito ad una maggiore diffusione della musica nei ceti più popolari e di conseguenza alla necessità di strutture di maggior capienza, portò alla nascita dei primi teatri pubblici.
Costruito da Andrea Palladio nel 1565 e riprogettato in seguito ad un incendio, nel 1637 venne inaugurato a Venezia il San Cassino, prima struttura in Italia adibita a teatro in cui proprio Monteverdi nel 1641 terrà la prima de Il ritorno di Ulisse in patria.
Il San Cassino venne chiuso definitivamente nell’Ottocento e distrutto, per questo tutt’oggi il teatro più antico ancora in attività risulta essere il Teatro San Carlo di Napoli, inaugurato il 4 Novembre 1737 sotto il
regno di Carlo III di Borbone.
Esso fece parte di una più vasta opera di sviluppo urbanistico di stampo illuministico messo in atto da Carlo III, intenzionato a trasformare Napoli in una moderna città europea.
La direzione dei lavori fu affidata agli architetti Giovanni Antonio Medrano, colonnello brigadiere spagnolo di stanza a Napoli, e Angelo Carasale, i quali completarono in soli otto mesi l’imponente struttura della capienza di 1379 posti con una spesa di 75 mila ducati. (Una cifra odierna intorno ai 7,5 milioni di Euro). Venne eretto in una zona confinante con Piazza Plebiscito e a ridosso del lato nord del Palazzo Reale; i due edifici sono tuttora collegati da una porta, accessibile alle spalle del palco reale, il passaggio fu pensato perché il re potesse recarsi agli spettacoli senza essere costretto a uscire dal palazzo, evitando la folla.
Divenne modello per tutti gli altri teatri d’Europa e fu il centro dell’ascesa della cosiddetta Scuola Napoletana e successivamente, nell’Ottocento, dei capolavori di Rossini, Donizetti, Verdi e Mercadante.
Lo stesso anno Carlo III affidò ai due architetti, affiancati da Antonio Canevari, la realizzazione delle regge di Portici e Capodimonte.
Tra il 1809 e il 1812 i lavori di ristrutturazione vennero affidati ad un maestro del neoclassicismo come Antonio Niccolini, il quale diede al teatro la forma odierna e riuscì a riproporla nuovamente anche in seguito alla ricostruzione del 1816 dovuta ad un imponente incendio. (I teatri furono spesso colpiti da incendi probabilmente a causa delle fiaccole e delle lampade utilizzate per l’illuminazione).
All’inaugurazione del 12 gennaio 1817, fu presente lo scrittore Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, che scrisse: “Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro ma ne dia la più pallida idea. Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è un colpo di Stato. Essa garantisce al re, meglio della legge più perfetta, il favore popolare… Chi volesse farsi lapidare, non avrebbe che da trovarvi un difetto. Appena parlate di Ferdinando, vi dicono: ‘Ha ricostruito il San Carlo!'”
Dal 1995 il Teatro San Carlo è stato inserito dall’Unesco tra i monumenti Patrimonio dell’Umanità.
Antonio Montecalvo
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