Legalità. Un termine che sta alla base della convivenza civile ma che spesso viene travisato, generalizzato ed abusato.
Il 23 maggio, come ogni anno da 32 primavere a questa parte, l’Italia ricorda il triste anniversario dell’uccisione del giudice Giovanni Falcone, della compagna Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo ed Antonio Montinaro per mano di Cosa Nostra.
Quel giorno, lungo l’autostrada che collega l’aeroporto palermitano al centro cittadino, il termine sopra citato senz’altro è stato messo da parte in nome della violenza. Al contempo il sacrificio di veri uomini e donne di Stato ha risvegliato le coscienze assopite di molti, semplici cittadini ed istituzioni.
La sconfitta si è così trasformata in una vittoria importante che negli anni ha sensibilmente ridimensionato l’influenza della mafia sulla nostra società. Arresti eccellenti hanno permesso di rimettere in prima pagina il termine legalità, gridato con forza ogni 23 maggio, stampato su cartelli e striscioni alzati al cielo da bambini e ragazzi che non hanno vissuto quelle ore così buie e tristi ma, che grazie agli insegnamenti delle famiglie e delle scuole, sanno bene più di tanti adulti cosa significa schierarsi convintamente dalla parte giusta.
Come d’abitudine non siamo intervenuti con simili considerazioni proprio nell’anniversario della strage. Perseveriamo infatti nel sostenere che quando più voci si sovrappongono la confusione è tale da impedire che ognuna di queste venga ascoltata chiaramente. D’altra parte è più facile confondere contesti e termini quando i soliti “uomini per bene” sono quasi costretti ad indossare il vestito buono e a pronunciare le solite e banali parole imposte dal protocollo.
Pertanto, meglio rifletterci su a distanza di qualche giorno, quando molti dei signori (e delle signore) di cui sopra avranno senza dubbio già dimenticato il senso della giornata della legalità. In una società in cui ricorrenze nazionali ed internazionali occupano la quasi totalità del calendario è più facile trascurare i veri momenti che meritano attenzione e sensibilizzazione.
Giornata della legalità nel 2024
Senz’altro il 23 maggio rientra nei casi chiave, di vitale importanza per la sopravvivenza stessa della nostra Repubblica. “Bisogna tenere alta la guardia. Gli anticorpi istituzionali non possono essere indeboliti“, così si è pronunciato il presidente Sergio Mattarella ricordando la strage di Capaci. Il primo cittadino d’Italia ha poi aggiunto: “La giornata della legalità vuole essere il segno di una responsabilità comune“. E qui sta, in fondo, il senso compiuto della nostra trattazione.
Ragionando proprio sulle parole del nostro capo dello Stato viene da chiedersi quanti di noi siano realmente consapevoli del peso, del valore di questa “responsabilità”, soprattutto quante personalità di governo rientrano nella schiera di simili saggi e coscienti cittadini. La sensazione è che la legalità rappresenti una sorta di cimelio impolverato messo da parte in un angolo di casa, una bella opera d’arte ammirata così tante volte da essere oggi quasi trascurata.
Semplificando, il monito del sempre impeccabile inquilino del Quirinale non capita di certo per caso. Viviamo infatti in un’epoca che da’ troppe cose per scontate, troppe conquiste acquisite e non più mutabili. L’augurio, più o meno sottinteso, è che tutti i giorni possa essere il 23 maggio, ma in fondo tutti sappiamo che non potrà mai essere così e che, molto probabilmente, lo stesso 23 maggio per molti è già diventato un giorno qualunque.
Felice Marcantonio
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