Pubblicato il 24 Novembre 2023 con l’etichetta Maciste Dischi, il terzo album di Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci, segna un grande passo avanti nella carriera del giovane cantautore romano in termini di scrittura e soprattutto di produzione musicale, definendo in maniera più chiara la direzione intrapresa e raffinando alcuni elementi compositive che già avevamo ascoltato nei precedenti lavori.
Infinito+1, la soluzione geniale di qualunque bambino per vincere una competizione con l’amichetto di scuola e che Fulminacci probabilmente avrà usato spesso al contrario del sottoscritto, suo coetaneo, che preferiva perdere perché annoiato da queste cose infantili.
Oggi entrambi rimpiangiamo quei momenti, ma Fulminacci è in grado di raccontarci con gli occhi sognanti di un bambino e la razionalità (o presunta tale) di un adulto.
Ancora presenti le influenze di Daniele Silvestri, alle quali si accostano Jovanotti, Pinguini Tattici Nucleari (non a caso l’album è registrato con l’aiuto dallo stesso produttore dei PTN) e anche una sfumatura di Mannarino.
Il disco si apre con Spacca, una sorta di overture operistica a quello che sarà il disco, una scatola che contiene tutto l’eclettismo di Fulminacci, mostrato già nei due lavori precedenti e ora quanto mai raffinato. Spicca sicuramente la citazione al “giovane vecchio”, aggettivi con i quali molti lo avevano definito agli esordi, a mio avviso con un piccolo fondamento di verità.
Tuttavia la produzione e le scelte di questo album ribaltano qualunque dubbio e portano il cantautore romano a definire meglio la propria personalità artistica.
La prima collaborazione dell’album è con quella con Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini, con i quali Fulminacci condivide in parte lo stile a tratti dolce e a tratti spiccatamente ironico; Puoi è una bellissima riflessione sulle scelte guidate dai sogni che si confrontano con le dure realtà, riuscendo comunque a guardare ai problemi con ottimismo.
E quei castelli che uno si fa /non stanno bene nelle città.
La terza traccia, Ragù, si concentra invece sul ruolo del cantautore e più in generale dell’artista e critica tutti coloro che scendono a patti per guadagnare più denaro e non perdere il cosiddetto pubblico generalista, rinunciando così al naturale cambiamento.
Filippo Leroy è sicuramente una delle punte di diamante dell’album, un testo caustico che attraverso vari riferimenti all’arte, si chiede se è ancora possibile offrire qualcosa di veramente nuovo e innovativo o se tutte le idee sono già state pensate.
Simile è la più classica delle romantiche ballad voce e piano e mi sembra di intravedere una certa parentela con Pastello Bianco, ancora Pinguini Tattici Nucleari.
L’amore torna anche per la seconda collaborazione dell’album, Occhi grigi, e la penna molto particolare di Giovanni Truppi è fortemente presente, tuttavia si fonde benissimo con quella di Fulminacci dando vita ad un testo nostalgico che fa scorrere qualche lacrima ai più deboli di cuore.
Tutto Inutile è un inno per tutti coloro che non trovano il coraggio di dire sempre ciò che pensano e una riflessione sul fatto che viste da lontano, anche le parole più difficili da pronunciare sono comunque inutili.
L’album si chiude con La Siepe, un altra vetta del disco, una ballad dal testo più enigmatico che parla di passato e futuro, di realtà e fantasia.
Portami a respirare, non importa se non sei vera, tanto “Vero” alla fine cos’è? / Sei dentro o fuori di me?
Fulminacci sarà in tour a partire da Aprile 2024 nelle principali città italiane e sicuramente i ritmi e gli arrangiamenti saranno particolarmente apprezzati nella versione live.
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