Baralla (pronuncia ‘baraglia’) in algherese significa litigio. In questo caso specifico fa riferimento a una nuova iniziativa che nasce dalla volontà di trovare spazi di aggregazione, confronto e dialogo, per permettere alla cittadinanza di riappropriarsi di una nuova consapevolezza di cittadini. Questi dibattiti civici in piazza sono promossi dall’associazione Ginquetes, associazione di promozione sociale che dal 2019 si occupa di progettare e realizzare laboratori, attività e percorsi educativi interculturali. Negli anni ha stretto amicizia con altre associazioni attive nel sociale e nella cultura, impegnandosi in progettualità finalizzate a favorire occasioni di incontro, inclusione e partecipazione, soprattutto tra i giovani. Il nome “Ginquetes” rimanda alla realtà algherese: pedra feta rodona de l’onda de la marina o del riu, empreda per fer lo paviment dels carrers (pietra fatta rotonda dall’onda del mare o del fiume, impiegata per costruire il pavimento delle strade).
Lo scopo dell’associazione è quello di costruire nuovi orizzonti e possibilità, coinvolgendo la cittadinanza. La prima baralla è stata fatta l’11 luglio 2024 nella piazza del balaguer e riguardava gli affitti brevi e l’emergenza abitativa, il fatto che ormai ad Alghero sia impossibile trovare una casa affittabile annualmente perché ai proprietari di casa conviene di più affittare una casa per tre mesi l’anno a prezzi astronomici.
LA BARALLA DI DICEMBRE
Il 27 dicembre, presso il teatro civico di Alghero, si è tenuta una baralla sullo spopolamento in Sardegna. Erano presenti due ospiti: la sindaca di Fonni e presidente dell’Anci Sardegna, Daniela Falconi e Marcello Orizi, fondatore e amministratore di Prossima isola, un’impresa nel campo dell’informatica, che dalla svizzera è riuscito a far ritorno in Sardegna. Il titolo del dibattito era “Isola che va isola che resta – Quali opportunità oltre lo spopolamento?”
I dati sono allarmanti: dal 2016 al 2024 la Sardegna ha perso oltre 88.000 abitanti. È come se ogni anno sparisse un paese delle dimensioni di Bosa. La Sardegna ha la percentuale più bassa di giovani in Italia e un tasso di solo 0,91 figli, contro una media nazionale di 1,2. Nel 2023 i decessi (18.563) sono stati più del doppio delle nascite (7.231). anche le migrazioni non fanno ben sperare: più persone lasciano la Sardegna rispetto a quanto vi si trasferiscano. Tuttavia, è in crescita il saldo migratorio con l’estero (+3.616), con un aumento dei residenti provenienti da Romania, Senegal, Cina e Ucraina. Entro il 2050, la Sardegna perderà il 21% della popolazione. La fascia under 15 diminuirà del 32%, mentre la popolazione attiva (15-64 anni) calerà del 18%. Altro dato da tenere in considerazione è che il 16% dei giovani sardi scelgono Atenei fuori regione. Nonostante i benefici per il diritto allo studio, il tema degli alloggi per gli studenti rimane una criticità. Nel 2022 tutte le province sarde hanno registrato un calo dei residenti. Il Sud Sardegna ha perso quasi 3.000 abitanti, Nuoro e Oristano il 0,9% della popolazione. Questo fenomeno non riguarda solamente la Sardegna ma tutta la penisola, specialmente l’entroterra. Dal dibattito con il pubblico sono emerse alcune criticità: come i trasporti interne ed esterni all’isola, la mancanza di opportunità lavorative e un’offerta universitaria limitata. Tutti questi fattori e molti altri portano i giovani ad abbandonare la regione, anche a causa di un ambiente poco dinamico. La politica dovrebbe farsi carico di questo problema e cercare delle soluzioni efficaci per contrastarlo con dei provvedimenti strutturali. È davvero brutto non avere la possibilità di scegliere dove vivere, questo dovrebbe essere un diritto garantito, ma ancora oggi, nel 2025, non lo è.
Alessandra Cau
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