Archiviate nel proverbiale cassetto dei ricordi le festività natalizie, torna d’attualità un “parolone” che, specialmente per le regioni meridionali, rappresenta un cruccio da far spremere le meningi ad operatori turistici e governatori. Eppure, il termine “destagionalizzazione” presuppone da vocabolario una peculiarità matematica, ergo scientificamente evidente e quindi in teoria facile da attuare.
Destagionalizzazione: significato letterale
Letteralmente il vocabolo sopra citato indica un “metodo statistico atto ad identificare e rimuovere le fluttuazioni di carattere stagionale di una serie storica, che impediscono di cogliere correttamente l’evoluzione dei fenomeni considerati“.
Esso può essere utilizzato, dunque, in diversi settori tra cui, appunto, il turismo. Giacché quest’ultimo è per definizione il pane quotidiano del Mezzogiorno d’Italia, ecco che trovare la chiave di volta per rendere accessibile, a parole e soprattutto nei fatti, il termine destagionalizzazione diventa un’urgenza la cui discussione attorno alla soluzione non può essere più rinviabile.
Destagionalizzare il turismo, a che punto siamo in Puglia?
Prendiamo come esempio la regione del Sud più virtuosa in termini di presenze di visitatori sul proprio territorio: la Puglia. Questa si è confermata nel 2024 sul podio delle mete più gettonate lungo tutto lo Stivale, aumentando del 9% la propria attrattività grazie anche ad una politica di promozione internazionale rivolta a nuovi mercati, specie al Sud America.
Se da giugno a settembre il via vai dal Gargano al Salento, passando per la Murgia barese e la costa ionica non è di certo mancato, con l’arrivo del periodo più “buio” autunno – inverno anche la capitale del turismo meridionale ha ridimensionato i propri numeri.
Nel periodo natalizio, infatti, da un lato i pugliesi residenti hanno preferito volare verso mete esotiche e dall’altro città come Bari hanno dovuto fare i conti con numerose disdette di soggiorni piovute dall’estero. Eppure (paradosso), mete come Alberobello e Locorotondo risultano tra le più ricercate sul web per trascorrere le vacanze invernali…
Se il capoluogo di regione dovrà riflettere sulle motivazioni di un Natale decisamente poco luminoso, non è andata meglio a Foggia che solo parzialmente ha potuto mitigare l’assenza di turisti facendo leva sui propri figli emigrati per lavoro e che, puntualmente, hanno fatto ritorno a casa per riabbracciare la propria famiglia. Quanto a Lecce, basti il lapidario commento degli operatori del settore locali espresso più o meno in questi termini: “Al Salento si preferisce la Valle d’Itria”.
Destagionalizzare è davvero difficile?
Alla luce di quanto esposto si ritorna a riflettere sul punto cruciale della trattazione, ovvero la difficoltà di destagionalizzare il flusso turistico evitando quindi di riempire cartoline e tasche solo per i tre mesi noti.
Facendo le giuste differenze tra singole regioni (ciascuna con proprie esigenze e problematiche) e restando al caso emblematico pugliese, a rigor di logica (intrinseca nel concetto stesso di destagionalizzazione) la soluzione al fardello che tedia le notti di molti non è poi così lontana.
Ciò che mancano, in poche parole, non sono le idee; a questo proposito abbiamo visto illuminarsi splendidi borghi durante i 15 giorni appena passati, abbiamo ascoltato, vissuto ed assaporato tutto il variopinto folklore che la Puglia custodisce e preserva. Perché, allora, in proporzione a quanto descritto pochi possono vantarsi di dire: “Io c’ero!”?
Forse, per la carenza di servizi che la Puglia, come tutto il meridione, riporta nel bugiardino alla voce “effetti collaterali”. A questo proposito la mente viaggia per sbarcare in prossimità dell’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia, ancora in attesa del decollo (si spera) definitivo. Dare alla Daunia, al Gargano, un atterraggio sicuro a pochi passi da casa, evitando puntualmente la risalita a mo’ di calvario da Brindisi o da Bari, forse contribuirebbe a rendere molto meno difficile a dirsi e a farsi quella parola che ci appare troppo lunga e che ci tiene bloccati, ancora, alla porta d’accesso del tanto agognato sviluppo.
Felice Marcantonio
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