Cutro è solo l’ultima tragedia verificatasi nei nostri mari, ma all’orizzonte non si vedono reali soluzioni agli sbarchi
Nella giornata di domenica 26 febbraio un’imbarcazione, partita dalla Turchia, è naufragata nei pressi della costa di Cutro (KR) a causa del mare mosso.
Ad oggi sono 64 le vittime accertate del naufragio, decine i dispersi. Solo circa 80 sono i sopravvissuti, ma si temono quasi un centinaio di morti.
I superstiti sono la testimonianza di un’odissea e dei momenti tragici della loro traversata.
I corpi delle vittime sono stati recuperati anche (oltre che a Cutro) sulla spiaggia di Botricello, a Catanzaro e altri a Le Castella, presso Isola Capo Rizzuto. Tra questi numerosi bambini di varia età.
Tre sono i presunti scafisti ad ora fermati e indagati dalla Procura di Crotone, su cui pesa l’accusa di omicidio, disastro colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Continuano senza sosta le ricerche della Guardia Costiera di altri possibili passeggeri.
Siamo ciò che decidiamo di essere…
“Chiudiamo i porti”, “aiutiamoli a casa loro”, “è colpa di chi specula su questi morti”… è da troppo tempo che sentiamo ripetere le solite cantilene, eppure dinanzi all’ennesima tragedia di migranti quello che vediamo è il solito “scaricabarile”. Ci eravamo lasciati, qualche mese fa quando – dopo l’arrivo delle Ong a Catania il governo italiano si era detto “non disponibile a far approdare ulteriori immigrati” e con il conseguente scontro con l’Onu e in particolare con la Francia.
Nel frattempo di cose ne sono successe. Qualche settimana fa infatti è stato approvato il nuovo “Decreto Ong” che limita considerevolmente l’operato delle stesse e prevede, in caso contrario, sanzioni che vanno dai 50.000 ai 100.000 euro. Sanzioni che non solo in termini economici per organizzazioni no profit si traducono in veri e propri scogli, ma che sono soprattutto deterrenti. Decreti che risultano essere sempre più stringenti, oltre il limite della loro stessa attuazione.
Dunque, in parole povere le Ong sono costrette a non fare quello per cui nascono: salvare vite, indistintamente.
Di fronte a quest’ultimo decreto si sono sollevate polemiche, ma anche voci favorevoli. Voci di chi, probabilmente, non ha mai visto né da lontano né da vicino cosa accade davvero, o finge di non vedere.
Eppure all’alba della tragedia di Cutro le stesse voci si sono dette addolorate; e poi? Dalle tragedie non dovremmo imparare qualcosa?
Quello che è certo è che la Premier Giorgia Meloni ha ribadito la sua intenzione di impegnarsi affinché siano “impedite le partenze”, come se queste fossero una scelta e non una costrizione, nella maggior parte dei casi. Eppure l’unica colpa di chi arriva in Europa è soltanto quella di essere nato nel posto sbagliato del mondo.
Dire “Aiutiamoli a casa loro” dunque non ha senso. Si pensi a quanti una casa non ce l’hanno o a quanti invece vivono in miseria e in guerra. Chi vorrebbe vivere in un modo simile?
E poi, si sono forse dimenticati i politici di quanto il nostro Paese contribuisca a depauperare gli altri Paesi del mondo? Si sono forse dimenticati della quantità di armi che esportiamo in Africa, ad esempio, e quanto tale azione contribuisca, comprensibilmente, alla loro instabilità politica e alla violenza?
Ong, la voce di chi salva
Le Ong sono state definite dall’ex Ministro degli Esteri Di Maio, nel 2017, “Taxi del mare” e da Panorama “Pirati”, eppure la loro unica colpa è quella di operare per salvare uomini e donne che sono disposti a perdere la loro vita in mare, perché non hanno altra via di salvezza.
Loro, piuttosto che Taxi del mare dovrebbero essere considerati delle vere e proprio ambulanze. Numerose sono state le diffamazioni nei confronti delle Ong, e ancora oggi queste stesse impediscono le loro azioni, compromettendo così la vita dei più deboli.
La chiusura dei porti – più spesso minacciata – e l’approdo verso altri sempre più “lontani” fa perdere solo tempo e ulteriori vite. Si crede, infatti, che tali azioni possano influire in qualche modo sul numero di arrivi in Italia via mare; ma abbiamo visto che non è così. Il numero dei morti e dispersi nel Mediterraneo è vertiginosamente aumentato negli anni, e quanto accaduto a Cutro ne è l’esempio.
E la colpa di tali avvenimenti non si può dare solo agli scafisti o addirittura alle persone che, secondo alcuni, irresponsabilmente attraversano rotte così pericolose. La colpa in realtà è delle leggi e dei governi che ancora nel 2023 considerano il fenomeno dell’immigrazione come un problema da risolvere.
E pensare a quanti di noi sono migrati dalla propria terra.
Incontro con Stefano Bertoldi all’Università di Parma
Nel 2017 a seguito delle accuse di Di Maio nei confronti delle Ong il Procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, affermò di aver aperto un fascicolo conoscitivo sulle Ong perché gli sembrava “molto strano” che potessero operare in mare con tali e tanti mezzi senza avere nessun ritorno economico.
Dov’è il guadagno, dunque? Non c’è. Quello che c’è però è Umanità, la stessa che manca a molte persone che ancora oggi si nascondono dietro un dito. È lampante che il problema reale sia perciò la gestione dei governi.
“Se ci fosse un sistema organizzato di navi nazionali tutte le Ong non avrebbero ragione di esistere. Questo perché, diversamente da quanto vogliono far credere non sono imprese di business, ma nascono perché ce n’è bisogno” questo è quanto dichiara Stefano Bertoldi (volontariato per SOS MEDITERRANEE per la quale è stato anche soccorritore a bordo della nave Aquarius nel 2017), presso l’Università degli Studi di Parma durante un convegno tenutosi il 27 febbraio.
Tragedia a Cutro. Quello che i politici e i giornali non dicono
Oltre al governo qual è il nemico delle Ong e degli immigrati? Noi.
La politica ha sempre parlato dell’immigrazione come un problema senza mai proporre rimedi; il motivo? Quello di distrarre il popolo dagli altri problemi del Paese. Si tratta, infatti, di una vera e propria propaganda che in inglese viene definita come negative campaigning. E oggi, lo sappiamo tutti, basta poco affinché una notizia – anche se totalmente falsa – diventi virale.
Ma ascoltiamo sempre la stessa cantilena: “Non possiamo accoglierli tutti“
Secondo i dati Istat solo tra il 2021 e il 2022 l’Italia ha perso circa 253 mila abitanti; inoltre non viene quasi mai menzionato dai giornali e dai politici che gli immigrati e stranieri stabilmente in Italia hanno un’occupazione e quindi contribuiscono al PIL nazionale per circa il 9%.
Dunque, siamo proprio sicuri che la strada intrapresa sia quella giusta? E che la colpa dei problemi del nostro Paese sia sempre da attribuire agli stranieri?
Carmela Fusco.
One response
Questa è la risposta di un essere non umano, non animale, non vegetale, rappresentante di un governo che architetta, struttura e ostacola il flusso degli immigrati. “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Lo schifo degli indegni non ha mai fine. Mi sono espresso più volte in passato sulle politiche di questo governo, questa volta scelgo il silenzio nel rispetto della morte e della disperazione.