“Ho imparato a leggere a 32 anni. Dall’età di sedici anni vivo da sola. Ho fatto molti mestieri faticosi per dare da mangiare a mia figlia. Conosco il mondo e le sue ingiustizie meglio di qualunque laureato. E sono certa che prima o poi anche i poveri, gli indifesi, gli onesti avranno un po’ di pace terrena”
Cara nonna Rosa,
mi sarebbe piaciuto chiamarti così. Te ne sei andata circa trent’anni fa, eppure io riesco a sentire ancora la tua voce ovunque, talmente sacra da emanare rispetto, talmente terrena da non riuscire a non immaginarti con la tua chitarra in mezzo alla gente. So bene che che tu sei stata questo e anche di più. Qualche volta mi capita di vederti passeggiare tra i fichi d’india, tra le palme della tua Sicilia e mi dà un gusto strano non vederti più sul palco. Non molte cose ricordo di te, mi hanno detto che fossi una che ne aveva viste tante, e che sei sempre stata testarda, sin da ragazza, orgogliosa, tenace, determinata e molto coraggiosa. Se penso alle difficoltà che hai dovuto affrontare credo, non a torto, che come te ne nascano una ogni cento anni, sarà per contesto sociale o per educazione: se la vita ti ha regalato oblio e miseria tu l’hai gentilmente accompagnata alla porta con quella voce che ha lasciato un vuoto quando non l’abbiamo sentita più.
Sarebbe corretto dire che sei stata tu a sceglierti il tuo destino?
Fossimo tutti così coraggiosi, noi che abbiamo paura anche della nostra ombra, forse ci avresti sgridato, forse rideresti per quanto siamo ridicoli, e forse ci canteresti qualcosa a riguardo.
Comunque, ti sentiamo ancora accanto a noi, e più di tutti il tuo amato nipotino Luca, che di te ha conservato abiti, quei grandi occhiali che portavi, scritti, la macchina da scrivere e la tua chitarra. Luca forse ora è un po’ diverso da come lo ricordi, ma ha fatto di tutto perché tu venissi ricordata come meritavi e ogni giorno ti porta con sè, come tutti noi del resto.
Ti vogliamo bene, come vogliamo bene alla tua musica, Rosa Balistreri.
La vita e il mondo di Rosa Balistreri
E’ stata una cantautrice, la prima donna italiana a ricoprire questo ruolo nel Novecento.
Nacque nel 1927, a Licata, e iniziò a cantare sin da piccola, esibendosi ai matrimoni e battesimi.
Si fece strada verso il successo partecipando all’edizione del 1966 di “Ci ragiono e canto”, incidendo così i suoi primi dischi. Durante la sua carriera è stata affiancata dal musicista Mario Modestini che scrive per lei le musiche che faranno da sfondo a delle canzoni, quali: “La ballata del sale” , “Di Buela “ e “Ohi bambulè”. Nel 1971 si trasferì a Palermo, e questa città per la cantante rappresentò una fonte d’ispirazione, rendendo il suo repertorio artistico sempre più ampio.
Tutta la sua vita fu costellata di sacrifici ed eventi che la portarono a superare momenti difficili e drammatici, se la musica in diverse occasioni fu il modo per superare tali momenti la sua voce fu il potente mezzo con cui descrisse le condizioni meno privilegiate della Sicilia, quelle dove povertà, dolore e ingiustizia la facevano da padrone e condannando apertamente la mafia con i suoi testi.
Fino ai trent’anni visse in una condizione di analfabetismo, e quando lo fece scrisse tutto quello che noi conosciamo: testi di carichi di dolore e verità, specchio della realtà vista dai suoi occhi e del periodo che stava vivendo. Rosa era una donna tosta, non si è mai fatta problemi nel denunciare in piazza tutte le condizioni misere in cui l’uomo viveva, in particolar modo la donna , assieme al poeta Ignazio Buttitta, esaltando anche il Sud Italia , vantandone il dialetto e portando per le strade una musica autentica, fatta di sola verità.
Per lei il canto era una sorta di protesta.
Amava la Sicilia, ma non ne amava i problemi e le concrezioni mentali che l’affliggevano.
Non aveva niente, ma ha dato tutto quel che aveva pur di aprire gli occhi e non lasciarsi sottomettere. E del suo “tutto” rimasto non abbiamo che i testi e le registrazioni targate RCA e Cetra Folk, tra questi la celebre Cu Ti Lu Dissi, lo specchio reale di quello che è stata.
Rosa e il suo capolavoro
Una donna forte, come tutte le siciliane. Una donna che ha rischiato e che non ha mai avuto paura di lottare per ciò che riteneva giusto, una donna che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi errori e di scappare dalla sofferenza. Fra le tante cose, forse, nella vita di Rosa on si può dire che ci sia stato amore. Eppure, lei lo canta in una delle sue canzoni più celebre: Cu ti lu dissi. Sarebbe sbagliato pensare che Rosa avesse potuto cantare un amore felice, privo di rinunce e di assenze. Infatti, l’amore cantato dalla cantautrice siciliana è quello tragico e doloroso che si alimenta solo e soltanto dall’impossibilità, per un motivo o per un altro, di possedere la donna amata. Affermare questi ci riporta indietro di qualche secolo, nel XIII, quando Dante inaugura una nuova fase della forma poetica, quella stilnovista. Questa è caratterizzata da quello che in letteratura è noto come “amor cortese”, ossia quel modus amandi i cui l’uomo sottosta alla donna attendendo da lei una ricompensa che non arriverà mai, alimentando la sofferenza dell’amante. In parte, nei versi di questa canzone della Balestrieri si intravede un amore tragico e doloroso
Cu ti lu dissi ca t’haju a lassari?
Megghiu la morti e no chistu duluri
Ahj ahj ahj ahj, moru moru moru moru
Ciatu di lu me cori, l’amuri miu si tu
Ahj ahj ahj ahj, moru moru moru moru
Ciatu di lu me cori, l’amuri miu si tu
Lui è costretto a lasciare la sua donna e preferirebbe morire piuttosto che vivere e subire questo dolore. Si parla di dolore poiché la lontananza dalla sua donna, certamente, non deriva sa una sua volontà; infatti, lei è per lui il fiato del suo cuore, il suo amore. Inoltre, la sofferenza dell’abbandono è intensificato dal fatto che lei fu il primo amore
Lu primu amuri lu fici cu tia
E tu, schifusa, ti stai scurdannu i mia
Paci facimmu, nicaredda mia
Ciatu di l’arma mia
Il suo caso rientra sicuramente tra quelli esemplari: esempio del coraggio, della donna che non ha paura di dire la verità, messaggera di lealtà e forza. Una donna che non si è arresa davanti a nulla , anche quando nella sua vita tutto sembrava perso e quando non le rimaneva che la musica per comunicare in modo efficace, per colpire dritto al cuore e ai pensieri della gente.
Sembra strano che anche la sua terra ignori la sua esistenza, ma noi no, parafrasando il titolo di un brano dei Nomadi, checché se ne dica Rosa vive e canta ancora insieme a noi.
Dario del Viscio
Giusy Pannone
Isabella Cassetti
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