La Rappresentante di Lista: dalle strade di Palermo al red carpet di Sanremo
“Ci rendiamo conto che esistono degli standard che fanno di un brano un prodotto allineato e con un certo numero di possibilità di ricevere gli allori dell’alternative ieri come dell’indie o dell’IT Pop oggi. Le possibilità di non cedere a questi schemi sono innumerevoli. Spesso basta semplicemente affidarsi alla propria creatività. Il mio timore è che a volte si abbia più la necessità di confezionare quello che si è scritto per il desiderio di esporsi e di ricevere consenso più che per il desiderio di comporre musica. Il nostro queer pop è figlio della nostra curiosità e del divertimento che ci assale in studio e in sala prove”
(La Rappresentante di Lista per Bossy, 2019)
Le origini della Rappresentante di Lista
L’idea nasce dalla mente dei poco più che ventenni Dario e Veronica, lui palermitano e lei pisana, nel 2011.
Caso vuole che, nello stesso anno, Veronica fosse iscritta come rappresentante di lista in uno dei partiti politici al referendum abrogativo del 2011 sull’energia nucleare, da qui il nome con cui si sono presentati al pubblico.
Il loro primo album in studio, intitolato (Per la) via di casa esce nel 2014, prodotto Roberto Cammarata presso il Teatro Garibaldi Aperto di Palermo, è incentrato sulla ricerca della propria via, del proprio posto nel mondo nel momento in cui si lascia la propria zona di comfort e, per transizione, la ricerca di un’identità.
Questo primo lavoro vale al duo non solo l’attenzione dell’etichetta bolognese Garrincha Dischi ma anche una finale a Musicultura 2014.
Il secondo album, Bu Bu Sad, esce nel 2015 ed è il risultato di un’unione non solo di generi, dal jazz al synth pop, ma anche dell’unione degli originali membri con l’ingresso, nella formazione dal vivo, di Marta alle percussioni, Enrico alle tastiere ed Erika (sorella minore di Veronica) alle chitarre e ai fiati; con questo nuovo disco e questa nuova formazione, nel giugno 2016 partecipano alla VII edizione del contest Musica da Bere vincendo il premio della rete dei Festival per la migliore esibizione live.
L’inizio della salita…
E’ tuttavia nel 2018 che, dopo tre anni di silenzio, irrompono nuovamente nella scena indipendente con il singolo Questo Corpo.
La canzone parla del rapporto controverso della protagonista con il suo corpo di donna e mostra tutta la propria forza e le proprie pulsioni.
Veronica stessa dichiara che, nella scrittura del brano, pensa al proprio essere donna, a un’immagine dolceamara, travolgente e, simultaneamente, piacevole.
Il singolo anticipa l’uscita del terzo album, Go Go Diva, che tratta il rapporto dell’individuo con il proprio corpo visto come strumento di esperienza diretta nonché di conoscenza, concetto descritto bene dal perfetto greco οἶδα.
Sintesi del fil rouge dell’intera opera è, sicuramente, la copertina ritraente Dario e Veronica in procinto di spogliarsi.
Ispirato alla figura di Lady Godiva, l’album viene accolto positivamente dalla critica e lancia il gruppo in una serie di importanti tappe, tra cui il concerto del Primo Maggio 2019.
Sono in gara anche a Sanremo 2021 con il brano Amare che continua sul filo narrativo di Go Go Diva, puntando tuttavia al concetto di rinascita.
…fino al secondo red carpet
Ormai nel solco del mainstream, La Rappresentante di Lista trova, in seguito all’esperienza sanremese, lo spunto per pubblicare un nuovo album, intitolato My Mamma.
La copertina ritrae un omaggio a L’origine du monde di Gustave Courbet ripensato da Manuela Di Pisa, disco definito dalla stessa band “fluido e pieno di spigoli”.
Esemplificativo in tal senso è il singolo Religiosamente, scritto con Pacifico.
L’origine è un motivo ricorrente ripreso anche dal primo romanzo del gruppo, Maimamma, nonchè dalla protagonista Lavinia
Il primo febbraio 2022, durante la prima serata del Festival di Sanremo, la band si ripresenta in gara con il brano Ciao Ciao, esibendo un look nuovo e anche una certa virata verso un genere che oseremmo definire funk e dance.
Per un orecchio poco attento questo potrebbe essere il tormentone estivo ideale: ci si accorge che la tematica è tutt’altro che leggera.
Il brano parla di severi cambiamenti climatici, come ammesso dal gruppo stesso.
Ma vediamolo in alcune sue parti più da vicino
“Come stai bambina?
Dove vai stasera?
Che paura intorno…
È la fine del mondo.
Sopra la rovina sono una regina,
Mammamma…
Ma non so cosa salvare.
Sono a pezzi, già mi manchi
Occhi dolci, cuori infranti.
Che spavento,
Come il vento,
Questa terra sparirà.”
Ebbene, quello che vediamo è la conseguenza inevitabile di una terra avvelenata, non c’è soluzione di ritorno. Il mondo è condannato all’estinzione, tuttavia nel caos generale si pensa a fare festa per affrontare la fine imminente, festa dove però non manca un senso di malinconia e di assenza, forse il soggetto narrante si riguarda indietro e ha qualche rimorso. Non c’è niente da vincere e niente da difendere o salvare, finisce qui.
“Mentre mangio cioccolata in un locale,
Mi travolge una vertigine sociale.
Mentre leggo uno stupido giornale,
In città è scoppiata la guerra mondiale.“
L’umanità è in preda a un senso di distruzione, e mentre chi narra cerca di fingere indifferenza davanti ai propri occhi si consuma “l’ultima ora dell’uom fatale”, non ci sono più schieramenti nè guerre tra nazioni, ognuno lotta contro l’altro o, nel caso migliore, contro sè stesso.
“Questa è l’ora della fine,
Romperemo tutte le vetrine.
Tocca a noi, non lo senti, come un’onda arriverà.
Me lo sento esploderà, esploderà!
La fine del mondo è una giostra perfetta.
Mi scoppia nel cuore la voglia di festa.
La fine del mondo, che dolce disdetta.
Mi vien da star male, mi scoppia la testa!
Con le mani, con le mani, con le mani
Ciao ciao
E con i piedi, con i piedi, con i piedi
Ciao ciao
E con le gambe, con il culo, coi miei occhi
Ciao ciao
E con la testa, con il petto, con il cuore
Buonanotte, bonne nuit
E bonne nuit e ciao ciao.”
L’anarchia regna sovrana, la fine ha suscitato isteria di massa, tanto da rompere le vetrine mentre si celebra la danza a cui non ci si può sottrarre, come un rito ancestrale, praticato dai danzatori sufi o dalle comunità sciamaniche, lo stesso ritornello porta a un’immagine di corpi in movimento, corpi che si attorcigliano e si dimenano nel cuore della notte, notte a cui non si può far altro che dire “bonne nuit e ciao ciao”, e non perché non ci sia niente da dire ma perché less is more, e funziona benissimo così.
Dario del Viscio
Sito: https://lrdl.it/
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