Il nostro panorama artistico nazionale ed internazionale quest’anno è passato alla ribalta per cause tristemente non piacevoli, che hanno acceso aspri dibattiti e resi avversi gruppi ambientalisti.
La prima opera ad essere stata presa di mira è stata la Gioconda di Leonardo Da Vinci il 29 Maggio scorso, seguita dal lieve danneggiamento dell’opera “The Hay Wain” di John Constable da parte del gruppo “Just stop oil” a Londra che ha creato maggiore scalpore con il lancio di una zuppa di pomodoro verso l’opera “I girasoli” di Van Gogh il recente 14 Ottobre: (https://www.lavocedelsud.org/ecologismo/)
Quest’ “epidemia” di azioni controverse ci ha spinto ad approfondire possibili soluzioni alternative alla crisi ambientale attraverso Clarissa Canfora, classe 93’, docente di Scienze e una delle fondatrici di “Ecoadventures Girls”,partendo dal libro “Saggio erotico sulla fine del mondo”.
“Saggio erotico sulla fine del mondo” pubblicato nel 2021 rappresenta una disamina cruda sulla posizione dell’uomo rispetto alla crisi ambientale. Il tutto raccontato in chiave ironica come solo sa fare Barbascura X, chimico, divulgatore scientifico e celebre sul web per la sua rubrica “Scienza brutta”.
Nel suo saggio, il Pc Amigo, protagonista e autore del saggio, che prende coscienza propria in un mondo distopico insieme all’ultimo superstite umano Rino Bretella, cela tutte le nostre contraddizioni in qualità di esseri umani. “La terra che vive da 42.000 milioni di anni potrebbe fare a meno di noi uomini che vi risiediamo da poco di 2 milioni di anni e la cui preoccupazione principale risiederebbe nel salvare la nostra pelle.”
Che sia egoismo o vera filantropia, non possiamo fare a meno di chiederci se in fondo qualche soluzione ci sia ancora o se ci tocca aspettare il countdown dell’orologio digitale installato nel 2020 da Gan Golan e Andrew Boyd a Manhattan, seguito dal messaggio “la terra è al capolinea” e farci prendere dall’eco-ansia o come direbbe Rino Bretella “dal pessimismo cosmico”!
Prevenire gli incendi si può
Uno degli eventi che ci ha fatto prendere coscienza sulla gravità della crisi ambientale e che passa in rassegna all’interno del saggio è stato l’incendio australiano del 2020 susseguito dall’amarezza con cui il governo ha gestito l’emergenza, provvedendo all’abbattimento di 10.000 dromedari perché “bevevano troppo”.
Dinanzi a questi disastri naturali ci viene da chiedere perché non attuare un’azione preventiva. Clarissa Canfora, dottoressa forestale e ambientale, ci ha raccontato una possibile soluzione:“E’ possibile prevenire parte delle cause di incendi boschivi attraverso la selvicoltura preventiva, aumentando lo spazio tra un albero e un altro, eliminando parte del carico di combustibile depositato a terra sotto forma di rami secchi.
Si tratta di interventi impattanti sull’ecosistema bosco? Certamente si, ma hanno il potere di impedire eventi ancora più dannosi per il bosco e la biodiversità”. Ed aggiunge: “I fattori base che influenzano gli incendi boschivi sono i combustibili vegetali,le condizioni meteorologiche e le caratteristiche del territorio.
Nei combustibili vegetali l’ingrediente più importante è il contenuto d’acqua, che a sua volta dipende da precipitazioni, vento, temperature e umidità atmosferica. Quando questo valore è minore del 25 % c’è rischio incendio. Ad oggi ci ritroviamo dinanzi un peggioramento della siccità territoriale”.
Contro la siccità arriva l’agricoltura acquaponica ed idroponica
Siccità che in Italia stiamo vivendo sempre più da vicino:la diminuzione del livello dell’acqua del fiume Po per “Legambiente” non può essere definita “un’emergenza ma una crisi climatica”. Allo stesso tempo, nel periodo estivo, si sono scatenate delle vere e proprie “bombe meteorologiche” ossia precipitazioni intense ma di breve durata che, secondo “Coldiretti”, hanno creato una devastazione da 6 miliardi di euro. Il clima in Italia dunque sembra assumere sempre più le caratteristiche di un clima tropicale.
Secondo l’analisi del rischio CMCC Italia, Spagna meridionale e Grecia sono a rischio di desertificazione.
Lo scenario alternativo che quindi potremmo prospettarci in futuro, unito dall’esigenza del sovrappopolamento (secondo la recente stima Onu la popolazione mondiale si attesterebbe a 8 miliardi) è l’utilizzo di un’agricoltura idroponica, nella quale le piante vengono coltivate in assenza di terreno, col solo impiego di acqua arricchita di tutte le sostanze nutritive di cui i vegetali necessitano.
Un altro tipo di agricoltura sostenibile è quella acquaponica, i cui nutrienti fondamentali per la crescita delle piante vengono forniti dall’allevamento del pesce di cui queste sostanze costituiscono i principali prodotti di scarto. Le varietà vegetali coltivabili sono molteplici, come zucchine, melanzane o pomodori o erbe aromatiche. Allo stesso modo, è possibile allevare in acquaponica la pressoché totalità delle specie ittiche di acqua dolce, dalle trote alle carpe.
L’alimentazione vegana a favore delle risorse idriche
L’alimentazione sembra quindi assumere un ruolo chiave nello sfruttamento delle risorse idriche per la quale è preferibile un’alimentazione vegetariana e vegana.
E’ proprio su questo che si è concentrati nel primo festival anti-specista ed ecologista tenutosi a Viterbo dal 7 al 10 Ottobre presso il rifugio Hope presenziato dalla nostra Clarissa Canfora che ci ha raccontato:“Al festival sono intervenuti gli esponenti di “sea shephered” che ogni giorno combattono la pesca intensiva, la giornalista Sabrina Giannini che ha presentato i retroscena sull’ industria della carne e il personal trainer “fabrizio vegan trainer”che ha illustrato come l’esser vegano non implichi un danneggiamento per la prestanza fisica”. Non solo é dannoso lo stereotipo di uomo macho che mangia una bistecca ma lo é anche per l’ambiente!
Infatti,secondo il Water Footprint Network, per produrre un solo chilogrammo di manzo servono oltre 15.400 litri d’acqua. Un volume enorme del quale la componente maggiore viene investita per coltivare il mangime necessario per nutrire il bestiame.
A proposito di risorse, è bene sempre ricordare che abbiamo un solo pianeta terra e che le sue risorse sono limitate. Parliamo di “Overshoot day” il giorno nel quale il pianeta ha terminato le risorse disponibili per la sopravvivenza degli esseri umani. Nel 2020 “l’Overshoot day”è giunto al 22 Agosto perché con la pandemia da Covid-19 si sono limitati gli spostamenti facendo crollare una tra le principali fonti di emissioni:i viaggi in aereo.
Black friday: nuova minaccia per l’inquinamento
A favorire maggiore inquinamento però ha contribuito un fenomeno più recente,che potremmo definire il simbolo del consumismo spasmodico. Con la sua ricorrenza annuale il venerdì successivo al giorno del Ringraziamento in America, il Black Friday è un bollino nero anche per l’inquinamento. Si stima che lo shopping online durante il Black Friday nel 2021 abbia rilasciato 386.243 tonnellate di carbonio nell’atmosfera e che gli acquisti online producano maggiore inquinamento a causa del maggior numero di imballaggi e trasporti.
Come possiamo divenire dunque più consapevoli e ridurre gli sprechi? Innanzitutto bisogna ponderare bene le scelte d’acquisto,considerando che, con il Black Friday, c’é stato un aumento dei resi e quindi maggiori trasporti!
Bisognerebbe inoltre iniziare ad entrare nell’ottica di un’economia circolare e non lineare. Un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo per ridurre i rifiuti al minimo.
Perchè non riusciamo a fare ancora la nostra parte?
Questi ed altri consigli potrebbero sembrare una sterile retorica e spingerci a chiedere perché dovremmo fare la nostra parte se personaggi famosi non se ne importino, come Chiara Ferragni, che ha affittato un jet privato per un aperitivo in Svizzera.
Jonathan Safran Foer nel suo libro “Possiamo salvare il mondo, prima di cena” spiega come durante la seconda guerra mondiale i cittadini americani accettarono collettivamente grandi sacrifici quali razionamenti sui consumi, materiali e carne perché forse si applicarono due principi, sostiene Barbascura X:
1.Il nemico aveva un volto (Hitler).
2.I razionamenti coinvolgevano tutti.
In questo caso non bisogna dimenticare l’egoismo umano, né il fatto che non sarebbe carino scoprire allo specchio che quel nemico siamo proprio noi che ignoriamo soluzioni che “sono scomode, fanno sudare”.
Riprendendo Barbascura X:“è un po’ come iscriversi in palestra. Ma non è che se ti iscrivi in palestra ti aspetti il giorno dopo di diventare Schwarzenegger. Gli strumenti ecologici sono evidenziati in ogni possibile modo da svariati decenni dai personal trainer della comunità scientifica (scienziati). Purtroppo, come sempre, non si parla di bacchette magiche ma di lunghi percorsi che richiedono zelo, sudore e costanza”.
Carmen Allocca
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