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Marco Pantani, il più grande ciclista italiano della storia nonché uno dei più surreali casi giudiziari di questo Paese. Vi avevamo già raccontato lo scorso febbraio, ricordando i 20 anni dalla morte del Pirata (https://www.lavocedelsud.org/ventanni-senza-marco-pantani/), tutta la vicenda che ha distrutto l’uomo ed il campione, sottolineando in particolare i numerosi punti oscuri che hanno in fretta archiviato l’inchiesta alla voce “suicidio”.

Ma c’è chi non si è mai arreso e mai si arrenderà al cospetto di una realtà distorta, di una vera e propria ingiustizia. Mamma Tonina e papà Paolo, in questi anni, hanno raccolto prove su prove cercando di far riaprire il caso che riguarda la morte del proprio figlio. Saltuariamente, forse anche per esigenze di facciata, qualche Procura si è mostrata sensibile all’argomento, riaprendo ed archiviando il caso nel tempo che più o meno intercorre tra Natale e Santo Stefano.

Caso Pantani, uno spiraglio da Trento

Qualche giorno fa, però, a fare la cosiddetta “mossa” è stata la Procura di Trento. Il riferimento è alla riapertura del caso Pantani a partire dal 5 giugno 1999, perché quel giorno il campione di Cesenatico fu ucciso per la prima volta, nell’animo. Quella provetta che ha sancito l’uscita di scena del Pirata da un Giro d’Italia già conquistato in largo anticipo per il secondo anno consecutivo è stata palesemente alterata. Questo sostengono da 25 anni tutti coloro che conservano adeguate facoltà logico-intellettive; in poche parole, chiunque sia sano di mente, leggendo tra le righe della vicenda, non può che concludere con una frase: Pantani è stato incastrato.

Il controllo del valore di ematocrito avvenuto ad un orario insolito, la provetta già numerata prima ancora del prelievo e poi lasciata chissà dove in attesa che qualcuno la correggesse in base al volere dei famosi “poteri forti”. Le premesse per fare giustizia sono sempre lì, in attesa di un essere di buona volontà, in attesa di giustizia.

Oggi a Trento si ricordano delle parole chiare, dirette di Renato Vallanzasca, delle rivelazioni che svelano gli interessi della camorra nel far perdere la maglia rosa a Pantani. Oggi, mentre le strade del Tour incoronano un nuovo, grande fuoriclasse qualcuno s’è messo la mano sulla coscienza e magari, pensando un po’ più alla deontologia che alla carriera, si mostrerà davvero coraggioso nel dichiarare, un giorno si spera non così lontano, la pura verità: Marco Pantani è stato ucciso.

Felice Marcantonio

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