Perché si festeggia il carnevale? Quali sono le sue origini?
Il carnevale è una festa più antica di quanto si pensi. Vestiti stravaganti, carri festosi, rituali bizzarri hanno in realtà un significato complesso: esorcizzare la quotidianità facendo cose fuori dal normale, una sorta di periodo dell’anno in cui tutto è lecito e niente può essere giudicato strano.
ORIGINI DEL CARNEVALE
Il carnevale ha origini molto antiche, prima di essere una festa religiosa è stata una festa pagana. Le sue radici affondano nel mondo greco e romano.
In Grecia si celebravano le feste dionisiache in onore appunto di Dioniso, dio dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi, a Roma si celebravano i saturnali, in onore di Saturno, dio dell’agricoltura. Gli scopi di questi festeggiamenti si perdono nel mito: nella civiltà romana ad esempio era un modo per propiziarsi un buon raccolto in primavera.
Ciò che è certo è che era un momento di sregolatezza. Già nel mondo antico c’era l’usanza di mascherarsi. A Roma c’era un vero e proprio sovvertimento dell’ordine sociale, in questo periodo anche gli schiavi potevano considerarsi pari ai propri padroni proprio perché resi irriconoscibili dalle maschere. È la festa della trasgressione in cui si mangia, si beve di più, si balla, ci si traveste, si fanno cose che nella quotidianità sarebbero viste in modo anomalo. Un vero e proprio rovesciamento dell’ordine.
IL CARNEVALE NEL MONDO CATTOLICO
L’etimologia della parola “carnevale” deriverebbe dal latino carnem levare, che significa letteralmente “togliere la carne”. Questa festività è stata infatti assimilata dal mondo cattolico in quanto indicava l’ultimo banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale (il martedì grasso) prima del periodo di astinenza e digiuno dettato dalla Quaresima durante la quale a nessuno era concesso mangiare carne.
Non ha una data fissa, dipende ogni anno da quando cade Pasqua. Il carnevale inizia la prima domenica delle nove che precedono quella di Pasqua. Raggiunge il culmine il giovedì grasso e termina il martedì successivo, il martedì grasso che precede il Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima. La Quaresima è un periodo in cui si invitano le persone alla conversione a Dio. Sono pratiche tipiche di questo momento il digiuno, la penitenza e un’intensa attività di preghiera. Ecco spiegato perché c’è bisogno di un momento di trasgressione e sregolatezza prima di un periodo così rigido.
IL CARNEVALE IN ITALIA
Il carnevale è una festa diffusissima specialmente in Italia. Tra i più famosi ci sono sicuramente quello di Venezia, Viareggio e Ivrea, ognuno con caratteristiche differenti.
Quello di Venezia è sicuramente il più famoso, richiama visitatori da tutto il mondo. Ci sono molti rituali ma quello più caratteristico è il “Volo dell’angelo”: consiste in un acrobata che attraversa Piazza San Marco su una fune a 50 metri dal suolo (con tutte le protezioni del caso).
Anche il carnevale di Viareggio è considerato uno dei più importanti al mondo. Ha da sempre come tema principale la satira politica e sociale rappresentata da imponenti carri anche mobili. Ogni anno 3 colpi di cannone sparati dal mare segnano l’inizio delle festività.
Il carnevale di Ivrea invece affonda le sue radici in una rivolta popolare contro un barone che affamava tutta la città. Si rivivono i momenti della ribellione attraverso la battaglia delle arance del martedì grasso: il popolo, rappresentato dagli “arancieri a piedi” sprovvisti di qualsiasi protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del feudatario, rappresentate dai “lottatori” su carri trainati da cavalli.
IL CARNEVALE IN SARDEGNA
Degno di nota e poco conosciuto è anche il carnevale in Sardegna. È una festa molto sentita legata al mondo agropastorale. Ci possono essere davvero tante varianti e usanze diverse da paese a paese ma ciò che le accomuna sono sicuramente i rumori di campanacci per le vie, i volti scuri di fuliggine e un’aria di paura mista ad allegria. Ci sono varie maschere caratteristiche ma la più celebre è sicuramente quella dei Mamuthones di Mamoiada. Questo personaggio è composto da una maschera in legno nera, una berritta (un copricapo) e il caratteristico gilet in pelle di pecora su cui poggia un carico di circa 30 kg di campane di dimensioni diverse. I Mamuthones sono accompagnati dagli Issohadores che hanno degli abiti più preziosi: camicia rossa e decori floreali, tra le mani tengono una fune con cui catturano il pubblico durante l’esibizione. Solitamente ci sono 12 Mamuthones che avanzano con dei salti ritmici, accompagnati da 8 Issohadores che si muovono disordinatamente. Probabilmente rappresentano il pastore che mantiene le greggi ma il significato di questi travestimenti si perde nella storia e nel mito, forse è proprio questo il fascino di questi rituali.
Alessandra Cau
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