Cannavò si racconta al Teatro Turi Ferro di Acireale
Il teatro Turi Ferro sembra una costruzione d’altri tempi incastonato com’è tra i palazzi storici della cittadina siciliana di Acireale, che regala un vero e proprio tuffo nel passato. Lo regala non solo a chi ha il piacere di assistere ad una rappresentazione seduto in una poltrona della sua platea, ma anche a chi come noi si ritrova ad ammirarne la sua costruzione dall’esterno.
Ed è proprio qui che, alla fine di una sua lezione, incontriamo Carmelo Rosario Cannavò.
Ci accoglie calorosamente, facendoci accomodare di fronte a quel palcoscenico che, ne siamo sicuri, è stato più volte un testimone muto di tante sue rappresentazioni di successo.
Allora signor Carmelo R. Cannavò, da dove nasce il suo amore per il teatro e la recitazione?
«Nasce in maniera inconsapevole. Mi piace pensare che il teatro mi abbia come risucchiato. Mi appartiene da sempre, fin da quando da bambino le mie sorelle mi travestivano per far ridere le zie più anziane o i nonni. Un “fuoco” mi covava all’interno e cercavo di seguirlo inconsapevolmente. Ho iniziato con la radio[…] e un giorno in trasmissione un’attrice mi convinse a prendere parte come sostituto ad una commedia. Mi resi conto che quella poteva essere la mia strada più tardi con Filomena Marturano. Partecipai a produzioni sempre più importanti e presi parte a diverse opere da protagonista in giro per l’Italia. ».
Ricordiamo che Cannavò ha partecipato a fiction della tv come “L’onore e il rispetto 3”, “Il capo dei capi” e “Come un delfino”, mentre per il cinema ha recitato in “Baaria” di Giuseppe Tornatore e “Terraferma” di Emanuele Crialese.
Sappiamo che ha preso parte a progetti importanti. Vuole parlarci di queste sue esperienze che si discostano un po’ da quelle teatrali di cui abbiamo parlato prima?
«Il mio primo ruolo in televisione fu per Erano soltanto mille per la regia di Stefano Reali. Adoravo il ruolo di Gaetano Rivò, un patriota siciliano motivato da grandi ideali. Successivamente grazie a questo ruolo Reali mi richiamò per interpretare il padre di Raul Bova nella fiction Come un delfino.
Emozionante è stato anche il provino per Baaria di Giuseppe Tornatore. Ricevere un suo “Bravo. Spero di rivederti presto!” è stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera».
Spulciando nella sua biografia abbiamo appreso che ha attenuto nel corso degli anni anche degli importanti premi. Qual è il riconoscimento che l’ha emozionata di più?
«Forse il fatto che siamo stati “spettacolo dell’anno” con La vera storia del bandito Giuliano ( 2019 ). E’ uno spettacolo che sento mio, dato che l’ho scritto ed interpretato insieme ai miei due figli che facevano parte del cast. Da quello è nato poi successivamente Sicilia stupor mundi, con cui voglio trasmettere nelle scuole e in tutti i luoghi dove l’ho portato in scena l’orgoglio di essere siciliano e l’amore per la nostra terra».
E’ inoltre il direttore artistico dell’associazione Teatro Stabile di Acireale e ha l’importante compito di formare nuovi attori. Come vive questa sua esperienza? Cosa cerca di trasmettere loro?
«Cerco di trasmettere loro lo stile, la professionalità, lo studio, il senso di responsabilità. Cerco in loro la passione. Mi piace rappresentare uno spettacolo che lasci qualcosa: un interrogativo, una sensazione positiva, un dubbio».
Qualche progetto che ha organizzato con i ragazzi di cui vuole parlarci?
«Sicuramente il film I fuorigioco. E’ un film che da un messaggio positivo sulla cooperazione generazionale e lo abbiamo girato durante il Covid.
E’ stato proiettato anche in alcune scuole della nostra zona, riscuotendo molto successo tra i giovani. E’ un film che stimola la riflessione, che ci fa sorgere degli interrogativi sull’immagine che abbiamo di noi».
Tornando ai personaggi che ha interpretato, ce n’è uno a cui è particolarmente affezionato?
«Senza ombra di dubbio Liolà di Pirandello, è stato il mio primo ruolo da protagonista e sento mia la sua “bonaria furbizia”».
Per concludere, qualche consiglio che vorreste dare a chi come lei vuole intraprendere la carriera dell’attore?
«Sicuramente suggerisco di non pensare di usare l’arte solo per lavoro. Lavorare in questo mondo non è facile. Cercate di capire se è veramente la cosa che volete fare, sapendo però che è la strada più difficile da intraprendere».
Così si conclude la nostra intervista, che tra momenti seri e di ilarità, ci ha mostrato non solo un attore professionalmente serio e preparato, ma soprattutto un uomo umile dei quali il mondo ( e non solo quello dello spettacolo ) avrebbe molto più bisogno.
Ecco alcuni dei suoi lavori:
Federica Leonardi
No responses yet