Sei tranquillamente seduto su una sedia, stai guardando un film con la tua famiglia o con la tua ragazza. Oppure sei in piedi, stai ascoltando il tuo migliore amico, parlate di cose vostre. O stai dormendo come ogni notte d’estate.
In verità, sei rimasto alla prima scena del film, perché accusi un po di nausea, è stata probabilmente la pizza che non hai digerito. Le parole del tuo amico ti rimbombano nelle orecchie, è un suono straziante, perché ti sembra di non aver i piedi a terra, ma è probabile che sia solo una sensazione. E ti sveglia di soprassalto, dal sonno, un battito troppo forte, rumoroso e pressante per il tuo corpo stesso, casualità. Nel frattempo tu sei lì, in queste circostanze convinto che, in fondo, è solo un momento. Capita.
Un filosofo ben noto affermò: “l’uomo è una macchina, ma anche gli animali lo sono. La differenza sta nel fatto che i primi sono ‘esseri pensanti’ e pienamente viventi; gli altri, invece, no, perché mossi esclusivamente dall’istinto bestiale.” Probabilmente sapeva ciò che diceva.
Nonostante ciò, l’uomo spesso e volentieri cade nelle sue stesse distrazioni. Il pensiero stesso lo allontana dagli impulsi e dagli istinti.
Ciò che ne consegue è un atteggiamento prettamente razionale, che spesso sfocia nella superficialità, la stessa che porta l’uomo a dimenticare il motivo per il quale, in effetti, viene definito una macchina perfetta.
L’incapacità di “ascoltarsi” è diventata uno dei problemi di ampio spessore del genere umano.
La situazione sopra citata descrive con semplicità tre stati d’ansia. Essa è un’ emozione caratterizzata da una sensazione di tensione, minaccia e preoccupazione e ne conseguono vari cambiamenti a livello fisiologico. Mentre la paura è una reazione emotiva ad un pericolo reale ed immediato, l’ansia risponde ad una minaccia futura percepita, ed è bene distinguerle. L’aspetto di ‘immediatezza’ tipico della paura è in contrasto con quello di ‘previsione’ che caratterizza l’ansia. Infatti la paura ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare una minaccia o fuggire da essa, l’ansia ci aiuta ad individuare minacce future e a premunirci contro di esse.
Ansia: quali sintomi?
Ci paralizza e non è semplice identificarla, malgrado si manifesti con determinati sintomi. Essi sono:
- Cognitivi:
- sensazione crescente di allarme e pericolo
- insorgenza di immagini, ricordi e/o pensieri nega
- senso di vuoto mentale
- sensazione di essere osservati e/o di essere al centro dell’attenzione altrui.
- Comportamentali: tra i più frequenti troviamo l’evitamento, ovvero il tenersi lontani da tutte quelle situazioni che possono provocare ansia. Ciò ha un impatto negativo soprattutto quando esso riguarda situazioni utili all’individuo (ad es. prendere i mezzi pubblici, parlare in pubblico, sostenere un esame, ecc.). In alcuni casi la persona ansiosa può adottare comportamenti passivi e di sottomissione.
- Fisici
- Sintomi cardiorespiratori: tachicardia, senso di oppressione al petto, sensazione di affogare, dispnea, ecc.
- Sintomi vestibolari: sensazione di instabilità, vertigini, sensazione di svenimento, ecc.
- Sintomi gastrointestinali: nausea, vomito, mal di stomaco, tensione e/o dolori addominali, diarrea, ecc.
- Sintomi psicosensoriali: disorientamento,derealizzazione, depersonalizzazione, ecc.
Tutto ciò quanto può influire sulla nostra salute?
Il corpo ci parla, dando voce a ciò che la nostra mente non riesce ad accettare, comunicare liberamente o, in casi come questo, a non averne una sufficiente consapevolezza.
Ed è così che ciò è trasformato in malessere fisico e generando sintomi psicosomatici. Essi sono caratterizzati dalla presenza di sintomi fisici di varia natura che non trovano riscontro in una condizione medica definita e che hanno origine, con buona probabilità, da un conflitto interno e dunque di tipo psicologico.
Non è un caso che la maggior parte di essi risultano essere gli stessi nella categoria dei sintomi fisici dell’ansia dai cardiorespiratori ai gastrointestinali e urinari.
Cosa ne consegue?
Occorre sottolineare che, in realtà, la manifestazione corporea dell’ansia è multiforme e varia da individuo a individuo. Inoltre uno stato di ansia costante espone al rischio di insorgenza o peggioramento di molte patologie psicosomatiche come l’asma e l’ulcera duodenale. Alcuni sintomi fra quelli sopra elencati sono tipici dell’attacco di panico (es: tachicardia, dispnea, capogiri, iperidrosi, nausea), mentre altri possono essere presenti per lungo tempo anche nei momenti in cui la persona non si sente “agitata” (fase acuta). Quando l’ansia è una condizione costante e pervasiva l’organismo vive uno stress intenso che provoca delle vere e proprie modificazioni alla sua fisiologia. Ad esempio l’aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo simpatico e della secrezione di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina influisce sul battito cardiaco, sulla pressione sanguigna e sul funzionamento del sistema immunitario.
Come detto sopra, questi sintomi compaiono in differenti combinazioni nei singoli casi, ma ciò che accomuna i sintomi somatici è spesso la loro persistenza e anche intensità, che motiva la persona che ne soffre a dubitare che si possa trattare “solo” di ansia.
Il consiglio alle persone che si chiedono “può la sola ansia farmi stare così male?” Si. E’ la rappresentazione del cosiddetto “effetto iceberg”, la sensazione errata di avere la visione globale di un qualcosa che potrebbe sfuggire al nostro controllo.
Influendi positivamente o negativamente, sarebbe opportuno scegliere uno stile di vita sano, con attività sportive di squadra o individuali o attività come lo yoga ed il pilates.
Occorre, di certo, fidarsi del proprio medico e degli eventuali accertamenti effettuati. Sarebbe, inoltre, opportuno evitare un utilizzo improprio ed eccessivo di farmaci o psicofarmaci che attenuerebbero solamente i sintomi a meno che vi siano stati prescritti da un medico, e in questo caso rispettate le sue indicazioni per evitare fenomeni di dipendenza e di tolleranza. Inoltre, se il responso medico non indica alcuna patologia organica che sia causa dei sintomi è bene non lasciar passare troppo tempo, perché vi è sempre il rischio di veder cronicizzare o peggiorare i disturbi: è qui che interviene la figura dello psicologo.
Perno essenziale risulta essere la conoscenza di questa condizione che potrebbe risultare apparentemente sana ed una consapevolezza che porterebbe alla gestione o risoluzione di essa.
Per questo motivo, sarebbe opportuno riconoscere uno stato d’ansia, convivere con esso, ridimensionandone qualche pezzetto, sempre di più.
In fin dei conti, Cartesio non aveva tutti i torti: l’uomo è una macchina “incomparabilmente meglio ordinata, che ha in sé movimenti più meravigliosi di qualsiasi altra tra quelle che gli uomini possono inventare”.
Claudia Coccia
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