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Ci sono luoghi nella nostra bella Italia che sembrano essere sospesi nel tempo. Luoghi autentici dove la vita corre ad una velocità diversa (e sotto certi aspetti è decisamente meglio così!).

Uno di questi è incastonato nel Parco Nazionale del Gargano, tra mare e foresta, quasi a voler dialogare idealmente con quanto di più bello la natura possa offrire. Stiamo parlando di Vico del Gargano, paese della provincia di Foggia spesso dimenticato dai cultori di bellezza, diciamo pure ingiustamente. Certo, le colpe della poca visibilità di una “perla” del Mezzogiorno vanno prima trovate in casa, ma non è questo il contesto per polemizzare, cercando a tutti i costi capri espiatori.

Questa è l’occasione per far conoscere il “borgo più bello del Sud” ai troppi che ancora ne ignorano l’esistenza. A tal proposito, urge rivolgere un enorme grazie alla trasmissione di RAI 3 “Kilimangiaro” che ha permesso, nell’ambito del concorso “Il borgo dei borghi”, di restituire a Vico del Gargano un po’ di visibilità. Un grazie ancora più grande va poi rivolto alla giuria che ha dato al “paese degli innamorati”, come viene definito appunto Vico rimandando il pensiero al suo patrono San Valentino, la dignità di un quinto posto finale tra i 20 borghi italiani finalisti e più nel dettaglio l’onore di essere in prima fila nella miriade di bellezze che offre il nostro amato Meridione.

Certo, chi non ha minimamente presente cosa sia Vico del Gargano ignorerà i motivi del prestigioso riconoscimento. In questa sede verrà colta l’occasione di indagare la scelta fatta nella domenica di Pasqua che ha fatto gonfiare il petto, almeno per una volta, ai poco più di 7000 vichesi residenti nel borgo.

LE ORIGINI

Tracce di vita a Vico del Gargano sono state attestate addirittura in epoca preistorica. Nei pressi di una collina chiamata Tabor è stata infatti attestata la presenza di una necropoli dell’età del ferro. Attorno all’anno 970 abbiamo le prime testimonianze di un villaggio, in latino “vicus”, abitato da slavi che avevano ottenuto queste terre come ricompensa per la cacciata dei Saraceni dal Gargano. Con il Medioevo Vico passa letteralmente “dalle stalle alle stelle”. Prima, infatti, viene saccheggiato numerose volte, poi conosce la sua prima vera fioritura grazie a Federico II di Svevia che ne inizia a valorizzare il suo caratteristico centro storico, ampliando ad esempio il castello d’epoca normanna.

Facciata del castello normanno-svevo di Vico del Gargano

IL CENTRO STORICO: FILO CONDUTTORE TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO

Proprio il complesso labirintico di stradine che costituiscono il centro storico racchiude in sé l’essenza di Vico del Gargano. Qui, oltre alla presenza di molte delle cosiddette “confraternite”, emblema della tradizione religiosa vichese, è presente anche la Chiesa Matrice, dove è custodita la statua del santo protettore Valentino oltre al particolare tunnel chiamato “vicolo del bacio”, che ogni 14 febbraio abbraccia innamorati provenienti da tutta Italia e non solo.

Il Vicolo del Bacio a Vico del Gargano

È qui che la storia si materializza attraverso i sorrisi dei residenti, sempre pronti a fornire ospitalità ai “frustir”, come viene chiamata nel dialetto vichese la gente che non è del posto. È nel centro storico che l’anima contadina, umile ed autentica di Vico del Gargano, anzi “Voic”, si conserva nonostante barlumi di modernità abbiano toccato anche questo luogo incantato. Recentemente, è stato aperto un bando per favorire iniziative commerciali proprio nella parte antica del paese attraverso lo stanziamento di 5000 euro a fondo perduto rivolto a chi deciderà di aprire una nuova attività nel centro storico. Segnale che evidentemente anche a Vico si soffre un po’ meno di miopia!

Scorcio del centro storico di Vico del Gargano

TRA CUCINA E RELIGIONE: LA PASQUA DEI VICHESI

Immancabilmente, anche a Vico del Gargano la cucina occupa un posto di rilievo nel definire la cultura di un popolo. Le tradizioni vanno rispettate e un po’ come in tutto il Sud Italia, ad esempio, nel periodo pasquale che ci siamo da poco lasciati alle spalle mangiare carne e derivati ogni venerdì di Quaresima o nei giorni che vanno dal Giovedì al Sabato Santo equivale ad un principio di scomunica per lo sguardo di parenti e amici pronti a fulminarti al solo pensiero. Certo, poi a Pasqua e Pasquetta non ci si risparmia di certo; “grapt vdedd” è l’espressione con la quale il vichese invita il suo stomaco a fare quanto più spazio possibile per la montagna di roba che verrà ingerita. Carne a volontà nella domenica di Resurrezione seguita dal lunedì di Pasquetta, altrimenti definito “u jorn da frttet”, il giorno “della frittata”, nel senso letterale del termine. Ammassi di uova e salumi con un’altezza da fare invidia alla Torre di Pisa consumati in un’atmosfera di convivialità che non ha eguali. La vera Pasqua per Vico però si vive tra il Giovedì e il Venerdì Santo. Queste giornate vengono preparate con minuziosità dai membri delle confraternite, i quali al giovedì sera accoglieranno i fedeli nelle rispettive chiese per permettergli di ammirare gli allestimenti sempre più particolari dei sepolcri e poi, dopo aver passato una notte in bianco, essere pronti alle processioni del venerdì che uniscono nei canti di sofferenza tutta la comunità. Cantare “Evviva la croce” di ritorno da “U Cuarmn”, il Carmine (quartiere di Vico) è d’obbligo quasi come andare a scuola fino a 16 anni, anzi pure di più. Nessun vichese può esimersi dal farlo!

Il Venerdì Santo a Vico del Gargano

LA “MUPIA”: MARCHIO DI FABBRICA VICHESE

Bisogna ammetterlo; qualcuno potrà pensare che il vichese a volte sia un po’ “pazzerello”. Questo indubbiamente è vero; fa parte del folklore del luogo. Ma se proprio volete far andare fiero un vichese, o vicaiolo (per italianizzare il dialetto) chiamatelo “mupo”. E qui arriviamo a toccare un tasto che fa di Vico del Gargano un qualcosa di unico al mondo. Il termine “mupo” non ha ancora un sinonimo preciso nella lingua italiana. A Vico essere mupi è un vanto; denota colui il quale dimostra di incaponirsi su qualcosa, di tenere il punto sembrando magari impazzito, ma in realtà avendo piena coscienza di ciò che sta facendo. Qualcuno potrebbe dire cocciuto, testardo, forse un po’ fanatico. Ma la verità è che ad oggi nemmeno un vichese è in grado di definire con esattezza cosa sia “a mupoj”.

Bene, non occorre a questo punto svelare altro. Vojc va visitato e vissuto di persona, senza tramiti. Sfacciatamente propagandistico sarà il finale di questo articolo, ma non si può fare altrimenti. Le cose belle meritano di essere conosciute e il “borgo più bello del Sud” non può fare certo eccezione. Andate a Vico del Gargano e scoprirete quanto ancora volutamente non è stato svelato tra le righe.

Felice Marcantonio

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