Anche Ali ha chiuso il 2022 di nuovo in rosso, di circa 486 milioni. La Commissione Europea interviene e ordina di recuperare i 400milioni prestati nel 2019.
Qualcuno oramai parla della “maledizione Alitalia”. Anche Ali infatti ha chiuso il proprio bilancio in rosso. Quali possono essere le motivazioni di tali e tante perdite? Non si sa. Certo, il difficile periodo che stiamo affrontando, dunque i costi del carburante, il covid… non hanno di certo aiutato a rendere le cose facili. Eppure, la compagnia aerea continua a registrare e ad accumulare perdite e molti si chiedono: “ma se non ci fosse stato lo Stato a risanare tanti rossi, come avrebbero fatto?”. La risposta è abbastanza scontata: probabilmente sarebbe fallita già anni fa. Nonostante tutto, però, la compagnia esiste e resiste, anche se in vesti diverse…
Alitalia: un volo pieno di turbolenze
Alitalia nasce nel 1946 con il nome di “Aerolinee Italiane Internazionali”. Si tratta della prima compagnia aerea italiana. Con un capitale sociale di ben 900 milioni di lire era del Governo italiano con l’IRI per il 47%, della British Airways Corporation per il 40% e la restante parte in mano a privati.
Oggi il suo nome è ITA Airways e nel corso della sua storia sono state tante le vicende che hanno portato la compagnia di bandiera ad accrescere prima la sua importanza, poi a tentare di salvarsi da gravi crisi.
Lo Stato italiano è intervenuto proprio durante alcuni di questi momenti di profonda crisi della compagnia: già nel 2008 erano stati concessi 300 milioni di euro di prestito per salvare l’azienda.
Nel 2017 è stata acquistata dal consorzio italiano “Compagnia Aerea Italiana” (CAI), formato da un gruppo di investitori italiani.
Nel 2019 ha però avuto bisogno di un nuovo aiuto da ben 400 milioni di euro, che adesso però è finito nell’occhio del ciclone.
Occorre assolutamente recuperare il prestito Alitalia
Secondo la Commissione Europea il prestito del 2019 è un aiuto di Stato illegale ai sensi delle norme comunitarie e l’Italia è obbligata al recupero maggiorato degli interessi.
La tesi della Commissione è quella che l’Italia avrebbe concesso il prestito non valutando la possibilità e i tempi di rimborso, ma concentrandosi solo a garantire la continuità dei voli nazionali ed internazionali. Sono stati citati anche altri aiuti di Stato che erano stati concessi nel 2017 e che aggravano la posizione italiana.
Il problema riguarda la violazione dell’obbligo una tantum previsto per il salvataggio e la ristrutturazione. Inoltre ciò ha dato un ingiusto vantaggio ad Alitalia sul mercato ai danni dei suoi concorrenti su rotte nazionali, europee ed internazionali. Quindi la Commissione ha ritenuto questo prestito illegittimo.
Continua poi la Commissione che la nuova compagnia Ita Airways “non è il successore economico” di Alitalia e “che pertanto non è tenuta a rimborsare l’aiuto ricevuto” precedentemente dalla defunta società.
Dunque appare evidente che il debito nel bilancio dello Stato per prestiti “illegali” a Alitalia, considerata anche la tranche di 900 milioni del governo Gentiloni, ammonterebbe così a quasi 1,3 miliardi.
Polemiche e opposizioni
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato in merito che “L’esclusione di Ita dalle richieste di restituzione del prestito ponte ad Alitalia è la dimostrazione che siamo nel giusto e continueremo su questa strada. Le conclusioni della Commissioni UE erano attese e ampiamente previste”.
La posizione del Ministro è chiara: lo Stato non ha fatto nulla di sbagliato. Anzi ha provato in qualche, o forse tutti i modi a intervenire aiutando una compagnia, ma è chiaro che non sia stato altrettanto “bravo” nel valutare quanto deficit ci sarebbe costato un intervento simile. Ali, dunque, non deve pagare.
Carmela Fusco
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