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Salvatore Totò Schillaci se n’è andato. Ci lascia così, frastornati e commossi. È la stessa sensazione provata da un bambino quando scopre che il proprio supereroe non c’è più e, in fondo, per diverse generazioni ed ancora oggi Totò è esattamente questo: un personaggio col mantello azzurro in grado di regalare emozioni.

Se ne va un pezzo d’Italia, quella fatta da instancabili lavoratori che faticano ogni giorno per ritagliarsi il proprio spazio e che, a volte, finiscono per occupare l’intera scena. Costruttori di sogni che non solo arrivano a vedere la luna ma la toccano con mano, almeno per qualche istante.

Schillaci a Messina: l’incontro con Zeman

Nato a Palermo, Schillaci trova la chiave di volta della sua carriera a Messina, più precisamente nelle mani di un maestro boemo, Zdenek Zeman. In Serie B, nella stagione ’88 – ’89, Totò metterà a segno ben 23 reti, attirando l’attenzione dell’elite del calcio italiano.

La Juventus e la Nazionale: l’anno d’oro 1990

L’avvocato Agnelli lo porta alla Juventus, dove nell’89 – 90 contribuisce ai successi in Coppa Uefa e Coppa Italia.
Quell’anno c’è il Mondiale di casa ed il c.t. Azeglio Vicini lo convoca dandogli inizialmente un ruolo da comprimario (riserva di Carnevale).
Nella gara d’esordio contro l’Austria, Schillaci entra in campo sullo 0-0 e quattro minuti dopo la sblocca di testa, su cross di Luca Vialli. Da qui prendono forma quelle notti magiche augurate agli azzurri dal duo Nannini – Bennato.
Totò non si ferma più; segna a Cecoslovacchia, Uruguay ed Argentina in semifinale. Contro Maradona e soci i rigori saranno fatali ma nella finalina contro l’Inghilterra Schillaci metterà il suo sesto timbro. Tradotto: Italia terza e Totò capocannoniere.
Arriverà poi secondo nella classifica del Pallone d’oro di quell’anno, dietro al campione del mondo Lothar Matthaus.

L’esploratore Schillaci, l’uomo Totò

Le notti magiche, in seguito, saranno solo un ricordo. Schillaci non brilla più tra Juve ed Inter. Va in Giappone diventando il primo esploratore di nuovi mondi calcistici. Qui resterà per chiudere la carriera nel 1997.

Torna quindi nella sua Italia, in veste persino di personaggio televisivo e cinematografico ma la sua impronta l’aveva già lasciata, così come l’eredità da consegnare ai posteri in un grigio giorno di settembre.
Schillaci resterà per tutti quel ragazzo umile capace di stupire e di stupirsi. I suoi occhi spiritati dopo ogni singolo goal consegnato alla rassegna mondiale del ’90 sono gli occhi di tutti coloro che inseguono con determinazione un sogno e lo rendono possibile, anche solo per un’estate. Sono gli occhi di quanti aspirano a costruirsi le proprie “notti magiche”. Sono gli occhi di un’Italia che forse non c’è più ma che può esserci ancora se si lascerà guidare da un angelo con la coppola chiamato Totò.

Felice Marcantonio

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