Rivoluzione green è tra i concetti più utilizzati ed abusati nel nuovo millennio. In realtà, l’esigenza di puntare ad un’economia e, più in generale, ad una società sempre più sostenibile non è una peculiarità dei nostri giorni. Prima dei vari attivisti “alla Greta Thunberg”, infatti, un tale Norman Borlaug si era posto il problema derivante dai canonici metodi di produzione agricola.
Nel 1944 questi scoprì diverse varietà di piante in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare delle aree più in difficoltà del Pianeta. Il suo modello ebbe fortuna soprattutto in Asia e nel Centro-Sud America. I suoi studi gli valsero il Premio Nobel per la Pace nel 1970.
Intanto i principi esposti dallo scienziato statunitense si instillavano nelle menti delle generazioni future arrivando ad esprimere il paradigma fondamentale per la prosecuzione della vita sulla Terra: rivoluzione green + energie rinnovabili = futuro.
Così, dopo un necessario excursus storico, ci addentriamo nella trattazione principale partendo proprio dalle fonti rinnovabili, ovvero dai tipi di energia in grado di rigenerarsi naturalmente nel tempo ed inesauribili.
Rivoluzione green: la situazione in Italia
Da almeno un decennio in Italia si parla di pale eoliche, di pannelli solari; tutti strumenti utili a contribuire alla svolta “verde”, chiave del progetto europeo “Next Generation EU“. Ebbene, secondo il rapporto Terna 2024 il nostro Paese ha raggiunto la copertura record di fonti rinnovabili, con una percentuale del 41,2%. Secondo l’indagine in questione la produzione fotovoltaica, nello specifico, ha toccato un livello storico appaiando così le fonti rinnovabili a quelle fossili sulla scala del fabbisogno elettrico nazionale.
A trainare la svolta verso la sostenibilità è, a ben vedere, il Sud Italia. Quest’area è al terzo posto nella classifica che individua le zone più strategiche ed evolute del Mediterraneo; fiori all’occhiello sono, ad esempio, San Giovanni a Teduccio (Campania), dove è sorta la prima comunità energetica solidale italiana, con l’obiettivo di aiutare le famiglie più povere ed ancora, Villetta Barrea (Abruzzo), dove è stato realizzato il primo progetto di “comunità ad impatto quasi zero” riqualificando una piccola centrale idroelettrica grazie al contributo attivo dei cittadini. Come dimenticare poi la Puglia, regione che prevede nel proprio ordinamento una legge ad hoc per incentivare la nascita di comunità energetiche.
Si noti, inoltre, la lungimiranza dei governi del Mezzogiorno; nel 2013, infatti, il nostro amato Meridione era già leader nel settore eolico, grazie agli allora 6mila impianti circa dislocati soprattutto in Puglia.
Il Sud Italia a capo della svolta rinnovabile: ecco perché
Perché, ci si chiede, questa rivoluzione avanguardistica ha trovato così tanto terreno fertile proprio nella zona d’Italia considerata proverbialmente la “ruota di scorta” dell’economia nazionale? Visione futuristica dei governatori, ma anche e soprattutto risorsa solare. Questa naturale peculiarità del nostro Sud ha, senza dubbio, contribuito ad accelerare lo scatto del Bel Paese verso la svolta green. Del resto, il clima naturalmente mite delle regioni meridionali fa invidia a molti!
Certo, la rivoluzione è ancora in atto. L’obiettivo posto per il 1° gennaio 2030, le emissioni zero, è tanto vicino quanto tutt’altro che raggiunto. Indubbiamente, però, l’Italia si presenta sul rettilineo finale in una posizione di assoluto vantaggio e ciò lo deve, come esposto dai dati (carta canta), alla progressione dei propri corridori meridionali. Anche se, probabilmente, saliti sul carro del vincitore saranno tutti omologati, c’è chi terrà sempre ben in mente i nomi dei costruttori del carro.
Felice Marcantonio
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