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Mario (nome di fantasia), ha 43 anni. Quella che sta per affrontare è la giornata più significativa degli ultimi sette anni. La storia che si porta alle spalle è complicata, così estraneo il suo dolore agli occhi dei passanti che ogni giorno gli sfrecciano davanti frenetici, presi dalle loro vite complicate. La sua è una fatica immensa: si alza al mattino, quando le luci dell’alba stanno per squarciare il cielo ancora dormiente sotto una coperta di stelle luminose. La brina mattutina gli sferza la pelle ad ogni risveglio e in quel breve attimo- prima di varcare la soglia dell’entrata- si sente come se il mondo fosse interamente suo, estraneo agli occhi che catturano la luce del sole ogni giorno. È così che Mario acquisite le energie necessarie e con le gambe tremolanti, entra nel panificio. Quasi non ricordava più cosa significasse avere un lavoro, dopo aver trascorso sette anni sulla strada, vagando tra i pavimenti lerci delle stazioni e i cigli delle strade di città, sotto le vetrine dei negozi del corso principale. Mario, per sette anni, ha vissuto una vita da senzatetto, come un misero, malato cane randagio alla ricerca costante di due briciole e di una carezza pietosa. Solo che Mario un cane non lo è mai stato, anzi: in passato la sua vita apparteneva a quella di un uomo onesto, gestiva una pizzeria ed era anche sposato; poi, dopo il divorzio e dopo che il suo locale è andato a fuoco per un incendio, è stato sommerso da così tanti debiti, che la sua casa è stata ipotecata e si è improvvisamente trovato per strada, a combattere con un destino così amaro da lasciarlo alla gogna del fato . E se Mario un giorno fossi tu?

In Italia, il fenomeno dei senzatetto è una questione complessa e in crescita. Secondo i dati dell’ISTAT, alla fine del 2021, c’erano circa 96.197 persone senzatetto nel paese, la cui età media oscilla tra i 35 e i 45 anni. Le cause principali riguardano situazioni famigliari disastrose, crisi economica, dipendenze da droghe e/o alcol e disoccupazione. Circa il 3,7 % di queste 96.197 persone vaga tra le strade della Puglia, del Gargano.

Il Gargano nasconde una realtà meno visibile ma altrettanto significativa: il problema dei senzatetto. Sebbene non ci siano dati specifici dettagliati e sebbene nessuno si sia mai curato di condurre indagini riguardo i senzatetto che affrontano le intemperie di questo territorio, è evidente che le difficoltà economiche e la mancanza di opportunità lavorative contribuiscono al fenomeno.

Un Fenomeno in Crescita

Negli ultimi anni, il numero di persone senza fissa dimora nel nord della Puglia è aumentato. Le cause sono molteplici: dalla crisi economica che ha colpito duramente le famiglie, alla chiusura di piccole imprese locali, fino alla mancanza di politiche abitative adeguate. Molti senzatetto sono persone che hanno perso il lavoro e, di conseguenza, la casa, trovandosi improvvisamente in una situazione di estrema precarietà e di disagio sociale.

Dietro ogni persona senza tetto c’è una storia di speranza e disperazione, c’è la storia di una persona il cui unico appiglio è la speranza, che si muta spesso in una disperazione terminale.Ogni giorno, ogni ora è una lotta per la sopravvivenza, ogni notte potrebbe essere fatidica, decisiva. Non sono solo la mancanza di cibo, acqua, vestiti, denaro, un letto e un tavolo su cui piangere a rendere invivibile questa esistenza così precaria. È anche il disagio emotivo, sociale. L’assenza di una spalla su cui piangere, la frustrazione di non avercela fatta nella vita.

Il territorio garganico presenta sfide uniche per i senzatetto. La regione, pur essendo una meta turistica, non dispone di sufficienti risorse per l’assistenza ai senza fissa dimora. Le strutture di accoglienza sono poche e spesso sovraffollate, e le risorse per il reinserimento sociale sono limitate. Inoltre, la mancanza di un censimento accurato rende difficile quantificare esattamente l’entità del problema e pianificare interventi efficaci.

Ad esempio, le strutture più vicine che dispongono di aiuti efficienti si trovano a Bari, lontane dalla provincia di appartenenza, irraggiungibili per chi non può permettersi di spostarsi. Il focus della situazione sta nel fatto che questa è un’emergenza indifferibile, che ha bisogno di essere non solo gestita, ma anche immediatamente analizzata.

Per affrontare questa piaga sociale, è necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni e della società civile. Servono politiche abitative che garantiscano alloggi dignitosi e accessibili, programmi di reinserimento lavorativo e sociale, e un maggiore supporto alle organizzazioni locali che si occupano di assistenza ai senzatetto.

Il vero progresso di una società si misura da come questa tratta i suoi membri più vulnerabili e ne accudisce i suoi elementi più deboli. Che sia lo spirito natalizio ad accendere nell’animo della società la fiamma di pietà e compassione o un sentimento di cooperazione sociale?

Cristina Mongelluzzi

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