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Christine de Pizan, Virginia Woolf, Elsa Morante sono solo alcune delle donne che dovremmo ringraziare per averci donato una tradizione letteraria femminile.

È strano sentir parlare di letteratura femminile, la letteratura dovrebbe essere qualcosa di universale che prescinde dal genere ma si rende necessaria questa classificazione in quanto le donne sono state per secoli escluse da questa disciplina e da tante altre perché considerate inferiori moralmente e intellettualmente. La grande eredità che oggi abbiamo dovrebbe essere custodita con coraggio e determinazione per fare in modo che il privilegio della libertà che queste donne hanno raggiunto, con immensi sacrifici, non sia vano.

Christine de Pizan

Christine de Pizan è stata la prima donna europea emersa nella letteratura che non sia caduta nel baratro della storia. Si dovrebbe andare cauti quando si concedono questi primati poiché effettivamente non si sa se ci siano state altre donne prima di lei di cui non siano state riportate le parole. La grandezza di questa scrittrice, tuttavia è arrivata fino a noi. Christine, vissuta nel Medioevo, ha origini italiane ma si trasferisce subito in Francia alla corte di Carlo V per via del padre. Conduce una vita tranquilla immersa nei libri dell’immensa biblioteca reale ma la sua esistenza cambia radicalmente con la morte del padre e del marito che la lascia vedova con 3 figli. Christine si ritrova a dover mantenere la famiglia da sola e decide di farlo attraverso la scrittura. Il tempo e l’ambiente in cui vive non saranno terreno fertile per la sua professione. Dovrà fare i conti con una società patriarcale che limita la sua libertà. Nonostante ciò, questa tenace donna non si ferma e scriverà un’opera fondamentale per la letteratura femminile “La città delle Dame”. Per la prima volta viene messa in luce la questione femminile e il fatto che le donne non siano inferiori intellettualmente ma culturalmente in quanto l’accesso all’istruzione per loro era vietato. La Pizan è la prima donna che impugna la penna a difesa del proprio sesso.

Virginia Woolf

Altra donna di rilievo da non dimenticare quando si parla di scrittura femminile è sicuramente Virginia Woolf. Ci spostiamo in un’epoca diversa rispetto a quella in cui visse la Pizan. L’età vittoriana in Inghilterra era un momento più favorevole per le donne ma ancora costellato da pregiudizi. La Woolf in “Una stanza tutta per sé” raccoglie le sue parole dette in una conferenza in un college femminile. Analizza le differenze evidenti che si hanno tra l’istruzione dei due sessi tanto che a lei in un college per ragazzi non è consentito entrare in una biblioteca da sola, un’assurdità. Virginia va a fondo alla questione e nota con stupore che la donna è l’animale più discusso della letteratura, i libri però a tal propositi sono tutti d’autori maschi. Gli uomini hanno sempre avuto paura della libertà delle donne perché la loro libertà minava la  superiorità maschile e per affermarla avevano bisogno di screditare l’intelligenza femminile.

Elsa Morante

Ci spostiamo in Italia e chiamiamo in causa la prima donna ad aver vinto il Premio Strega. Elsa Morante iniziò la sua carriera di scrittrice da giovanissima componendo poesie e filastrocche per bambini. Per pubblicare i suoi scritti spesso si serviva di pseudonimi maschili, segno del fatto che anche negli anni 30 del ‘900 le donne che scrivevano non erano viste di buon occhio. La Morante dà voce ad un punto di vista femminile mettendo al centro di uno dei suoi romanzi più famosi una donna. Il romanzo “La Storia” parla di Ida che visse durante la Seconda Guerra Mondiale e si ritrova a dover mandare avanti la sua famiglia da sola, senza poter contare su nessuno. L’unicità di questa scrittrice sta nel fatto che racconta la storia di persone semplici connotandole però con un alone di eroicità che ne trasmette la grandezza pur nella loro umiltà. Dovremmo sempre tenere a mente la Morante quando si parla di letteratura perché è un grande punto di riferimento, un esempio che diventa universale, prescinde dal genere ed è in grado di insegnare a tutti qualcosa.

Alessandra Cau

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