Mi è capitato di leggere in rete e non molto tempo fa che in una scuola elementare di Cesena, dopo una lite tra alunni fomentata da insulti sessuali, una maestra sia stata licenziata dopo aver improvvisato una sorta di lezione sessuale in risposta all’accaduto. Ciò mi lascio realmente perplessa.

Poco dopo mi è apparso sulla Home di Instagram un post interattivo, il quale chiedeva ai followers circa a che età avessero scoperto la masturbazione. Spinta dalla curiosità, ne ho letto alcune risposte: Il range era molto ampio ma l’età media andava circa dagli 8 ai 14 anni. 

La scuola primaria dura dai 6 agli 11 anni. 

E’ evidente che qualcosa non va, perché l’età di bambino e di una bambina di scuola elementare ricade esattamente in questa media.

Ritornando all’articolo del maestra licenziata, leggendo i commenti a riguardo, ho notato che una maggioranza non fosse assolutamente d’accordo con l’accaduto e soprattutto evidenziasse il fatto che sarebbe assurdo che ci fosse un’ora di religione e non un’ora di educazione sessuale.

Ma perché una dovrebbe escludere l’altra?

In effetti nel “Il Mondo”, podcast di “Internazionale”, la giornalista scientifica Valsecchi racconta che alcune famiglie, a Torino, hanno protestato contro la scuola frequentata dai loro figli, la quale avrebbe ospitato un corso di educazione sessuale di stampo cattolico. Quest’ultimo avrebbe diffuso informazioni sui contraccettivi non del tutto veritiere, influenzando negativamente l’opinione degli studenti sulla tematica e sull’acquisto.

Seppur paralleli, l’ideologia religiosa e scientifica sembrano incontrarsi in questo punto, ma non è così. 

La sessualità e l’educazione sessuale sono aspetti che oltrepassano la morale.

Lo dimostra la storia della pandemia dell’HIV, così come i casi di sifilide ed epatite nel corso del tempo. Essendo la curva dei contagi in fase di declino, ad oggi ci appaiono problematiche ormai lontane, superate. Eppure fino a quando regnava il silenzio regnava anche il terrore e con esso la probabilità d’infettarsi.

Lo stesso sull’uso dei contraccettivi moderni e mezzi di barriera, di cui frequentemente, come nel caso della scuola di Torino citata nel podcast,  si evidenziano gli effetti indesiderati e seppur reali, non viene spiegato in che percentuale di casi si riscontrano,  né vengono evidenziate le controindicazioni.

Inoltre, l’educazione sessuale non avrebbe soltanto lo scopo d’informare riguardo le IST (malattie sessualmente trasmissibili) o riguardo i contraccettivi. In aggiunta, diverrebbe un mezzo per diffondere la semplice l’idea che piacere sia la scoperta della propria libertà individuale, come conoscenza affermazione del proprio corpo. Questo accompagnerebbe l’individuo a  vivere pienamente le proprie pulsioni, quali ci rendono esseri umani, biologicamente vivi e funzionanti. 

Se l’oggetto di studio è l’individuo nella sua globalità, tale studio deve doverosamente comprendere la sfera sessuale essendo complementare dei nostri meccanismi biologici e omeostatici.

Occorre scuotere questo paradossale silenzio riguardo  tematiche anche fin troppo “umane”. L’indifferenza come risposta a domande di natura normalissime conduce l’individuo a cercare altrove e l’imbattersi in spiegazioni errate è inevitabile. 

Ciò che traspare, ancora una volta, è un problema alla radice, che ha origini morali e religiose e ad oggi oserei dire, anche sociali. Si evidenzia che una maggiore consapevolezza della propria sfera sessuale porterebbe inevitabilmente a sfatare ulteriori tabù, capovolgere dogmi e convinzioni radicate, rilevando “devianze”, incontestabili in quanto sarebbero  “giustificate” da un’ ormai raggiunta conoscenza del sé se non dall’oggettività scientifica. Ancora una volta “umano” è sinonimo di “scomodo” ed il sapere spaventa la nostra cultura. 

Nel mentre, il prossimo docente pur di non rischiare un licenziamento continuerà ad omettere risposte, interagendo passivamente con i  propri studenti, magari focalizzando il fulcro e della lezione e spostando l’attenzione su Sumeri e Babilonesi, che per carità, hanno sempre avuto il loro fascino. 

Claudia Coccia

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *