E’ un Vinicio Capossela quanto mai diretto quello di Tredici canzoni urgenti, album in distribuzione dal 21 Aprile 2023, che riassume e riflette senza troppi giri di parole sui problemi che affliggono il pianeta e la società.
Ci sono periodi nei quali il cantautore saggio, e in generale l’artista, decide di prendersi del tempo per riflettere, riorganizzare le idee, ritrovare nuovi stimoli e convertire l’insieme di queste esperienze e dell’attualità, in nuove canzoni.
Il titolo e il contenuto del nuovo album di Vinicio Capossela ci accompagnano invece in un processo più istintivo, naturale conseguenza delle crisi che attanagliano il nostro mondo ora più che mai nella storia; problemi spesso sotto gli occhi di tutti, ma non ancora affrontati con, appunto, urgenza.
La parte musicale è sicuramente meno ricercata rispetto a ciò al quale ci ha abituato in passato, ma delle melodie molto semplici e dei suoni “familiari” aiutano l’ascolto di testi densi di parole, con strutture e metriche di certo non convenzionali che suonano talvolta dolci, tante volte aspre e lo stile inconfondibile di Capossela, a metà tra il cantato, il recitato e il raccontato. Un insieme di filastrocche arricchite da un tappeto di matrice perlopiù pop-folk, jazz e addirittura chachacha (molto originale l’accostamento del ritmo sudamericano con l’onomatopea di cha cha chaf della pozzanghera).
Capossela e le sue Tredici canzoni urgenti (e necessarie)
Il bene rifugio apre il disco con una frase semplice e abusata, ma strettamente attuale “Il mondo cade a pezzi”, riferendosi soprattutto alla crisi energetica dovuta non solo alla guerra in Ucraina, ma anche ad una gestione sbagliata delle fonti di energia, oltre a tutti quei beni che ritenevamo intoccabili e irrinunciabili.
L’invito del brano e in generale di tutto l’album è ripulire la nostra vita dal superfluo e ripartire da qualcosa di semplice e rivoluzionario come l’amore e, come vedremo, dalla fantasia.
All you can eat sottolinea un trend da molti sottovalutato, quello appunto del format all you can eat presente ormai in molte pizzerie e soprattutto ristoranti orientali che favorisce l’industrializzazione del cibo con conseguente perdita di qualità, oltre al grave problema dello spreco alimentare.
In un lavoro così intenso è difficile scegliere veri e propri gioielli, perché a modo suo ogni canzone dona qualcosa al lavoro generale, ma la crudezza de La crociata dei bambini ha il potere di raccontare una storia straziante di origine medievale che già Bertold Brecht aveva adattato nella Polonia della Seconda Guerra Mondiale e che raccoglie tutto l’antimilitarismo nonché critica alla società capitalista del drammaturgo tedesco.
Appare abbastanza chiaro il riferimento ai tragici eventi (ancora in corso) in Ucraina.
Non manca anche una bellissima collaborazione con la penna e la voce di Margherita Vicario, La cattiva educazione, un brano che condanna il patriarcato radicato da anni all’interno della nostra società e la sua estrema conseguenza, il femminicidio, passando poi a Minorità, canzone di denuncia contro la situazione delle carceri italiane e di una visione della pena solo punitiva e non riabilitativa.
L’ultima traccia racchiude nuovamente l’idea generale dell’album, ma ci fornisce finalmente quella che per Vinicio Capossela è la possibile soluzione: Con i tasti che ci abbiamo ci invita a riscoprire l’essenziale e, con esso, l’amore per le persone.
“Con i tasti che ci abbiamo
Con quelli comporremo
Con i sogni che sogniamo
Con quelli sogneremo
Con il fiato che ci abbiamo
Con quello correremo
Con il cuore che ho
Con quello ti amerò”
Antonio Montecalvo
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