Il caro energia ha messo a dura prova non poche imprese. Il rischio più alto sono le ripercussioni su tanti posti di lavoro appesi ad un filo per questa situazione. Ci sono casi recuperabili ed altri che sembrano ormai destinati alla chiusura definitiva.
In questo articolo ci occuperemo del polo industriale di Portovesme, frazione di Porto Scuso nella regione del Sulcis-Iglesiente, in Sardegna, con un focus sulla produzione di allumina da bauxite. La situazione è delicata e complicata soprattutto perché comporta la perdita di posti di lavoro, in un’isola in cui il lavoro è diventato un problema ormai da decenni.
UN PO’ DI STORIA DI PORTOVESME
Il polo industriale di Portovesme si occupa di metallurgia non ferrosa. In questa zona sorgevano delle miniere di zinco e piombo considerate, nel XIX secolo, le più redditizie al mondo. Le miniere vennero sfruttate da società private che dotarono il territorio di una ferrovia per trasportare i minerali e investirono nella realizzazione di una centrale termoelettrica, alimentata con carbone estratto nel Sulcis che forniva l’energia necessaria per le attività estrattive. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la concorrenza di minerali di importazione decretò la crisi delle miniere sarde. Le società private si ritirarono e lo Stato decise di riorientare la produzione verso un grande polo metallurgico. In questo modo modo hanno riassorbito i dipendenti delle miniere, ormai rimasti disoccupati.
COSA SI PRODUCE
Il polo industriale di Portovesme si sviluppò tra il 1969 e il 1972, storicamente produceva allumina da bauxite, alluminio primario, zinco, piombo e acido solforico. Si tratta di produzioni complementari: dalla raffinazione della bauxite, che viene trasformato in ossido di allumina si ricava poi la materia prima per produrre l’alluminio primario. Tutte queste produzioni vengono gestite da diverse società: quella di allumina da bauxite da EuroAllumina, la produzione di alluminio primario da SiderAlloys International e Glencore International si occupa della produzione di zinco e piombo.
EURALLUMINA
La produzione di allumina da bauxite era controllata da Eurallumina, azienda italiana di cui erano soci un gruppo svizzero, tedesco, e australiano. La capacità produttiva dell’azienda era di 1,07 milioni di tonnellate l’anno di allumina, una delle più grandi in Europa. Oggi Eurallumina è controllata dalla Rusal, compagnia russa classificata come maggior produttrice mondiale di alluminio. Questa produzione è rimasta attiva fino al marzo del 2009, quando la situazione economica mondiale mise in crisi anche questo settore. La domanda per questo metallo crollò e conseguentemente anche il prezzo. Le attività della società cessarono e i 450 dipendenti diretti furono messi in cassa integrazione. Rusal, alias Eurallumina, dal 2009 ad oggi però non ha mai smesso di investire nell’ industria. In totale sono 270 milioni i soldi spesi dalla società in tutti questi anni per garantire il mantenimento degli impianti e assicurare le integrazioni dei lavoratori, passati da 450 a 200.
IL RILANCIO
Nonostante tutti questi sforzi i problemi non sono stati pochi: burocrazia, decarbonizzazione e problemi energetici hanno ostacolato la ripresa delle attività. Oggi c’è un progetto di rilancio ma si cerca un’intesa azienda-istituzioni entro maggio per farlo decollare. L’azienda si dovrà interfacciare con la Regione, Invitalia, per i contratti di programma, i ministeri del Lavoro, del Made in Italy e quello dell’ambiente e i sindacati che si assumono gli impegni per il riavvio dello stabilimento. È necessario trovare un’intesa sul programma che l’azienda deve sottoscrivere per quanto riguarda una soluzione strutturale per l’arrivo dell’energia, il percorso della cassa integrazione e ammortizzatori sociali. La firma deve arrivare necessariamente entro maggio quando si deciderà il budget per il 2024.
Gli ostacoli sembrano ancora tanti, specialmente quelli burocratici. In bilico si trovano potenzialmente 200 famiglie che ancora non sanno se usciranno o no dalla cassa integrazione.
Torneremo sulla questione nelle prossime settimane.
Alessandra Cau
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