Con il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e la riduzione di viaggi intercontinentali durante la quarantena nel 2020/2021, abbiamo assistito a un calo dell’influenza stagionale, sostituita dall’impennata di casi da Covid-19 in Italia e nel mondo.
Infatti, nella stagione 2019-20, più di 22.000 persone negli Stati Uniti sono morte per l’influenza mentre i decessi sono scesi a circa 700 per la stagione 2020-21 (Medscape.com ndr).
Quest’anno, con l’arrivo dell’inverno, ad allarmare la “Federazione italiana dei medici di medicina generale” sono stati invece i dati della curva dell’epidemia influenzale del ceppo H3N2 ricordata anche come influenza australiana. Il nome riprende il continente oceanico dove nella scorsa primavera si è assistito a un vero boom di influenzati.
Il ceppo H3N2 e la sua pericolosità
L’influenza australiana appartiene al ceppo H3N2 che possiede un’elevata frequenza di mutazioni che lo rende estremamente resistente contro il sistema immunitario, permettendogli di non essere riconosciuto nonostante la vaccinazione preventiva.
Il ceppo H3N2 fu individuato per la prima volta ad Hong Kong, nel 1968 e provocò all’epoca tra le 2 e le 4 milioni di vittime e fu ricordata come la terza pandemia del Ventesimo secolo, dopo l’influenza Spagnola del 1918 e l’influenza Asiatica degli anni 50’ non per la sua mortalità, bensì per la facilità di contagio.
In Italia apparve per la prima volta nel 1969 e il 1970, causando 20mila decessi e fu soprannominata per questo “influenza spaziale”(Fanpage ndr).
L’influenza australiana è ritornata più recentemente in Italia nel 2017-2018, susseguita dall’influenza da ceppo H1N1 nella stagione 2019-2020.
Diffusione influenza australiana:fascia 5-14 anni la più colpita
L’Influenza australiana sembra attualmente essersi stabilizzata in varie zone d’Europa eccetto per Croazia, Svizzera e Lettonia, secondo “l’istituto superiore di Sanità”.
In Italia, nel Piemonte, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo l’incidenza ha superato la soglia di massima intensità.
Secondo un rapporto Influnet condotto in Italia e pubblicato il 23 Dicembre 2022, nella settimana dal 12 al 18 Dicembre 2022 la fascia maggiormente colpita é stata quella tra i 5 e i 14 anni con un’incidenza pari al 22,77 seguita dalla fascia 15-64 con incidenza pari al 13,25 e infine quella over 65 (6,77).
Differenze tra Covid-19 ed influenza australiana
I sintomi molto simili tra influenza australiana e Covid-19 hanno creato non poche perplessità nella differenziazione della sintomatologia tra le due infezioni virali che colpiscono in entrambi i casi le vie respiratorie.
In caso di influenza australiana il periodo di incubazione è relativamente breve (da 1 a 4 giorni) mentre il Covid-19 ha un periodo di incubazione che va dai 2 fino anche ai 14 giorni con una sintomatologia più grave.
Con il Covid-19, inoltre, il soggetto positivo può lamentare la perdita di gusto e olfatto oltre a disturbi gastrointestinali, che sono invece meno frequenti nell’influenza i cui sintomi giungono improvvisamente e comprendono anche febbre alta, fra i 38°C e i 40° C.
Il tampone resta l’unico strumento valido per capire se si è affetti da australiana o Covid (Sanità e informazione ndr).
Carmen Allocca
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