Per chi non lo sapesse la continuità territoriale è uno strumento legislativo dell’Unione Europea. Lo scopo è quello di garantire i servizi di trasporto, sul territorio nazionale, ai cittadini abitanti in zone sfavorite o disagiate dello Stato.
In questo caso ci occuperemo della continuità aerea. In Italia possiamo citare due principali zone interessate da questa legge: le isole maggiori, vale a dire Sicilia e Sardegna.
La Sardegna è indubbiamente la più svantaggiata non essendo collegata via terra, per questo motivo la continuità rappresenta spesso l’unico modo di raggiungere lo stivale. Da poco è scaduto il termine per partecipare al bando per la continuità sarda.
Come si assegna la continuità
Per scegliere il soggetto a cui affidare i servizi di continuità territoriale, viene bandita una gara europea nella quale vengono indicate le rotte e numero di voli minimi da garantire, nonché il prezzo del biglietto, con i relativi servizi e vantaggi. Tali rotte, una volta assegnate, verranno concesse in esclusiva, salvo casi particolari, e con sovvenzioni statali a chi si aggiudica la gara, in deroga al principio di libero mercato. Questo significa che il prezzo del biglietto per i residenti, e per altre categorie, rimane fisso a prescindere dal periodo dell’anno di acquisto. In Sardegna ci sono tre aeroporti su cui si svolge questo servizio: Cagliari, Olbia e Alghero. Le mete interessate dalla continuità sono Milano Linate e Roma Fiumicino, garantite in teoria almeno due volte al giorno, andata e ritorno. L’assegnazione di queste tratte prevede una gara d’appalto tra le compagnie aeree, previa autorizzazione del Ministero dei trasporti e previa approvazione di decreto di onere di servizio pubblico sulla tratta interessata.
Il principio di insularità
La continuità territoriale è una questione regionale annosa ma importantissima per i sardi. Il diritto alla mobilità viene sancito dall’articolo 16 della Costituzione, recita così:
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.”
Da anni si parla di introdurre nella Costituzione un altro principio, quello di insularità. Sarebbe una svolta importante perché avrebbe l’obiettivo di portare le regioni a un punto di partenza il più possibile paritario, riconoscendo che ci sono delle condizioni geografiche limitanti per alcune zone. Oltre ad altri vantaggi, questo comporterebbe il fatto che la continuità territoriale non dovrebbe più passare al vaglio dell’Europa per evitare che le misure compensative vengano considerate aiuti di Stato.
Una situazione drammatica
Il termine ultimo per la presentazione delle domande per aggiudicarsi la continuità è stato il 27 dicembre 2022. Il servizio dovrebbe partire dal 17 febbraio 2023 e terminerà il 26 ottobre 2024.
C’è stato un inconveniente: per lo scalo di Alghero nessun vettore ha fatto domanda. Ma perché si è verificato questo problema? La questione è sempre economica, Alghero attira meno persone rispetto agli altri aeroporti sardi, di conseguenza il vettore non ha interesse ad offrire un servizio in perdita. Per questo motivo esistono le compensazioni statali, permettono che questi voli ci siano tutto l’anno senza sottostare alle leggi della domanda e dell’offerta.
Alla base però ci sono anche delle manovre politiche sbagliate: quest’anno si è optato per bandire singole tratte e non l’intera continuità da e per l’isola. Questo ha portato le compagnie a scegliere le tratte più remunerative escludendo quelle meno appetibili. È previsto un vertice a Roma per il 4 gennaio per discutere dell’emergenza Alghero.
La continuità è un diritto
Siamo alle solite, un’amministrazione regionale poco lungimirante che a quanto pare non capisce semplici dinamiche di mercato. È la stessa Regione che grida allo scandalo ma sono proprio loro gli artefici dello stato delle cose. Questa situazione disastrosa sarà senz’altro risolta, ciò non toglie che non si sarebbe neanche dovuta presentare. Il diritto alla mobilità non significa solo andare in vacanza ma per molti sardi rappresenta l’unica possibilità di accedere a cure adeguate che la regione non garantisce. Non è la prima volta che l’aeroporto di Alghero sopporta una amministrazione insoddisfacente. Non ci si stupirebbe se un giorno questo scalo chiudesse definitivamente.
Lo Stato (in questo caso l’amministrazione regionale) che fa?
“Si costerna, s’indigna, s’impegna,
poi getta la spugna con gran dignità.“
Speriamo solo che la spugna non venga gettata come diceva De André, ma che si lavori per migliorare le cose anziché affossarle.
Alessandra Cau
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