La storia della compagnia Napoli è forse e soprattutto una storia di famiglia…Di quelle famiglie belle, unite, dove il rispetto e l’amore per il quello che si faceva era il motore di ogni scelta o azione e che affonda le proprie radici già alla fine del lontano 1800. Tutto inizia con un “capu famigghia” Don Gaetano Napoli (classe 1877) che, già da piccino appassionato di Pupi, fonda nel 1921 la propria compagnia.
Compagnia arrivata senza interruzioni già alla sua quarta generazione e di cui abbiamo avuto l’onore nonché grandissimo piacere di intervistare uno degli storici componenti, Fiorenzo Napoli ( nipote dello stesso Gaetano ), alla fine di una rappresentazione.
Signor Fiorenzo, per iniziare chi sono i Fratelli Napoli? Fateci una breve presentazione …
I fratelli Napoli non sono degli eroi ,non sono persone speciali, gli eroi li portiamo in scena. Siamo una famiglia a cui è toccato un credo, una missione pur non sapendolo, che è quella di essere depositari dei veri codici della tradizione dell’Opera dei Pupi.
Non si può pensare di diventare pupari da un giorno all’altro, perché se no cento anni di sacrifici, di sudore, di polvere di palcoscenico, di viaggi, di avversità non ci sarebbero stati. Occorre dedizione assoluta per quest’arte.
E’ ovviamente anche un mestiere, è il nostro mestiere, la nostra maniera di vivere, in totale simbiosi con i nostri pupi. Per noi sono creature vive, con un’anima e una propria personalità.
La nostra è sempre stata una casa di artisti e tutto questo io lo catturavo sin da bambino come una spugna a cui interessava custodire tutto questo sapere per poi tramandarlo.
Nell’anima di ogni siciliano è scolpita l’immagine di un pupo, il pupo dal quale lui si voleva sentire rappresentato.
La vostra è una storia di famiglia che ha radici lontane… Come riuscite a portare avanti questa forte eredità tramandata dei vostri antenati ora che purtroppo le epoche sono cambiate e la tecnologia sta togliendo sempre più spazio alla bellezza dei lavori artigianali e dei mestieri di una volta?
Riusciamo a portarla avanti con le nostre certezze, con la nostra sicurezza di proseguire un percorso in cui la qualità è più importante della quantità.
Il nostro è un fortissimo credo, fatto di energia, un’energia che noi abbiamo sempre misurato ed adattato con i tempi.
L’Opera dei pupi nasce proprio dalla necessità della gente di Sicilia, sempre costretta a più dominazioni nei secoli, di creare nel proprio immaginario un riscatto della classe subalterna e noi non vogliamo che tutto ciò sia dimenticato. Proviamo quindi a fermare il tempo, regalandogli della qualità.
Come si sono evoluti i vostri pupi ( perché si vogliamo immaginarli come creature vive! ) e il vostro teatro dal lontano 1921 ad oggi?
I nostri pupi hanno camminato pari passo con quelle che erano le tradizioni pupare della nostra Catania .
Soprattutto camminavano a fianco ai vissuti del nostro pubblico tradizionale , che ne sapeva anche più di noi pupari a volte .
Considerate infatti che l’Opera dei Pupi è stata l’unico veicolo che ha consentito a due generazioni di siciliani che purtroppo hanno vissuto due conflitti bellici di farsi in certi casi una cultura.
Sentite il peso e la responsabilità di un eredità così bella ed importate ( nel 1978 i Fratelli Napoli ricevano dai Reali d’Olanda il prestigioso Praemium Erasmiamum, rivolto a persone ed istituzioni che con il loro lavoro hanno arricchito la cultura europea n.d.r ) ?
La sentiamo sempre la responsabilità, anche e forse soprattutto nei riguardi della memoria dei teatri popolari, quando la gente ci aspettava tutte le sere , sotto il freddo o la pioggia ,con le immancabili “coppole” a proteggergli gli occhi stanchi dopo una giornata di lavoro , per vedere la “puntata” della serata e “caricarsi” di tutti quei valori positivi che i pupi gli trasmettevano e che li avrebbero accompagnati nel corso di tutta la giornata successiva.
Era come un’iniezione di positività.
A casa mia ad esempio non c’era il televisore, c’era Don Gaetano Napoli ( il fondatore della compagnia n.d.r.) ca mi cuntava a’ storia, che talvolta non era la storia che sarebbe stata rappresentata in serata, ma quella della nostra famiglia, dove anche le donne ( cosa ben rara per l’epoca! ) facevano da protagonista.
Noi non saremmo qui, per farle un esempio, se non ci fosse stata mia madre ( Itala Chiesa, figlia di importanti attori siciliani e tra le più brave “parlatrici” dell’Opira catanese n.d.r ) che con amore e dedizione si prendeva cura di noi figli, mentre gli altri membri della compagnia erano impegnati con le varie rappresentazioni.
Curiosità mia personale…. C’è un’opera o un personaggio a cui siete particolarmente affezionati e che vi fa palpitare il cuore ogni volta che la mettete in scena?
Indubbiamente Peppininu.
Peppininu rappresenta un po’ tutti noi e come noi crede nella saggezza reale e popolare, attraverso la quale recupera le menti folli di Orlando o risolve le problematiche dei potenti, con il suo arguto e mordace dialetto.
Domanda tecnica e non me ne volete magari un po’ sciocca…. Come nasce un pupo? Quanto tempo impiega ad essere pronto a calcare le scene? Sono sicura che dietro la sua lavorazione c’è tanto amore ed olio di gomito…
Il pupo nasce da una serie di apprendistati, che si fanno solo in una vera bottega e dalla lavorazione degli elementi costituenti: legno, ottone, rame…Per svolgere tutto ciò sono necessari alcuni mesi.
E il vostro pubblico? Anche lui è cambiato e si è evoluto nel corso degli anni come ha fatto il vostro teatro?
Abbiamo avuto un pubblico popolare (i fedelissimi che venivano ad assistere alle nostre rappresentazioni ogni sera ), finché è stato possibile averlo.
Mi spiego meglio… Abbiamo svolto le “puntate serali” fino al 1973 e cioè fino a quando le normative della pubblica sicurezza sono cambiate ed alcuni teatri si sono ritrovati costretti a chiudere.
Quindi arrivati a quel punto abbiamo deciso di rivoluzionare il nostro modo di fare spettacolo e di “cercare noi il nostro pubblico”.
E come l’abbiamo fatto?
Andando ad esempio a fare degli spettacoli nelle scuole, partecipando a vari festival nazionali e internazionali, convegni…Pubblico diverso, ma altrettante grandi soddisfazioni.
I bambini invece ,che restano ovviamente i critici più esigenti e sinceri, che reazione hanno di fronte a questo genere d’intrattenimento a cui ahimè, anche per colpa dell’avvento delle nuove tecnologie, non sono sempre abituati?
Guardi una delle nostre sfide da pupari è stata nel corso degli anni anche l’evolverci con ed insieme ai bambini, per fare in modo che sentano questo genere di intrattenimento loro.
E come siamo stati capaci di fare tutto ciò?
Ci siamo riusciti cercando di ricreare un “ponte” (una sorta di punto d’incontro )tra loro e i pupi.
Veda, anni fa il bambino veniva come “iniziato” alla visione dell’Opera dei Pupi da un membro adulto della famiglia ( il padre, il nonno… ) che lo portava alle serate specifiche dedicate a lui, in cui non venivano riprodotte fiabe e racconti adatti alla loro età.
Era come una festa, ci si vestiva bene e il piccolo anche da adulto avrebbe serbato per sempre quel bel ricordo.
Tutt’oggi la compagnia propone di queste serate . Inoltre lavoriamo molto con le scuole e la nostra bottega è sempre aperta per i nostri piccoli o grandi visitatori.
Per concludere, c’è un qualche ricordo ( vostro d’infanzia, di qualche spettacolo o premiazione … ) che volete condividere con noi?
I ricordi sono tanti, ma sicuramente il più emozionante è stato il ricevere nel’ 78 il Praemium Erasmiamum dai Reali d’Olanda, che prima di noi è stato ricevuto anche da Chagall, Bergman e Charlie Chaplin.
Prima di salutarci….
Volete mandare un messaggio ai nostri lettori?
Perchè dovrebbero venire a vedere un vostro spettacolo?
Dovrebbero venire a vederlo perché l’Opera dei Pupi non appartiene solo alla famiglia Napoli, ma appartiene a tutti .
E’ la testimonianza tangibile di un codice morale ( oltre ad essere anche Patrimonio dell’Unesco ) di intere generazioni di siciliani…Di quei siciliani che partirono per raggiungere nuove terre con valigie di cartone legate con lo spago, ma traboccanti di valori e ricordi.
E tra tutti quei ricordi, noi ne siamo più che certi, c’era anche il loro… il ricordo di quei pupi che con le loro avventure facevano ridere o piangere adulti e piccini!
Federica Leonardi
2 Responses
Senza aver letto ancora questo articolo, nel mio commento su ” Copaping e la fine dell’amore romantico “, fuoriesce il ” vero ” valore della famiglia. Oltre a complimentarmi per l’intervista, mi soffermo ancora sul valore del nucleo sociale rappresentato dalla famiglia. La spiegazione del successo, è nella storia della famiglia Napoli, soprattutto una storia di famiglia, quella bella, unita, dove esiste il rispetto, l’amore per quello che si faceva, e per la storia delle proprie radici. Nasceranno altre famiglie con questa dedizione, rispetto, unione, sacrifici. Sono molto titubante, forse le esperienze vissute, il lavoro che mi porta a conoscere tante famiglie. Mi sento di affermare con convinzione, le famiglie vere, belle, unite, sono quasi scomparse, e stranamente chi si vanta di aver una famiglia sana, forse ha capito che della sua famiglia è rimasto solo il certificato al comune di appartenenza. Detto questo, ho sempre ammirato quelle marionette, quella originalità, quell’essenza di Sicilia.
Articolo molto interessante, mi ha incuriosita e fatto venire voglia di andare a vedere uno spettacolo dei fratelli Napoli!