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Non tutti sanno che nel Sud della Sardegna c’è una delle raffinerie più grandi d’Italia. È situata a Sarroch in un golfo storicamente denominato “degli angeli”. La leggenda vuole che degli angeli un giorno chiesero a Dio un dono: una terra bellissima in cui tutti vivessero felici. Gli angeli scesero sulla terra e trovarono questo luogo meraviglioso proprio in Sardegna, da qui il nome “Golfo degli angeli”.
Nel maggio del 1962 arrivò un altro “Angelo” a colonizzare questa terra che però di cognome faceva Moratti e non aveva intenzione di viverci ma solo di sfruttarla. Fondò la S.A.RA.S. (Società Anonima Raffinerie Sarde), operativa nella raffinazione del petrolio e nella produzione di energia elettrica con una capacità produttiva di circa 15 milioni di tonnellate all’anno, pari a 300 mila barili al giorno.

L’INQUINAMENTO AMBIENTALE

Da paradiso terrestre, questo luogo incantato diventa ciò che è più simile all’inferno. Nel luglio del 2020 si sono rilevati dei livelli di inquinamento nell’aria molto elevati. Per legge la Saras avrebbe dovuto rendere nota la situazione alle autorità competenti. In effetti mandò delle mail all’ARPAS (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna) ma queste erano prive di contenuto, avevano solamente un oggetto che recitava così:

“CONTROLLI AIA: Impianto Sarlux srl – Quantità giornaliera di gas inviata in torcia”.

Questo significa che le autorità non sono potute intervenire tempestivamente. La Saras stessa dirà poi che quelle mail erano prive di contenuto per un errore dell’operatore che le aveva inviate, ma ormai il danno era fatto.

Ci sono testimonianze degli sversamenti a mare da parte degli operai che lavorano nello stabilimento stesso. I rifiuti della raffineria vengono buttati nel golfo e fatti scendere sul fondo tramite dei solventi, per questo il fondale marino di quell’area è ormai irriconoscibile.

È evidente che c’è qualcosa che non funziona e non soltanto nella comunicazione con le autorità competenti.

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

I Moratti erano stati previdenti. Per evitare la situazione appena descritta avevano tentato di mettere mano sulle centraline che controllano la qualità dell’aria nella regione, fortunatamente senza successo. In Sardegna ci sono 34 centraline gestite dall’ARPAS. Nel 2019 ci fu una gara d’appalto per gestire i centri di monitoraggio dell’aria a cui partecipò una strana accoppiata: la SARTEC srl (acronimo di Saras Ricerche e Tecnologie) e U.M.C. di Marco Uda, azienda che si occupa di installazione, manutenzione e riparazione di strumentazione analitica di monitoraggio ambientale. Un colosso industriale, proprietario di una raffineria petrolifera, si associa ad una piccola società per gestire le centraline di monitoraggio dell’aria in Sardegna. C’è un piccolo conflitto d’interessi. Se queste due società avessero vinto la gara d’appalto colui che dovrebbe essere controllato si sarebbe dovuto autocontrollare, verrebbe quindi meno l’imparzialità che questi controlli necessitano per essere efficaci.

IL RAPPORTO TRA AMBIENTE E LAVORO, SALUTE E AFFARI

C’è chi ha sempre guardato con sospetto la costruzione di un’imponente raffineria petrolifera in Sardegna, per i danni ambientali ma anche economici che ha arrecato e continua ad arrecare a pescatori e agricoltori di quella zona. C’è un altro fattore, che potremmo definire “positivo”, da considerare: il lavoro, che porta soldi e occupazione. La Saras dà lavoro a 1.572 dipendenti, ma a che prezzo? La piaga principale è l’inquinamento nocivo per la salute dell’uomo che questo stabilimento produce. Non esistono studi nazionali sulla salute pubblica di quest’area per problemi politici, burocratici o semplicemente perché è più comodo che non ci siano studi che attestino la pericolosità di un impianto del genere. Ci hanno pensato però alcuni ricercatori dell’Università di Oxford a farlo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Mutagenesis nel 2013. Secondo i ricercatori i bambini di Sarroch dai 6 ai 14 anni, che abitano vicino alla raffineria, presentano incrementi significativi di danni e alterazioni di DNA rispetto al campione di confronto estratto dai bambini delle aree di campagna. Dopo questa ricerca non sono stati fatti approfondimenti dal governo italiano. Nello studio non vengono però menzionati gli operai che stanno a contatto con quelle sostanze quotidianamente . Ci sarebbe da fare un bilancio di costi e benefici: è giusto sacrificare la salute in nome del lavoro e del dio denaro?

L’IPOCRISIA DEL SITO DELLA SARAS

Petrolio e sostenibilità nella stessa frase somigliano tanto ad un ossimoro tragicomico, vista la situazione, ma è quello che predicano i Moratti nel sito della Saras. Nel sito c’è una sezione denominata “I nostri Attributi” in cui sono presenti otto punti. Quello che più stride con la realtà è il settimo: Trasparenti.
La storia dell’intera società è poco trasparente dalla sua fondazione ma c’è un episodio che vale la pena riportare.
Nel 2021 Videolina, la più importante emittente televisiva sarda, ha condotto un’inchiesta sulla Saras ed ha chiesto un’intervista a Massimo Moratti, presidente della società. Moratti però l’ha negata per impegni pregressi ed hanno quindi proposto un’intervista all’Amministratore Delegato. Si sono inoltre offerti di revisionare e di suggerire eventuali modifiche al prodotto video prima della messa in onda.

Manipolazione? Censura? Di certo questo non è essere trasparenti.

Che fine farà una enorme raffineria nell’era delle rinnovabili? È auspicabile che nel giro di 30 anni la produzione di petrolio cessi totalmente, a quel punto la Saras diverrà solamente un enorme pugno nell’occhio in un paesaggio idilliaco.

Alessandra Cau

One response

  1. E’ fortemente auspicabile, deve essere così, non ci sono alternative, ed oggi non possiamo farne a meno. Questo non significa approfittare del territorio, arrecare danni ambientali ed economici, abusare delle esigenze dei 1.572 lavoratori, profitti senza scrupoli, manipolazioni e poca trasparenza. Significa lavorare con tutti gli accorgimenti del caso, evitare disastri. Nel frattempo, visto che hanno le risorse per investire, potrebbero farlo comodamente nelle rinnovabili, invece di sperperarli nel business del calcio, tra prescrizioni e gestioni ingannevoli. Forse gli affari più comodi, sono sempre quelli più sporchi.

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