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illustrazione di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

A rischio il voto di numerosi fuorisede, costretti a fare ritorno presso i comuni di residenza per poter esercitare il loro diritto.

Il 25 settembre gli Italiani saranno chiamati alle urne per le elezioni politiche. Si voteranno i candidati che andranno a comporre la Camera dei Deputati e il Senato. L’ultima votazione risale al 4 marzo 2018. Nel frattempo ne sono successe di cose tra alleanze, scissioni e polemiche. Vista la particolare situazione socio-economica, questo voto è molto importante per disegnare il futuro degli Italiani. Anche se da anni sempre in calo, secondo gli esperti quest’anno ci sarà una grande affluenza alle urne. Tanti saranno i neomaggiorenni che avranno la possibilità di poter esprimere per la prima volta il proprio diritti di voto, ma non solo.
Proprio questo diritto attualmente è al centro del dibattito. Con la crescente crisi economica (rialzo prezzi, inflazione, carburanti alle stelle…), questa volta andare a votare per chi è “fuorisede” potrebbe costare davvero tanto. Ciò rappresenta un problema poiché potrebbe far desistere in molti dall’esprimere la propria preferenza in questa tornata elettorale, andando ad ostacolare seriamente il godimento di questa importantissima libertà.

Quanto costa andare a votare per i fuorisede


La possibilità del voto per i fuorisede è da alcuni anni oggetto di dibattito e discussione politica. Attualmente ci sono solo alcune categorie che hanno la possibilità di votare lontano dalla propria residenza: militari e forze di polizia, naviganti, degenti, detenuti, membri di seggi elettorali e candidati alle elezioni politiche.
Le società di trasporti come Trenitalia, Italo e le compagnie aeree verranno incontro ai tanti che dovranno spostarsi (principalmente dal Nord al Sud) con una serie di sconti fino al 70% (treni) e 50% (aerei). Ma le simulazioni di acquisto dei biglietti, specie quelli aerei, vedono il costo difficilmente scendere sotto i 100 euro a viaggio.

Qualche esempio: treno Milano – Lecce 24-25 settembre con prezzi che oscillano tra i 148 e i 189 euro. Volo Milano – Bari circa 200 euro. Roma – Palermo 150 euro.


Non consideriamo gli spostamenti con l’auto, dove non è prevista nessuna esenzione o sconto per il pedaggio, con il costo del carburante sempre più alto. Altro problema è il fatto che il viaggio, il più delle volte, è lungo e stancante. Ore di viaggio, al netto di ritardo o altre problematiche.

Una responsabilità civile quella del voto che va però a contrastare con il costo molto eccessivo che potrebbe essere veramente difficile da sostenere da molti, soprattutto dai giovani.
Il problema non appartiene però ad altri Paesi dell’UE, dove ad esempio si può votare per corrispondenza (Austria, Germania, Irlanda, Regno Unito, Spagna e Svizzera), si può delegare il voto (Belgio, Francia e Paesi Bassi) e votare anticipatamente (Danimarca, Estonia, Norvegia, Portogallo, Svezia) o elettronicamente (Estonia).
Come detto, all’estero si è venuti incontro alle esigenze di questa particolare categoria di persone, secondo le statistiche poco meno di 5 milioni, il 10% dell’elettorato. In Italia invece ancora no. Rifacendoci al nostro testo costituzionale, l’art. 3 recita che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese
”.

Un diritto negato… o quasi

Come si percepisce si tratta quasi di un diritto negato. Non è stata trovata nemmeno per questo evento elettorale una soluzione, anche se il Dipartimento delle Riforme istituzionali ha affermato di avere alcune proposte da sviluppare per i prossimi anni come la digitalizzazione del voto (l’election pass), le votazioni racchiuse in sole due date all’anno (l’election day) e il voto anticipato presidiato su tutto il territorio nazionale. Ovviamente sono tutte idee possibili, ma che non devono essere in contrasto con l’art. 48 della Costituzione secondo cui “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.

Riforme in questa direzione potranno sicuramente aiutare ed incentivare l’affluenza alle urne, dove ormai sempre meno si recano gli Italiani, soprattutto i più giovani.
Quello che appare però evidente di fronte a questa situazione di disagio è che i ragazzi non provano un senso di sfiducia solo nella politica, ma adesso anche nelle Istituzioni.

Carmela Fusco

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