La battaglia di Federico Carboni, finora conosciuto da tutti come “Mario” per questioni di privacy, è stata lunga ed estenuante.
Di fatto, il 16 giugno scorso è stato il primo caso italiano di accesso al suicidio medicalmente assistito, così come previsto dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani.
A raccontare la sua storia è stato lo stesso Federico in un video postumo la sua morte diffuso dall’Associazione Luca Coscioni. Nel filmato, il quarantaquattrenne riporta di essere stato vittima di un tragico incidente stradale che lo ha reso tetraplegico dal collo in giù.
Dopo la sentenza della Corte costituzionale sul caso di Dj Fabo, Federico aveva deciso di chiedere di poter essere aiutato a morire. Nonostante vi fossero tutti i presupposti clinici e legali per procedere, le istituzioni competenti hanno deciso di non decidere per molto tempo. Federico è stato così costretto a condurre sotto lo pseudonimo di “Mario” una battaglia civile per vedere riconosciuto il suo diritto.
Come sottolinea nel comunicato stampa l’Associazione, l’uomo è morto nella sua abitazione dopo essersi auto-somministrato il farmaco letale attraverso un macchinario apposito, costato circa 5 mila euro, interamente a suo carico. “Lo Stato italiano non si è fatto carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito e dell’erogazione del farmaco”.
Un’ulteriore mancanza di rispetto da parte delle istituzioni nei confronti di una persona che voleva solo rivendicare un suo diritto e che, per fortuna, ha motivato una serie di altri atti di generosità da parte di molti donatori che hanno organizzato una raccolta fondi.
EUTANASIA IN ITALIA
Attualmente in Italia l’eutanasia costituisce reato. Rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) e dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice penale.
Tuttavia, esistono oggi altre strade per chiedere e anticipare in modo assistito la propria morte.
Grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, in Italia è possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. A differenza dell’eutanasia, con il suicidio medicalmente assistito è la persona stessa a darsi la morte, ad esempio ingerendo dei farmaci sotto la supervisione di personale specializzato, oppure premendo un bottone che inietta un farmaco in vena.
Occorre accertare, da un punto di vista medico, la presenza dei requisiti e indicare le modalità di autosomministrazione. Oltre a questo, bisogna appurare che la volontà dell’interessato sia stata manifestata in modo chiaro e univoco e che il paziente sia stato adeguatamente informato sia sulle sue condizioni, sia sulle possibili soluzioni alternative, come l’accesso alle cure palliative ed eventualmente alla sedazione profonda continua.
ITER ATTUALE
A febbraio il referendum sull’eutanasia legale è stato dichiarato “inammissibile” dalla stessa Consulta.
Un Paese diviso in due, in cui i cittadini ricorrono a vie alternative in attesa che un giorno la politica riconosca la loro volontà.
Continua, pertanto, in questi giorni il dibattito sul fine vita e sulla necessità di approvare al più presto una legge sull’eutanasia. Attualmente è in corso l’iter nelle commissioni Giustizia e Sanità del Senato. Il testo, però, è fermo da diverso tempo, dopo essere stato approvato dalla Camera lo scorso 10 marzo. Dopo settimane di ostruzionismo, i lavori proseguono a rilento.
L’auspicio è che in Parlamento si riesca a trovare un accordo ampio e condiviso per dare al Paese la legge migliore possibile sul tema.
Nel finale del suo video, Federico Carboni infatti ha lanciato un ultimo messaggio: “Mi auguro che le prossime persone che ripercorrono la mia strada ci mettano molto meno tempo, perché 20 mesi per chi sta male e soffre sono veramente lunghi”.
Chiara Vitone
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