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Illustrazione di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

Il caso Malacqua: il romanzo capolavoro del “Salinger napoletano” riscoperto 40 anni dopo

Attraverso la penna ironica e intelligente di Nicola Pugliese, tornano le immagini dimenticate – alcune mai viste – della notte di pioggia in cui sprofondò via Aniello Falcone nel 1969. Torna Malacqua e la cronaca di quattro giorni di maltempo nella città di Napoli, tra crolli e frane.

“Malacqua” – sottotitolo: “quattro giornate di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un Accadimento straordinario” – nacque da tante suggestioni ed è un piccolo capolavoro pubblicato per Einaudi nel 1977. Scritto in soli 45 giorni è stato riscoperto, poi dimenticato tante volte. Ora sarà pubblicato in 7 Paesi e diventerà un film.

L’insuccesso iniziale del libro fu causato probabilmente dal carattere schivo di Pugliese, estraneo ai salotti letterari e da finalità pubblicitarie. «Malacqua è un libro che ha un senso e una forza e una comunicativa», scriveva Italo Calvino, che in quegli anni, consulente della casa editrice torinese, volle inserirlo in una collana di testi sperimentali. Una volta scoperto il volume diventa introvabile, fino alla morte dell’autore, avvenuta nel 2012.

Il romanzo è stato ripubblicato nel 2013 dall’editore Tullio Pironti (l’uomo che portò in Italia Don DeLillo e Breat Easton Ellis, capace di competere con i colossi dell’editoria). Nel frattempo era circolato solo in fotocopie, così come da volere testamentario dell’autore. Quest’anno Malacqua è tornato in una nuova edizione edita da Bompiani.

Genesi e analisi di “Malacqua

Verso la fine degli anni Sessanta, lo scrittore vive a Napoli e non nasconde la sua insoddisfazione nello svolgere il lavoro del giornalista, attività che intraprende seguendo le orme del padre. In quel periodo, Pugliese si occupa personalmente della cronaca di alcuni crolli e sprofondamenti avvenuti in città e che erano costati la vita a una decina di persone.

Il protagonista Andreoli Carlo è l’alter ego di Pugliese, con cui condivide disincanto e malinconia. L’incertezza ostile della pioggia fa nascere tragedie e fa moltiplicare neri presagi che generano una suspense da libro giallo. Come nel Pasticciaccio di Carlo Emilio Gadda, però, il giallo resterà senza soluzione. La scrittura di Pugliese è fitta e incessante come la pioggia che racconta.

Si tratta di una cronaca verbale che ricorda il fluire del dolore di Gadda ma anche il realismo magico de Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez. Le pagine di Malacqua sono cupe, il romanzo si discosta da altri libri ambientati a Napoli.

«Quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un evento straordinario» – attribuisce al testo anche un valore profetico per quel che riguarda l’allarme sui cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale. 

Il soprannome di “Salinger napoletano” è dovuto al fatto che, proprio come l’autore de Il giovane Holden, non ha mai presentato al pubblico in attesa di una sua seconda opera.

Quel legame tra Pugliese e Pino Daniele

Pochi sanno che Malacqua esce nell’anno di Terra mia, il primo album di Pino Daniele e per alcuni il più bello. Libertà, l’ultimo brano, è un ideale manifesto del sentire che l’autore manifesta nel suo romanzo.

Chiove ‘ncopp’a ‘sti palazze scure

‘Ncopp’ê mure fracete d”a casa mia

Tutt’attuorno ll’aria addora ‘e ‘nfuso

Chi songo io?

Che cammino ‘mmiez’â via

Parlanno ‘e libertà

Pino e Nicola non si erano mai sentiti, ma sentivano una stessa cosa nello stesso momento. Una Napoli d’autunno, tediosa, in bianco e nero, una città malinconica dove piove anche quando non piove.

Malacqua presenta Napoli e la sua anima angosciata e sconfortata, attraverso la pioggia che scorre e batte forte e si insedia nel profondo, nelle ferite e nei macigni che ancora oggi confondono la città. Piove e crolla un terrazzo a Posillipo, la strada a Pianura diventa un lago, si bloccano i collegamenti con le isole, un universitario viene preso in pieno da un albero.

Piove ancora a Napoli, non ha mai smesso di piovere. Ma resta appesa ad un filo, cigola sull’orlo ma non sprofonda nel baratro.

Loredana Zampano

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