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Il minimalismo sta diventando sempre più uno stile di vita che sfugge alle dinamiche di consumo alle quali il sistema capitalistico ci ha abituato.

Mira a consapevolizzare non solo la quantitá di prodotti che acquistiamo ma anche la qualità delle relazioni che ci rendono davvero soddisfatti.

E per farlo é necessario un percorso che inizia quando decidi di selezionare le tue risorse e quando comprendi che essere multitasking é deleterio per noi essere umani. Siamo dotati infatti di una quantità limitata di energia,tempo e soldi che dobbiamo armeggiare bene per non sentirci prosciugati, al contrario della narrativa comune che,se organizzati bene,possiamo fare tutto.

Non metto in dubbio il potere dell’organizzazione,di cui Marie Kondo ne é promotrice,ma spesso dimentichiamo i limiti di cui siamo portatori.

Come é iniziato quindi il mio percorso verso il minimalismo?

Da quando ho scoperto che gli oggetti nella mia stanza richiamavano relazioni di un passato ormai inesistente. Marie Kondo,infatti, ci tiene a sottolineare quanto sia fondamentale possedere oggetti che ci procurano gioia e che,in caso contrario,possono costituire un escamotage per seppellire,tra le pile di vestiti e libri,una realtá che non vogliamo affrontare. E così ho iniziato a dare ai libri una seconda possibilità attraverso la pagina instagram “books__must__go__on”. Una pagina di vendita e scambio libri che mi ha permesso di aprirmi ad altre successive collaborazioni con scrittori emergenti e associazioni interessanti.

Eppure quando iniziamo ad eliminare i nostri oggetti ci ritroviamo dinanzi un grosso ostacolo:l’attaccamento ai ricordi. Marie Kondo, infatti, sconsiglia di selezionare, in un primo processo di decluttering, album e video,in quanto il senso di unicità e di mancanza di replicabilità li rende così preziosi. Non a caso,il mio vecchio telefono stava per esplodere di file,per questo ho deciso di adottare come soluzione un bell’album fotografico,che per quanto vintage mi rende sicura nel preservare pezzi importanti della mia vita.

Il passato non deve essere sempre vissuto come un intralcio di cui disfarci. Al di lá,infatti,della sua utilità,un oggetto é segno tangibile del tempo e puó enfatizzare la gratitudine verso il prossimo.  Ad esempio,un mio gruppo di amici soleva farmi la busta per il mio compleanno e,per quanto felice del gesto,non posso tuttora dire:«Questo é il frutto di un pensiero della persona che me l’ha donato». Puó richiamarci eventi gradevoli e degli insegnamento ricevuti attraverso quella persona,nel quale l’oggetto funge da promemoria.

Fortunatamente,grazie al Metodo Marie Kondo, posso dire che é la valigia a non esplodere e a richiedermi ogni volta mosse di wrestling per chiuderla. Quella valigia, diretta a Napoli, mi accompagna spesso a casa di un gruppo di amici da cui ho imparato l’arte della convivenza e dei propri spazi. Molto spesso quelle premure nel rendere gli altri ordinati nasconde un difetto insidioso:la mania del controllo. E a malincuore,dopo aver buttato oggetti di cui non avevo il permesso,ho compreso quanto possiamo risultare invadenti e irrispettosi. Quindi posso sinceramente affermare che il minimalismo é un percorso di profonda crescita personale,che mi ha aperto il cuore al valore che gli altri attribuiscono a oggetti e persone, senza avere la presunzione di pensare quello che sia più opportuno per loro.

Ma il minimalismo nasconde un altro atteggiamento insidioso: quello di ridurre tutto all’osso vivendo in una sorta di risparmio energetico. Risparmiare in vista di obiettivi importanti e rendere sacra la disciplina per un bene superiore é assolutamente da stimare. Tutto questo peró puó confluire nel versante opposto,in cui ci riduciamo a un risparmio spasmodico che cela più la paura che la voglia di investire in noi stessi e in uno scopo.Ricordo infatti un anno nel quale mi privavo addirittura di un caffé e conservavo i soldi nel mio salvadanaio per poi successivamente spenderli nel mio aspetto esteriore e in abiti,spinta da un’onda emotiva che aveva accumulato troppo senso del sacrificio e frustrazione.

E questo farebbe nascere un altro quesito:siamo schiavi degli oggetti,dal quale appaghiamo bisogni o sappiamo rendere gli oggetti funzionali alla nostra vita? Ebbene, ho compreso che la verità é che abbiamo bisogno di davvero poco e ció che gli oggetti ci donano é uno status o il bisogno di appartenenza. Spesso non ci servono più soldi ma saper gestire quei soldi,in cui é possibile scambiare o preferire oggetti di seconda mano e sostenibili di cui il second hand,attraverso ad esempio “Vinted”,sta prendendo sempre più piede o attraverso boutique che contrastano la fast fashion,come “Maty Cambio” a Nola, che noleggia borse e vende capi unici.Se pensiamo, inoltre,a prodotti eco-sistenibili come gli assorbenti lavabili,il cui utilizzo puó durare anche 5 anni,adottiamo una strategia vincente a favore del nostro portafoglio e dell’ambiente.

Quindi il minimalismo incrementa le mie consapevolezze giorno dopo giorno,valorizzando il tempo e le persone di cui voglio circondarmi. Basterebbe questo per permetterci di costruire una vita a misura per noi e non secondo standard covenzionali che vogliono stabilire una felicità preconfezionata per tutti.

Carmen Allocca

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