Volontari ed esperti,uniti contro la criminalità organizzata,si battono per la prevenzione di giovani a rischio fornendo un bellissimo esempio di cittadinanza attiva. Ci vuole coraggio per rimboccarsi le maniche ma dopo questa storia non abbiamo scuse! Una storia di riscatto e solidarietà.
Ne parliamo con l’attuale presidente di Opportunity, Pasquale Pennino e il co-fondatore Davide D’Errico.
Come nasce Opportunity?
“Opportunity nasce dall’idea di due ragazzi, Davide D’Errico e Pasquale Pennino, amici di scuola e di vita, insofferenti alla narrativa dello stigma meridionale secondo cui si debba migrare per poter avere un futuro. E così nel 2012, appena diciottenni, insieme ad altri due ragazzi, prese vita questo progetto dapprima nominato “Adda passa a nuttata”. Pieni di sogni e di speranze non volevamo ricordare la Campania come la terra dei fuochi e della camorra. Volevamo costruire una nuova narrativa di Napoli e fu così che l’occasione bussó alla porta.
A seguito dell’opportunità di un bando del comune di Napoli di operare in due beni confiscati alla camorra, il progetto trasformó il suo nome in Opportunity, il quale, oltre ad essere un’associazione ed ente di servizio civile universale, é la dimostrazione vivente di come si possa valorizzare il proprio territorio e la popolazione locale, in particolar modo rivolgendo l’attenzione ai minori a rischio attraverso la creatività e un progetto di rigenerazione urbana.”
Come si inserisce la lotta alla criminalità all’interno della Onlus?
“La camorra è il cancro della nostra terra. Mio nonno, Lucio D’Errico, fu ucciso per essersi rifiutato di pagare il pizzo ad un boss della Doganella. Da qui una ferita profonda, una rabbia lancinante ma anche la forza di trovare nella tragedia un senso: non nella vendetta ma nel riscatto, un riscatto che può appartenere a tutti.
La nostra causa divenne ancora piú vivida quando venimmo minacciati da alcuni membri della criminalità organizzata per aver rimosso, insieme ad un gruppo di ragazzi del Rione Sanità, delle locandine abusive per le elezioni politiche, invadendo il loro territorio.Opportunity, quindi, decise di trasferire la sua sede in non uno ma ben due bene confiscati alla camorra nel Rione Sanità, situati un vico, quello di Montesilvano, ricordato come una delle strade dello spaccio di droga e che oggi è un tripudio di colore ed arte grazie al “vicolo della cultura””.
Che attività e servizi offre Opportunity?
“Fra le attività che annoveriamo vi è il corso di teatro gratuito gestito da Emanuele D’Errico e destinato ad una fascia di età tra i 6 e i 15 anni, il corso di favola e pittura invece è organizzato da Fatima Clemente per bambini dai 6 ai 10 anni. Sentiamo l’esigenza di organizzare un equipé sempre più crescente che consenta a tutti l’opportunità di ricevere aiuto concreto, indipendentemente dalla sua condizione socio-economica; in questo rientra il ruolo dei nostri volontari. È possibile, infatti, usufruire di uno sportello psicologico “Cercame e capi” in cui vi accoglierà la psicologa “Ileana Bove” e di uno sportello legale gratuito nel quale potrete destinare tutte le vostre peripezie all’avvocato Chiara Alberto Caiazzo.”
Qual è la storia del Vicolo della cultura?
“Il vicolo della cultura, che nasce in occasione dell’anniversario dei beni confiscati nel 2018, ha il privilegio di essere il primo in Europa e viene riportato anche in alcune delle testate locali e internazionali come “L’Espresso Napoletano” e “Trips on travel”. Sorge da un’idea di due volontarie dell’associazione, Jessica Abbate e Maria Prisco ed è stato reso possibile grazie alla collaborazione di “Toraldo caffé”. Si caratterizza per opere di street art in cui spiccano i volti di attori celebri napoletani, fra cui quelli di Sophia Loren e Antonio De Curtis ma anche di “edicole culturali” nelle quali destinare, di spontanea volontà, letture che non desideriamo più leggere o che vogliamo donare alla comunità. Le “edicole culturali” prendono ispirazione da un fenomeno criminale tipico del 700’napoletano, detto “truffe della fune”. Padre Gegorio Rocco decise quindi di installare, ai lati delle strade in cui erano deposte le edicole votive, delle lampade ad olio, affinché le illuminazioni impedissero ai ladri di agire indisturbati. Ed é proprio quella luce che ora vogliamo accendere in questa strada, avendo fiducia che la cultura detenga le chiavi del cambiamento.”
Quali aneddoti di riscatto e solidarietà potete raccontarci?
“È per noi fonte di soddisfazione osservare l’accoglienza che i residenti del vicolo della cultura riservano a turisti o semplici curiosi, raccontando loro, con entusiasmo e fierezza, le origini del vicolo, guidandoli come dei Ciceroni in un luogo di cui poter essere finalmente orgogliosi. Ricordiamo, inoltre, che prima dell’apertura della nostra sede intenti a ispezionare i locali per la sua ristrutturazione, un bimbo del Rione ci accusò di essere usurpatori e ci mandó via. Eppure è stato lui stesso a presiedere ai primi nostri incontri dei corsi e, piano piano, abbiamo conquistato la sua fiducia. Salvare anche una sola anima da un destino di sfiducia e perdizione non può che scaldarci il cuore.”
Quanto la politica ha contribuito al progetto e come sollecitarla quando è indifferente a tali realtà urbane?
“Politica è una parola greca. Viene da polis (città) e da polloi (molti). Significa arte di governo della città, significa occuparsi dei molti, non dei pochi. In questo senso ogni associazione fa politica, ognuno di noi che si occupa di bambini, anziani, disabili, poveri. Perciò negli ultimi 10 anni abbiamo sempre cercato un rapporto con la politica cittadina, perché il nostro servizio fosse un servizio per la città. Spesso purtroppo siamo stati usati dai politici locali per i post sulle loro pagine social o siamo stati illusi con false promesse, ma questo non ci ha allontanato dalla politica. In realtà, sono i politici che usano le persone ad allontanarsi dalla politica. Noi continuiamo comunque ad occuparci dei molti, della città, a chiedere servizi dove non ci sono e diritti dove sono stati dimenticati. È l’unico modo che abbiamo per vincere le mafie e costruire un orizzonte diverso di speranza. Collaborare, istituzioni e associazioni. Insomma, fare politica nella sua forma più alta!”
Carmen Allocca
No responses yet